“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 25 September 2013 02:02

V.M. – Memoria volatile

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Nonostante la sigla del titolo V.M. possa far pensare ad un racconto piccante dovrò deludervi: l’unico divieto non è indirizzato ai minori di 18 quanto piuttosto ai deboli di ricordi e ai malati terminali di malinconia.
Pochi giorni fa mi è successa una cosa a metà tra il catastrofico e l’ironico (ironico posso dirlo solo ora che il peggio è passato, sia chiaro) e come spesso accade, al di là del fatto in sé, piccole storie di follia domestica si possono trasformare in veri e propri spunti per riflettere o aprire qualche cassetto nascosto della nostra mente.

Se si provasse a chiedere a chiunque che tipo di superpotere vorrebbe, è comprovato che almeno uno direbbe: avere la macchina del tempo per poter tornare indietro e magari prendere un tè con Churchill, fare una chiacchiera con Charlie Chaplin, andare a cena con Marylin Monroe piuttosto che tornare a quel pomeriggio del 1992 per impedire che quel vaso si rompesse… quanto piaceva a mia madre quel vaso!
Ebbene, il tempo. Il tempo è senza ombra di dubbio una delle cose che l’uomo vorrebbe controllare ma che inevitabilmente finisce per subire. Ma si fa presto a dire tempo. Quello che gli uomini cercano di fermare o rivivere non è legato ad un semplice ticchettio, è quello che il tempo rappresenta a far tormentare l’uomo: la memoria, i ricordi, il desiderio di poter rivivere, cambiare, cancellare determinati eventi che ci sono successi nel corso degli anni.
Fin qui, nulla di nuovo, direte voi.
Quello che io mi chiedo è come sia accaduto? Come siamo passati così rapidamente dalla memoria tradizionalmente intesa ad una Random Access Memory? Le memorie volatili a cui siamo abituati oggi si confanno perfettamente al nostro modo di vivere, anch’esso volatile e caotico: riempiamo le nostre “menti virtuali” di dati, informazioni, foto, tutte intangibili e quando la nostra macchina è piena eccone pronta un’altra, esterna, pronta all’uso e per immagazzinare i nostri ricordi.
Non voglio essere anacronistica e il progresso tecnologico è una manna dal cielo per molti aspetti ma è un sistema fallibile e subdolo.
Pochi giorni fa mi è successa una cosa a metà tra il catastrofico e l’ironico: ho perso quasi tutto quello che avevo sul mio personal computer. Le uniche cose a salvarsi sono state vecchie foto e da lì è partito tutto, tutto il mio viaggio nel tempo. La catarsi nel 2013 passa anche attraverso queste disfunzioni informatiche probabilmente, ma fatto sta che, dopo una serie di tuffi nel passato, ora mi sento stranamente meglio: che il mio pc abbia voluto nel suo strano modo aiutarmi liberandomi di tutti quei dati che non facevano altro che alimentare la mia malinconia? Forse è così, il karma ha voluto darmi un segnale, lo stesso che sto cercando, vanamente, di comunicare ai mal capitati che stanno leggendo.
Numero uno: salvare sempre il materiale prettamente lavorativo su una penna. Sarà banale ma era d’obbligo.
Numero due: puoi perdere tutti i dati o foto del mondo ma nessuno può cancellare il ricordo nella tua mente.
Numero tre: bene, hai presente quel ricordo? Lascialo vivere nel passato.
Ho visto un film, suggerito profeticamente da chi mi conosce bene, un film che parla di un numero, di una stanza, di molto molto di più in realtà. Quel film inizia così:

“Nel 2046 corre una rete che collega ogni punto della terra. E c'è un treno misterioso che parte regolarmente verso il 2046. Tutti quelli che vanno al 2046, hanno un solo pensiero in mente: ritrovare i ricordi perduti. Perché si dice che niente cambia mai nel 2046. Ma nessuno sa se quel punto esiste veramente, perché nessuno è mai tornato".

Il mio ultimo consiglio è quello di permettermi di essere la vostra persona che vi conosce bene e di consigliarvi di vedere 2046 qualora abbiate un attacco di nostalgia acuta. La stanza dei ricordi del protagonista di questo film è in ognuno di noi, basta solo avere il coraggio di chiuderla senza gettare via la chiave ma con la promessa di non aprirla ad un minimo fruscìo di vento.

 

 

Retrovisioni
2046
regia
Wong Kar-wai
con Tony Leung Chiu Wai, Gong Li, Takuya Kimura, Faye Wong, Zhang Ziyi, Chen Chang, Carina Lau, Maggie Cheung
paese Francia, Hong Kong
lingua originale cantonese, giapponese
colore a colori
anno 2004
durata 123 min.

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