“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 26 February 2013 18:45

Longobardo alla NEA: “intonare” colori e visioni dell'aria e della terra

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I segreti mediterranei si svolgono in silenzio, e si riavvolgono nel colore. Le tele di Longobardo sono dolcemente bersagliate da questa materia leggerissima, ariosa, amena e poi, nella medesima opera, pure abbondante, densa, piena, ma comunque ancora (sempre) un po’ sfuggente. Sarà per il taglio dell’ “inquadratura”, sarà per la grazia ferma e scontrosa dei toni e delle tinte, i quali si incontrano su increspature palpabili, che emergono dal supporto e “schiumano”, toccandosi, talvolta, così come si toccherebbero gli argini in cima a due piccole onde sulla superficie del mare. Fatto sta che una consistente cifra di indefinitezza è mantenuta.

E questo è un bene. In pittura non si spiega il segreto mediterraneo, il che sarebbe del resto impossibile. Si metabolizza una sensazione segreta, offrendocela in diversi istanti ed intonazioni, a cui, naturalmente, solo le nostre “corde” possono dar voce. Si va a guardare, ad esempio, su di una tela senza nome, l’incontro di essenza verde incastrata con un campo viola profondo, scrutando dapprima da un lato, poi dall’altro, a nostro piacimento, e si rivedrà sempre lo stesso, eppure mutato (nei suoi particolari) movimento cromatico, comunque bloccato, congelato e solo in altri momenti più espanso. Anche con ciò si avvera la puntualizzazione e la selezione di una parvenza di forma, all’interno di quello spirito dell’indefinito, posseduto da tali dipinti.
Altri “stralci” (diario ‘08) raccontano una storia diversa, ma sempre occorsa nelle atmosfere a cui siamo già stati introdotti. E ci troviamo lì, dove si mischia un accenno di “poesia visiva” fatta dall’impalpabile ombra formale di un linguaggio scritto, al tono lieve e più squisito che inscena il pensare, si cancella, attenua, e ritorna ai margini, come in una pagina inconclusa. Il ri-quadro parte invece, o arriva, ad un’energia leggermente più iconica, le cui particelle si aggregano  nel centro, come nella costituzione di un inconsapevole autoritratto, come, a volte, nei disegni di altri recenti maestri napoletani. La linea non è del tutto dimenticata, ricompare timidamente come eccezione, solo quando serve per la sensibilità più tangibile ed estroversa. Bellissima scelta del titolo nerezze per una di queste opere. Lo si legge, come su qualcun'altra, in calce al dipinto, firma nella firma. E quelle nerezze, che non potrebbero che esser definite tali, si battono come avversari rispettosi, al primo sangue, ma pure affermando le loro diverse esistenze si confondono altre volte nelle misture cromatiche.
Da qualche parte, come in questo specifico caso, prevalgono, e ci si potrebbe vagamente interrogare sulla possibile e simbolica mestizia di questi ragionamenti pittorici, laddove invece si tratta, forse, più d’un incupimento risolvibile in calma meditazione. Probabilmente il fine è che ci s’incanti a vederle, tutte queste atmosfere mediterranee, come a voler dire che questo solo basta, percepire senza arrovellarsi oltremodo, per non sciupare le sensazioni con le congetture. Tant’è che fuori il movimento si concentra nell’istante catturato dal quadro e dentro esso si placa pur senza cessare. Ancora fuori, sulla tela, i colori sono quelli palpabili e veri, ma trapassati da un filtro che dona loro, in parte, un timbro più artificiale. Questo dà maggior forza al ricordo; da qui si diparte il blu oltremarino così intenso, i verdi acqua, i rossi giallognoli, calorosi e vibranti. In ogni caso si pensa e si parla con possenti e gentili campiture, all’interno di un’atmosfera calda, rarefatta, che tocca punti di grande condensazione e spessore cromatico, e sparge momenti formali di maggiore perspicuità, compilando, infine, una sola melodia di tonalità e d’intenti.

 

 

Segreti Mediterranei
Guglielmo Longobardo
Nea Art Gallery
Napoli, dal 15 febbraio al 13 marzo 2013

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