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Thursday, 20 March 2014 00:05

La provincia

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La provincia è un accendino rotto, un preservativo bucato.
È il sogno americano davanti al bar, il tipo che lavora otto ore al giorno pagate male però, dice, farà il salto e si prenderà uno yacht.
È una partita a carte mentre qualcuno decide cosa comprerai, chi voterai, come starai.

È una bestemmia perché l’altro ha il settebello o perché vince la Juventus.
Tanto i politici sono tutti dei porci, la democrazia è finita.
È il paese che parte e ritorna con l’accento cambiato.
È il paese afferrato mentre era steso di schiena, operato senza anestesia, ingolfato di veleno.
La provincia è la janara nascosta dal buio, la casa abbandonata, il cancello basso con dietro il cane enorme.
È gli scorci a sorpresa, le lucciole superstiti, i grilli, un cielo meno censurato.
È le mani sui coglioni, gli scongiuri, tre funerali a settimana.
È il wi-fi per tutti, la festa del patrono.
È gli assessori bava di lumaca, democristiani di peso e costituzione.
Sei tu quando ti lamenti per il gusto di farlo, sono io quando non sento la sveglia. Che potevamo essere altro e siamo diventati questo. Che abbiamo buttato giù lo sfondo per mettere in scena il progresso. Ma ti chiamano ancora puttana se esci con qualche uomo. I ragazzini corrono, “Chi arriva ultimo è frocio!”. Intanto camminiamo nelle Adidas, con le borse Gucci, connessi al mondo, dal mondo negati. E i vecchi parlano dei tempi loro.
Quest’anno non ha nevicato, non nevica ormai quasi più.

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