“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 30 September 2014 00:00

Verde scienza

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Il fenomeno delle “notti bianche”, nottate in cui i negozi rimangono aperti fino alla mezzanotte inoltrata, sta ormai animando i centri storici della nostra Penisola. Nel caso di Perugia, il 26 settembre la notte si è tinta di verde: sotto questo colore, le vie del cosiddetto “distretto del sale” – l’area tra Corso Cavour e Borgo XX Giugno rivitalizzata da un coordinamento tra artigiani, artisti, associazioni, cittadini e commercianti – sono state animate da diverse iniziative volte alla valorizzazione dei ricercatori umbri e del territorio.

La Green Night è infatti parte di SHARP (Sharing Researchers’ Passion), un progetto finanziato dalla Commissione Europea che si propone l’obiettivo della divulgazione scientifica coniugata all’intrattenimento; è altresì un modo per i giovani studenti di avvicinarsi al mondo della ricerca per farne un possibile percorso professionale.
Questa iniziativa si è svolta, contemporaneamente, ad Ancona, L’Aquila e a Perugia, dove la pubblicizzazione è stata portata avanti via social network fin dai giorni precedenti.
La sera del 26 settembre, a Perugia la situazione era la seguente: dalle ore 19:00 era possibile fare degli aperitivi con cibo biologico, o cenare direttamente nei piccoli ristorantini di Corso Cavour, con menu sempre particolarmente attenti alla provenienza del prodotto.
Poi, lungo Corso Cavour, i piccoli complessi installati nelle piazzette e nelle alcove tra i palazzi, hanno cominciato ad animare l’aria con sonorità rock, folk e blues: capannelli di persone indicavano la presenza dei musicisti ancor prima di avvertirne la musica.
C’erano poi varie iniziative che si svolgevano in contemporanea, e davvero sarebbe servito il dono dell’ubiquità per partecipare a tutte; è però vero che erano talmente varie da soddisfare tutti i gusti: per gli amanti della botanica, c’era un tour per le viuzze cittadine alla scoperta della flora urbana che terminava all’orto botanico medievale di San Pietro, mentre per i più comodi veniva offerta una degustazione di tisane. Per quelli più interessati alla parte scientifica dell’intero evento, era possibile partecipare ad uno scontro tra scienziati che, in tre minuti, dovevano presentare il succo del loro lavoro ai passanti. Infine, i più sportivi attendevano la pedalata green di mezzanotte per le vie del centro storico, cui hanno partecipato anche i ciclisti del circolo Dipendenti della Perugina.
Gli spazi espositivi del Museo del Palazzo della Penna sono rimasti aperti per tutta la notte, senza contare che nel chiostro era ospitata una mostra di design ecosostenibile.
Dopo una partenza stentata, la gente cominciava ad arrivare: resta da vedere quanti effettivamente fossero lì per interesse scientifico o semplicemente perché – finalmente – anche a Perugia si poteva fare qualcosa di particolare. È un po’ il problema delle piccole città, è inutile negarlo.
Dal canto mio, penso che eventi di questo genere comincino finalmente ad avvicinare i cittadini a temi più d’avanguardia e d’importanza capitale, come le risorse ecosostenibili, sviluppando una maggiore attenzione per la nostra terra. Ho inoltre apprezzato la commistione tra divulgazione scientifica e intrattenimento, il cui effetto era sicuramente meno noioso di quello di una lezione dall’impronta accademica.
È stato anche un modo per valorizzare non solo la bellezza di una città medievale di notte, ma anche di far conoscere Perugia tramite le migliori menti che la rappresentano, quelle dei ricercatori (categoria ovunque bistrattata), con l’augurio che non resti un unicum.

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