Diciamo subito che l’ordito è un suono strumentale fluido, compatto eppure liquido, d’atmosfera, vicino alle sonorità dei Sigur Rós e alle declinazioni meno math del post-rock (pianismo minimale, tappeti tastieristici, chitarre spacey, ritmo dilatato), su cui s’innesta una trama di strumenti caratterizzanti come la tromba e il vibrafono a condurre le linee melodiche. In quest’ultimo disco si afferma anche la voce (per un cantato che si amalgama agli strumenti senza mai prevalere) per suggerire temi e impressioni già esaurientemente evocati dalla musica. La formazione che domenica 6 gennaio si è esibita al Godot Art Bistrot di Avellino vede Davide Iacono al piano (synth), percussioni e voce, Salvo Scucces al vibrafono, Salvo Puma alla chitarra elettrica, Pietro Giunta alla tromba e alla tastiera, senza le partecipazioni di fiati, violoncello e basso usati per il disco, ma non per questo povera nella resa live. Sicuramente le precedenti date hanno affinato l’amalgama tra i quattro che si fanno artefici di un suono omogeneo e complesso. Una decina i brani proposti, per una performance che prevede tutti i brani di Tutto è Vanità (compreso un simpatico bis) e che include una notevole dose di affabilità e simpatia. Eppure il curriculum della band (e in particolare di Davide) non è proprio quello dei novellini: collaborazioni con Moltheni, Cesare Basile, Julia A. Noack, Stead (alias Stefano Antoci D’Agostino); side-project come Effetto Catherine (con 2 E.P. all’attivo) e colonna sonora per il bel film La strada verso casa di Samuele Rossi. Il canto fa la sua comparsa già al secondo brano, Di Roccia, e si affaccia anche in Cara Vana in cui la tromba risolve il finale in un morbido assolo. Correnti del Nord vs Correnti del Sud si apre con un piano minimale e la tromba in sordina, per poi mutare ritmo e melodia e sfociare in un mulinello di note saltellanti. Ciuri presenta un cantato sospirato in dialetto siciliano su armonie stile Radiohead, in cui all’intermezzo pianistico segue un crescendo finale con tromba ed elettrica. Eri Ieri dal primo lavoro affianca iterazioni pianistiche e di synth, per sfociare in un crescendo dove onde vocali si sovrappongono all’elettrica e alla tromba. In Delfini il ritmo diventa andante per dare al brano una veste di “canzone”, con intermezzi swing e l’uso della tromba che ricorda i Belle & Sebastian più briosi e orchestrali. In definitiva un concerto che dimostra la maturità della band, la sua capacità di adottare linguaggi contemporanei legati alle esperienze europee più visionarie.
VeiveCura
piano, percussioni, voce Davide Iacono
vibrafono Salvo Scucces
chitarra elettrica Salvo Puma
tromba, synth, percussioni Pietro Giunta
Avellino, Godot Art Bistrot, 6 gennaio 2013