“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Antonio Cataldo

Dove osano le cicogne

C’è una bentornata voglia di leggerezza nell’ultimo film di Silvio Soldini dopo il tono serio e riflessivo di Giorni e Nuvole e il grigiore di Cosa Voglio di Più, in cui la medietà del soggetto veniva coerentemente messa in scena con un’inusitata piattezza e pesantezza. Lontani sembravano i giorni del “miracolo” della ritrovata centralità del “nuovo” cinema italiano (che Soldini conosce bene essendone rappresentante dal lontano esordio dell’85 di Giulia in Ottobre) di inizio millennio, quando Pane e Tulipani  faceva ben sperare in una definitiva affermazione, almeno di pubblico, del nostro cinema “d’autore”. Con quest’ultimo lavoro, scritto insieme a  Doriana Leondeff e Marco Pettenello, Soldini sembra tornare alla freschezza e all’inventiva di quegli anni.

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il Pickwick

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