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Saturday, 13 June 2020 00:00

“Tutti a casa”: Alberto Sordi, cento anni portati benissimo

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Ha rappresentato gli italiani nei loro momenti migliori e peggiori: stiamo parlando di lui, sì, di Alberto Sordi. Durante i suoi quarant’anni e più di carriera, l’attore romano ha messo insieme un’ineguagliabile galleria di ritratti dell’italiano medio, ma anche nobile e proletario, senza saltare nessuno dei gradini della scala sociale. L’Albertone nazionale è stato, di volta in volta, impiegato, vigile, industriale, medico, soldato, imboscato, playboy, marchese, scapolo, marito e seduttore.

Pochi sanno che sovente l’attore ha collaborato al soggetto e alla sceneggiatura dei film interpretati; è stato inoltre regista di diciannove pellicole. Insieme a Gassman, Tognazzi, Manfredi e Monica Vitti, unica esponente femminile del genere, ha ricevuto l’appellativo di “colonnello” della commedia all’italiana. Un riconoscimento da considerare in senso paradigmatico: in altre parole, attraverso i suoi ruoli, Sordi ha portato sullo schermo l’italiano medio o contemporaneo.
Sono così tanti i personaggi da lui incarnati che sembra quasi impossibile tracciare un ritratto dell’uomo. Sparute le informazioni sulla sua vita privata: riservato, celibe, schivo, cattolico convinto e praticante, incline però allo svago e alla mondanità. Probabilmente la sua vita intima è stata davvero “scarna”: del resto a un attore che ha girato quasi duecento film quanto tempo “non lavorativo” può essere rimasto?
Tanti i registi con cui Sordi ha lavorato. Un nome per tutti: Luigi Comencini. Ebbene, per commemorare l’Albertone nazionale in occasione dei cento anni dalla nascita, dedicheremo uno spazio proprio a una memorabile pellicola che reca la firma del suddetto regista: Tutti a casa (1960). Un film storico che ripercorre un brevissimo periodo della storia italiana, compreso tra l’8 e il 28 settembre 1943.
L’armistizio di Cassibile è una data cruciale per la storia d’Italia, che rappresenta un vero e proprio snodo storico in cui tragedia e farsa si fondono magnificamente; quale attore meglio di Alberto Sordi poteva incarnare un italiano travolto da questo evento? Quale interprete meglio di lui poteva entrare nei panni di un uomo capace di mutarsi da vigliacco ad eroe nel volgere di un batter d’occhio? Un personaggio molto molto simile Sordi lo aveva già incarnato ne La grande guerra di Mario Monicelli; ma lì il passaggio da pusillanime a prode avviene soltanto alla fine, quando gli austriaci lo fucilano subito dopo aver giustiziato Vittorio Gassman. Viceversa in Tutti a casa la sintesi tra stoicismo e cialtroneria accompagna il personaggio dall’inizio alla fine del film.
Nel film di Comencini Sordi è il tenente Innocenti che, mentre marcia con la sua compagnia totalmente ignaro del rivolgimento degli eventi, incrocia un plotone di tedeschi che gli spara contro. Spaventato e basito, ritorna frettolosamente in caserma e contatta telefonicamente i suoi superiori per annunciare loro l’incredibile novità e cioè che “i tedeschi si sono alleati agli americani”. Inutile dire che questa conclusione è frutto della sua fantasia. Dopo averlo ridicolizzato, il colonnello, incapace di impartirgli ordini coerenti, lo dissuade dal tornare alla base. A questo punto tutti iniziano a scappare: d’un tratto viene meno ogni gerarchia e salta ogni speranza di organizzazione. D’un colpo spariscono i graduati, lo spettatore vede soltanto uomini intenti a fuggire.
Dopo una miriade di disavventure, Innocenzi, affiancato dall’ormai inseparabile soldato napoletano Assunto Ceccarelli, interpretato da Serge Reggiani (doppiato da Aldo Giuffré), riesce a tornare a Roma. Il soggiorno dei due nella Capitale durerà veramente poco perché il padre del tenente, interpretato dal maestoso Eduardo De Filippo, cercherà di convincere il figlio a sostenere i fascisti e a sposare la causa della Repubblica di Salò. I due scapperanno quindi da Roma e raggiungeranno il capoluogo partenopeo, che troveranno in pieno fermento. L’ultima scena, infatti, catapulta lo spettatore nel bel mezzo delle famose quattro giornate di Napoli. I nostri protagonisti si uniranno al popolo e offriranno il loro contributo al successo della rivolta: il film si chiude con la morte di Reggiani e con un grande Alberto Sordi che tenta di vendicare l’amico sparando col mitra contro i tedeschi.
Attraverso Comencini riusciamo a risalire al progetto originario del film: “Tutti a casa nasce da un’intenzione del produttore Dino De Laurentiis alla quale mi sono subdolamente sottratto: fare il seguito de La grande guerra. Il film di Monicelli proponeva una visione nuova della guerra, considerandola impietosamente luogo dove si incontrano personaggi simili a quelli de I soliti ignoti. Proposi ad Age e Scarpelli di scrivere con me un film sull’8 settembre. Nella giornata dell’8 settembre erano venute alla luce tutte le turpitudini della guerra infame voluta dal duce. Era il progetto più ambizioso che avessi avuto fra le mani”.
Puntuali e meritati i riconoscimenti: nel 1961, al Festival di Mosca, il film ottiene il premio speciale della giuria; nello stesso anno viene conferito il  David di Donatello a Dino De Laurentiis come miglior produttore e ad Alberto Sordi come migliore attore protagonista.





Ciak si (ri)gira − Quarant’anni di cinema italiano (1945-1985)
Tutti a casa
regia Luigi Comencini
soggetto Age & Scarpelli
sceneggiatu­ra Age & Scarpelli, Luigi Comencini
con Alberto Sordi, Serge Reggiani, Eduardo De Filippo, Mino Doro, Claudio Gora, Carla Gravina, Martin Balsam, Didi Perego, Ugo D’Alessio, Lelio Volponi, Nino Castelnuovo, Mario Feliciani, Alex Nicol, Guido Celano, Jole Mauro, Mac Roney, Vincenzo Musolino, Mario Frera, Silla Bettini, Luisina Conti, Armando Zanon
fotografia Carlo Carlini
montaggio Nino Baragli
musiche Francesco Lavagnino
produzione Dino De Laurentiis Cinematografica, Orsay Film
paese
Italia, Francia
lingua originale italiano
colore bianco e nero
anno 1960
durata 117 min.

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