“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 21 May 2013 14:19

La purezza artificiale delle fotografie di Julian Faulhaber

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Una strada deserta, un casinò prima dell'inaugurazione, un garage mai utilizzato, il particolare della facciata esterna di una palazzina priva di condomini: sono questi i soggetti della serie di fotografie dal titolo LDPE esposte da Julian Faulhaber alla galleria Extraspazio di Roma fino al 28 giugno.
Tutti i luoghi immortalati sono stati scelti dall'artista non solo per l'assenza della figura umana ma soprattutto perché nessuno di essi è ancora stato adibito all'uso.

Sono luoghi in attesa, che smetteranno di essere sinteticamente vergini e artificialmente puri nello stesso istante in cui il primo utente se ne servirà.
Queste foto sembrano dar corpo alla definizione di “luogo” data da Aristotele nel IV libro della Fisica come “primo limite immobile del contenente”.1 Dopo aver passato in rassegna cosa non può essere un luogo (né forma, né materia, né “un certo intermedio tra le estremità”2), Aristotele afferma, infatti, nel IV paragrafo, che “il luogo è insieme alla cosa: giacché i limiti sono assieme alla cosa limitata”.3 Il filosofo utilizza un esempio: se è vero che un oggetto di uso quotidiano quale è un vaso è “luogo che può trasferirsi" perché, appunto, facilmente trasportabile, il luogo vero e proprio andrà piuttosto definito come “vaso intrasportabile”: “per questo, quando 'qualcosa' si muova in un 'corpo' in movimento e muti la cosa che vi è dentro, per esempio una nave in un fiume, ci si serve del contenente come di un vaso più che come di un luogo. Invece il luogo vuole essere immobile. "Perciò, luogo è piuttosto il fiume: perché nella sua totalità è immobile”.4
Il luogo aristotelico non fa parte delle cose corporee né di quelle incorporee, non è la somma degli oggetti che lo occupano né il modo con il quale la materia prende forma. I soggetti di Faulhaber, continuando la metafora, sono come fiumi senza navi, sono luoghi vuoti assolutamente, ossia del tutto sciolti da ogni rapporto con la realtà della vita quotidiana, dall'uomo, dalle funzioni per adempiere le quali sono stati progettati e costruiti, limitati perché oggettuali, vasi intrasportabili ricolmi di una perfetta solitudine.
Come afferma Marc Augè “è nell'anonimato del nonluogo che si prova in solitudine la comunanza di destini umani”;5 i luoghi descritti da Faulhaber sono proprio quelli in cui non si vivrà ma si passerà distrattamente in vista di una meta ulteriore (parcheggi, garage) o giusto per trascorrere una serata lontani da se stessi (casinò). Sono luoghi intrinsecamente alienanti, privi di personalità. Potrebbero essere in qualsiasi città e a qualsiasi latitudine, non ci stupiremmo di trovarli ad Hong Kong piuttosto che a Berlino. Il fatto che “l'utente del nonluogo è sempre tenuto a provare la sua innocenza”6 appare evidente in quanto le fotografie esposte “mostrano al contempo i vizi e le virtù della cultura del consumo”, del di-più-è-meglio, lontani anni luce dal “Less is more" professato dall'architetto Ludwig Mies van der Rohe in quello che sembra ormai essere un passato remoto. Sono monumenti alla solitudine: un alone di purezza aleggia nelle atmosfere rarefatte dei paesaggi urbani ricoperti di LDPE, Low-density polyethylene, un polimero termoplastico ricavato dal petrolio che sembra, oltre a voler plastificare le fotografie accentuando il senso di irrealtà presente in questi luoghi anonimi, quasi schermarle dall'ambiente in cui sono inserite, per proteggerle.
Da chi? Dall'uomo, ovviamente.

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1) Marcello Zanatti (a cura di), Fisica di Aristotele, 1999, UTET, Torino, p. 220.

2) Ibidem.

3) Ivi, p. 221.

4) Ivi, p. 220.

5) Marc Augè, Nonluoghi: introduzione a una antropologia della surmodernità, 1993, Elèuthera, Milano, p. 110.

6) Ivi, p. 94.

 

 

 

 

Automaten (Machines), 2007
c-print on aluminium behind matt plexiglass
145 x 110 cm
edition of 7

 

 

Vertäfelung (Wall Paneling), 2010
c-print on aluminium behind matt plexiglass
cm 118 x 148
edition of 7

 

 

Poller (Pole), 2012
c-print on aluminium behind matt plexiglass
cm 110 x 140 cm
edition of 7

 

 

Testeinheit (Test Unit), 2012
c-print on aluminium behind matt plexiglass
cm120 x 155 cm
edition of 7

 

 

 


LDPE
di Julian Faulhaber
Extraspazio
Roma, dal 6 maggio al 28 giugno 2013

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