“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monica Palmeri

Rassegnati: è arte /02. Alì Assaf – Narciso

"È stupito e attratto da se stesso e
resta immobile senza battere ciglio come una statua di marmo Pario.
Steso a terra contempla il suo gemello, i suoi occhi, due stelle,
la chioma che sarebbe degna di Bacco e perfino di Apollo,
le guance imberbi, il collo d'avorio,
la nobiltà del volto col suo colore bianco e rosa:
insomma ammira tutti quei particolari
che rendono lui stesso degno di ammirazione".1

Le compilations degli asini testardi che non imparano mai

Qualche giorno fa ho ripescato dal fondo di un cassetto un’audiocassetta. È incredibile come quello che ci sembra un eterno presente di colpo si palesi a noi sotto forma di manufatto archeologico, regalandoci la lampante consapevolezza che di passato remoto ormai si tratta.
La moda delle compilations in realtà non si è del tutto estinta: basti vedere come funziona Spotify, che raggruppa i brani per genere o autore, ad esempio, senza la menomazione della brevità del nastro, in un continuum potenzialmente infinito; o le playlist che possiamo comporre su youtube.

Rassegnati: è arte

Immaginate di camminare per Roma, immaginate di essere nei pressi dei Fori Imperiali o nelle vicinanze della Fontana di Trevi, del Colosseo o di San Pietro. Bellezza allo stato puro, i vostri occhi non sanno come digerire quest’orgia improvvisa di estatica meraviglia.
Concentratevi su questa sensazione. Non la sentite scorrere dentro di voi? Sembra quasi un fiume. Potete percepirla tra i globuli rossi: un’esplosione di voglia di vivere mista ad orgoglio per l’appartenenza alla specie umana che nonostante le atrocità commesse ci ha saputo regalare anche un assaggio di eternità.

Non c’è niente da capire

Hai la barba di una tonalità più chiara, forse sei anche un po’ ingrassato.
Mi racconti del tuo ultimo viaggio in Norvegia, dei fiordi, della bicicletta, di quanto sia bello vedere il tramonto costeggiando in bicicletta i fiordi. Ho sempre avuto paura di cadere, io, dalla bicicletta.
Non gesticoli molto ma ti piace accompagnare le parole con qualche piccolo scatto, intrecci le dita della mani per poi allontanarle e posizionare il palmo destro sopra il dorso della sinistra.

Fine sia purché ci resti speranza

Di canzoni sulla fine di un amore ne esistono a centinaia. Arrabbiate, velenose, disperate, da zerbino; urlate, cantate sottovoce, seppellite da gorgheggi e controcanti, minimaliste.
Quando l’amore finisce, è poco ma sicuro, si soffre, e chi possiede una naturale attitudine alla poesia sembra quasi non potersi sottrarre all’inevitabile confezionamento di una canzone. O di un album. O di una serie di album. Insomma, ognuno metabolizza con i propri tempi.
Quando a cantare la fine di un amore è Renato Zero, però, tutto si colora di nuove e broccate tinte.

Caterina ha le scarpe nuove

Caterina ha le scarpe nuove.
Quando le ha provate al negozio, avvolta da un fascio di luce fulgido come la grazia divina in un’opera di Caravaggio e abbagliante nemmeno fosse Heidi Klum alla settimana della moda di Milano, la commessa l’ha guardata, si è fermata, ha posato le scatole che aveva appena prelevato dal magazzino e ha detto: – Ogni tanto bisogna fare una pazzia –. È rimasta a guardarla per qualche secondo, fissando la sua espressione interrogativa dallo specchio di fronte.

E dammi ‘sto veleno

Questo articolo non avrebbe motivo di esistere se mia nonna non fosse nata nel 1935, mia madre nel 1961 e io nel 1989.
In quanto donna nata 24 anni fa, l’unica prospettiva capace di farmi piangere dalla gioia riguarda la firma di un contratto a tempo indeterminato con sangue arterioso in pieno flusso − utopia pura, mi sono vergognata a pensarlo, figuratevi a scriverlo − immaginate pertanto la mia sorpresa nel realizzare l’esistenza di Alba nuziale, volume edito nel 1941 dall’Istituto di Propaganda Libraria di Milano e scritto da Angela Sorgato1 col preciso intento di segnare la retta via alle giovani donne in procinto di sposarsi: “Questo libro è il dono di nozze che ti presento nella sua semplicità e nella sua freschezza, dono che parte dal cuore, nel desiderio grande di accompagnarti, amica invisibile, passo passo, nella tua strada, incontro alla gioia, incontro al dovere...” (p. 10).

Dai diamanti non nasce niente

Dal 25 settembre al 17 novembre, presso gli spazi del MACRO (Museo d’Arte Contemporanea Roma), è visitabile la prima esposizione in un’istituzione pubblica italiana di Imran Qureshi, artista pakistano proclamato "Artist of The Year" dalla Deutsche Bank e attualmente in mostra alla 55° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia e al Metropolitan Museum of Art di New York.1
La mostra consta di circa trentacinque opere tra miniature, tavole e installazioni site-specific tra cui And They Still Seek the Traces of Blood, già proposta lo scorso aprile a Berlino alla KunstHalle della Deutsche Bank.
Quest’opera è realizzata esclusivamente con fogli di carta sui quali l'artista ha fatto stampare i dettagli fotografici di macchie di colore puro rosso lasciato cadere su superfici diverse. I fogli sono stati accartocciati uno per uno fino a formare una gigantesca montagna, alta circa 3,40 mt2nel punto più alto, che occupa quasi tutta la superficie della sala dedicatale, lasciando libero per il passaggio dei visitatori solo uno stretto corridoio.

Tu chiamala, se vuoi, condivisione (finché non si tratta di calcio)

Con il calcio ho sempre avuto un rapporto controverso.
Se da una parte nutro per esso la stessa profonda indifferenza che riserbo ai programmi televisivi di cucina, dall’altra sono stata cresciuta da un milanista, pronto a rapire il telecomando quasi ogni sera imponendo a tutta la famiglia appuntamenti a suo dire imperdibili come champions league, campionato, coppa uefa, coppe del nonno e interviste varie ad allenatori, calciatori, presidenti, direttori sportivi, giornalisti, attori, ecc. ecc. Mia madre ed io scappavamo dal soggiorno lasciandolo in compagnia dei suoi ventidue amichetti in pantaloncini e non venitemi a dire che lo sport unisce! Che sia chiaro: il calcio è alla base dei problemi di comunicazione nella mia famiglia e, sarebbe superfluo perfino sottolinearlo, della mia attitudine alla solitudine e della mia passione per la lettura − attività certamente piacevole e paideutica ma innegabilmente introversa.
A volte ho la sensazione che se mio padre se ne fosse fregato del calcio io sarei diventata una persona migliore.

In verità vi dico: lasciate che "Miracoli" venga a voi

“Ieri andando a fare due passi

in un percorso di fede

mi chiedevo: posso

smaltire i peccati con il jogging?1

Se lo chiedono Elio e Le Storie Tese in Dannati Forever (http://www.youtube.com/watch?v=_mOs3DZw2Og), traducendo in musica l’eterno mistero della fede: come si fa, oggi, a non sentirsi soli e abbandonati su queste lande desolate, come si fa a percepire ancora il calore della promessa divina e del suo immenso amore quando tutto, intorno a noi, è avvolto in una nebbia di peccato, perdizione ed empietà?

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il Pickwick

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