“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Gioacchino Toni

Sguardi postcoloniali sul cinema africano e italiano

A riprova di come gli studi filmici e visuali inizino a prendere in considerazione le produzioni africane e afrodiasporiche e, soprattutto, di come sia possibile farlo mettendo in discussione la tradizionale prospettiva occidentale, occorre segnalare il saggio Lo schermo e lo spettro. Sguardi postcoloniali su Africa e afrodiscendenti (Mimesis, 2017) di Leonardo De Franceschi, docente di Teorie e pratiche postcoloniali del cinema e dei media all’Università Roma Tre.

La storia dell'arte giapponese comparata di Tanaka

Grazie a Mimesis edizioni è stata recentemente pubblicata la traduzione in italiano di un importante saggio di Hidemichi Tanaka, uscito in Giappone nel 1995 e tradotto in lingua inglese nel 2008: Storia dell'arte giapponese. Genealogia dei capolavori in una prospettiva comparata.
La peculiarità di questa storia dell'arte giapponese ha sicuramente a che fare col fatto che Hidemichi Tanaka figuri tra i massimi esperti giapponesi di Storia dell’arte occidentale. A differenza di diversi suoi conterranei  che tendenzialmente affrontano l'arte nipponica con l'esplicita intenzione di palesare ad ogni passo le prerogative che la rendono irrimediabilmente altro rispetto all'arte occidentale, Tanaka esplora le principali tappe che hanno caratterizzato lo sviluppo dell’arte giapponese ricorrendo alle categorie storico-artistiche  occidentali elaborate negli ultimi secoli, con particolare riguardo alla classificazione dei principi pittorici che influenzarono lo sviluppo dell'analisi formale nella storia dell'arte occidentale elaborata da Heinrich Wölfflin a cavallo tra Otto e Novecento.

La Grande crisi nella letteratura e nel cinema

Le ricadute sulla popolazione dei grandi botti finanziari che hanno caratterizzato la storia del capitalismo fino ai nostri giorni, così come sono state raccontate nella letteratura e nel cinema, sono al centro dell'interessante saggio di Alessandro Casiccia, Narrare la Grande crisi. Tempeste finanziarie, paura e rovine sociali nella letteratura e nel cinema (Mimeis, 2015).

L'istinto di morte di Jacques Mesrine, bandito

“Mi hanno armato la mano al suono della Marsigliese e questa mano ha preso poi piacere alle armi. Mi hanno insegnato la violenza e la violenza mi è piaciuta”.
 (Jacques Mesrine)

 

Parigi, 2 novembre 1979, nel bel mezzo del caotico traffico cittadino, Jacques Mesrine, di professione bandito, muore crivellato dai colpi esplosi da una brigata speciale a cui l’Eliseo ha dato carta bianca pur di togliersi di mezzo una volta per tutte quel dannato ennemi public n° 1.
Consapevole di prendere parte a una partita in cui gioca le sue carte pur sapendo che l'ultima mano l'avrebbe persa, a partire dagli anni Sessanta rapine, sequestri, assalti a carceri speciali, evasioni, prese per il culo alle istituzioni e ai media, sono il pane quotidiano del giovane Jacques, nato a Clichy nel 1936 da una famiglia della piccola borghesia.

Il cinema come esperienza audiotattile

Alle teorie filmiche che hanno storicamente privilegiato un approccio di tipo oculocentrico, Antonio Iannotta, docente presso la University of San Diego e alla San Diego State University, considerando, invece, il cinema come esperienza audiotattile, risponde con il suo ultimo saggio: Il cinema audiotattile. Suono e immagine nell’esperienza filmica (Mimesis, 2017). “I suoni sono macchie: anche se non li percepiamo immediatamente, ci toccano, ci sporcano, attecchiscono su di noi e lasciano una traccia che continua ad agire nel nostro inconscio di spettatori audiovisivi [...]. È a partire dalla relazione tra la macchina cinematografica e lo spettatore, sempre più centrata sui sensi, che il cinema sviluppa una formidabile qualità audiotattile”.

