“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Gioacchino Toni

Jean Vigo, l’immortale

Scrive Denis Brotto nel suo volume Jean Vigo. Opera completa (Mimesis, 2018) che il grande regista francese “ha saputo incarnare, interpretare ed esprimere come pochi altri una concezione del cinema in cui far convivere l’elemento passionale, l’attenzione politica, la dimensione del sogno con uno sguardo da eterno amateur, trasformando il proprio cinema in una costante invenzione, in una continua fase di inizio”. Ed ancora, “per Vigo è dal dato visibile, dalla sua propensione a interrogare l’immaginario, il fuori campo, l’invisibile, che si instaura una forma di moto circolare tra quanto rientra nella sfera della conoscenza e l’inconscio medesimo”.

Arte e politica fra il ’68 e il ’78 in mostra a Roma

Presso la Galleria Mascherino è in corso la mostra Combat Art: Roma 1968-1978, dedicata ai rapporti tra arte e politica nella scena romana degli anni Settanta.

La storia del buio secondo Nina Edwards

È da poco stato tradotto in italiano il volume Storia del buio (Il Saggiatore, 2019) di Nina Edwards, opera che andrebbe letta insieme all’affascinante Breve storia dell'ombra (Il Saggiatore, 2015) di Victor I. Stoichita, saggio che passa in rassegna la storia dell’ombra e dei significati che, strada facendo, ha assunto nella cultura occidentale dal mito pliniano delle origini della pittura all’Incarnazione del Verbo nelle Annunciazioni, dalla demonizzazione secentesca all’iperbolizzazione espressionista, dall’ombranalisi alla vertigine della proliferazione dei simulacri.

Duchamp politique secondo Pablo Echaurren

Il recente pamphlet di Pablo Echaurren Duchamp politique (2019) – dato alle stampe dall’editore Postmedia in un’edizione a tiratura limitata, con una particolare rilegatura con filo a vista senza copertina patinata d’ordinanza – approfondisce “il Duchamp politico (Du  champ politique) e il Duchamp morale (mai moralista), il Duchamp che ha mescolato costantemente arte e vita, che ha dato alla propria esistenza uno stile ben preciso e in tutte le umane vicende ha assunto un comportamento di una sobrietà e di una linearità esemplari. Spettacolari in senso inverso, fragorosi per quanto sono stati silenziosi e poco vistosi”.

Warhol oltre Warhol

In Andy Warhol si può vedere l’artista che, forse più di ogni altro nella sua epoca, si è talmente identificato nelle icone dell’immaginario collettivo statunitense da riprodurle in arte. Quando ancora la scena artistica nordamericana è caratterizzata dal fenomeno dell’abstract expressionism, una poetica incentrata sulla materia, Warhol inizia ad occuparsi degli oggetti prodotti industrialmente rifacendosi ad immagini derivate dalla civiltà di massa – fumetti, prodotti industriali ecc. – ricorrendo a tecniche esse stesse derivate dal mondo dei mass media e della produzione in serie, tanto che le sue proposte artistiche sono state spesso interpretate come mera celebrazione della banalità consumista.

Il nudo maschile nella fotografia e nella moda

La constatazione di una presenza sempre più diffusa del nudo maschile nel panorama visivo contemporaneo ha spronato Leonardo Iuffrida – esperto di arte e di moda, oltre che di fotografia – a realizzare il libro Il nudo maschile nella fotografia e nella moda (Odoya, 2019).

Complottismo all’italiana nel cinema di Francesco Rosi

Nel 2017 il Dipartimento di Culture e Civiltà dell’Università di Verona ha promosso il convengo Francesco Rosi Tra cinema e teatro; gli atti di quelle giornate di studio sono stati da poco pubblicati con il titolo Francesco Rosi. Il cinema e oltre (Mimesis edizioni, 2019) in un volume tripartito in sezioni dedicate rispettivamente alle riflessioni sul cinema del regista, all’analisi di alcuni film ed alle esperienze teatrali che, seppure minoritarie, non sono mancate.

Dell'inutilità dell'arte (e) della contemporaneità

Uscito per la prima volta nel 2002, è stato recentemente ripubblicato il libro Discorso sull’orrore dell’arte (Elèuthera, 2019) in cui l’artista Enrico Baj ed il filosofo-urbanista Paul Virilio discutono delle modalità con cui l’arte e gli spazi che la espongono vengono percepiti a ridosso del cambio di millennio.

Il lavoro al cinema tra alienazione e solitudine

Nel cinema, dai suoi inizi ad oggi, il mondo del lavoro, in tutte le sue sfaccettature, ha fatto più volte capolino. A volte, nei film, la fabbrica, l’ufficio, l’attività domestica si presentano come semplici fondali utili ad ambientare storie, in altri casi il mondo del lavoro e le sue ricadute sugli individui hanno assunto un ruolo importante nelle vicende narrate, tanto che in alcune circostanze il lavoro è persino il vero soggetto dell’opera. D’altra parte, in maniera neutra, edulcorata o infernale, è inevitabile che il lavoro appaia al cinema in quanto occupa una fetta sempre più ampia della vita degli individui, estendendosi sempre più oltre il luogo ed il tempo a cui le buste paga fanno riferimento.

Arte e femminismo in Italia

“Riconosciamo in noi stesse la capacità di fare di questo attimo una modificazione totale della vita. Chi non è nella dialettica servo-padrone diventa cosciente e introduce nel mondo il Soggetto Imprevisto”. Così scrive Carla Lonzi attorno alla metà degli anni Settanta ed il “Soggetto Imprevisto” di cui parla la storica militante femminista fa capolino a Milano al FM Centro per l’Arte Contemporanea, presso lo storico complesso industriale dei Frigoriferi Milanesi, nella mostra curata da Marco Scotini e Raffaella Perna intitolata Il Soggetto Imprevisto. 1978 Arte e Femminismo in Italia.

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il Pickwick

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