Fenomenologia del divismo dal cinema ai social media

Il culto della personalità è vecchio come il mondo ma questo non coincide con il divismo: i divi fanno parte delle società capitalistiche e democratiche e, non potendo imporre il culto, sono costretti a stabilire una sintonia con la cultura sociale del tempo di cui fanno parte. Vanni Codeluppi nel suo libro Il divismo. Cinema, televisione, web (Carocci, 2017) ricostruisce l'evoluzione storica del divismo a partire dall'era del cinema, per poi passare a quella della televisione fino a giungere all'età del web contraddistinta dall'arrivo di molti outsiders capaci di conquistare visibilità attraverso la rete.

Bernini multimediale e montaggio ejzenštejniano

Scultore, architetto, pittore, scenografo e drammaturgo, Gian Lorenzo Bernini ha orientato la ricerca espressiva verso l'unificazione delle diverse arti in nome di un unico grande programma retorico. L’opera berniniana palesa l'ambizione a espandere gli aspetti naturali in portati immaginari ed è soprattutto nell’intervento architettonico che, avvalendosi di una prospettiva sviluppata in chiave illusionistica, intersecandosi con le altre arti, riesce a collegare lo spazio fisico a quello fantastico, prolungando la fruizione nella compartecipazione, il vero nel verosimile, il reale nel vagheggiato, giocando sull’espansione e la dilatazione formale, su di una dialettica di pieni e di vuoti condotta sotto il segno dell’apertura atmosferica e luminosa.

Joyce Carol Oates: l'altra faccia del sogno americano

Nel corso del 2017 l'editore Il Saggiatore ha meritoriamente tradotto e pubblicato in italiano la tetralogia − Wonderland Quartet − della scrittrice americana Joyce Carol Oates, composta da Il giardino delle delizie (A Garden of Earthly Delights, 1967), I ricchi (Expensive People, 1968), Loro (Them, 1969) e Il paese delle meraviglie (Wonderland, 1971). Da tali romanzi traspare una dura critica all’America, alla sua cultura, ai suoi valori e ai suoi sogni, espressa attraverso storie in cui le speranze e le ambizioni di alcuni individui si infrangono miseramente scontrandosi con la falsità, l'individualismo, il cinismo e la violenza di una società davvero impietosa. È una parabola sociale e morale degli Stati Uniti quella raccontata da più di duemila pagine di questa Epopea americana, scritte a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, in cui l'autrice cambia più volte registro narrativo così come ambientazione e contesto sociale.

Si fa presto a dire fantasy...

Quando si parla di fantasy ci si riferisce ad un genere decisamente più eterogeneo e complesso di quanto si tende a pensare se non lo si frequenta con una certa assiduità e contemplando le sue molteplici, per non dire sterminate, sfaccettature. Ma quando si fa riferimento al fantasy, senza giraci troppo attorno, di cosa si sta parlando? “La fantascienza presuppone che sia presente una base scientifica o pseudo tale, o che ci sia un’estrapolazione da dati reali proiettata nel futuro. L’horror esige l’intervento del soprannaturale o comunque di un elemento estremamente perturbante quale ad esempio la personalità disturbata di un serial killer. Nella favola tutto è ammesso senza alcun bisogno di giustificazione [...].

La parola e l'immagine: "Letteratura e fotografia"

Non è difficile pensare agli influssi reciproci tra pittura e fotografia a partire dall'apparizione di quest'ultima. Parallelamente allo svilupparsi della pratica fotografica, la pittura inizia ad abbandonare gli intenti di mimesi che l'avevano contraddistinta, almeno in Occidente, sin dagli albori dell'era moderna, apertasi con la stagione rinascimentale, mentre la fotografia degli esordi fatica, per qualche tempo, a liberarsi dalla logica pittorica sia in termini compositivi che per il ritocco posticcio col pennello finalizzato al fine di nobilitare l'immagine di derivazione eccessivamente meccanica.

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il Pickwick

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