“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 08 February 2020 00:00

“La terrazza”: il canto del cigno della commedia all’italiana

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Il trionfo della disillusione: non esiste forse più calzante definizione per La terrazza di Ettore Scola, che in questa pellicola effettua una disamina spietata di un mondo di cui fa parte lui in primis. Il tutto avviene in uno spazio delimitato apparentemente condiviso che in realtà è privato. Un convivio tra pochi intimi, ovvero un lusso che può concedersi solo la classe dominante, inconsapevole dei propri privilegi e del proprio ruolo sociale.

I protagonisti sono un manipolo di intellettuali e borghesi chiusi dentro se stessi, a protezione di un potere conquistato nei decenni passati e mai più condiviso. Individui dalle menti brillanti e argute sembrano diventati puri intrattenitori da salotto capaci solo di ripetere frasi sdolcinate e retoriche, tutt’al più da diverse angolazioni visive e sonore, quasi a voler dire che non esistono verità assolute, come non esistono colpe o meriti in una sola direzione.
Il terrazzo altro non è che una vista dall’esterno su un’Italia in una fase stagnante, decadente, un Paese che arranca ed è profondamente cambiato da quello che i protagonisti da giovani sognavano.
Un’Italia in cui il Partito Comunista comincia la sua lenta agonia che lo porterà, circa dieci anni dopo, alla svolta della Bolognina, ad opera di Achille Occhetto.
Per realizzare il suo ultimo capolavoro cinematografico (non ultimo film, si intende, ma ultimo lungometraggio all’altezza dei precedenti) Scola si avvale di due mostri sacri della “Commedia all’italiana”, come Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, di Marcello Mastroianni, l’attore più amato dai grandi registi, e di altri tre pezzi da novanta, ossia Stefania Sandrelli, l’italo-francese Serge Reggiani e Jean-Louis Trintignant. A questi affianca poi Stefano Satta Flores (il meraviglioso professor Nicola Palumbo da Nocera Inferiore, che in C’eravamo tanto amati abbandonava moglie, figlioletto e impiego per raggiungere Roma e inseguire il suo sogno), stavolta nei panni di un critico cinematografico, demotivato e terribilmente in conflitto con il cinema del suo tempo, nonché l’affascinante Carla Gravina, che interpreta il ruolo di una donna emancipata e anticonformista, moglie di Mastroianni nel film.
Meravigliosi gli omaggi a tre magnifichi ineguagliabili artisti, come Molière, Totò e Charlie Chaplin, quasi a testimoniare l’immortalità di questi tre geni.
La scena finale, terribilmente significativa, vede gli uomini che, intorno a un pianoforte, cantano a squarciagola sulle note di L’anno che verrà di Lucio Dalla, quasi autoassolvendosi dei loro vizi e delle loro discutibili scelte di vita, e le donne che li osservano curiose e divertite, mentre la telecamera si allontana lentamente sfumando l’immagine.
Per raccontare la sua storia, il regista si serve, ancora una volta, dei deliziosi dialoghi dei fedelissimi Age e Scarpelli, che non sbagliano mai un colpo.
Questo lungometraggio, insieme a C’eravamo tanto amati (1974) e Una giornata particolare (1977) rappresenta la vetta più alta delle opere dirette dal regista e sceneggiatore, nato a Trevico (AV).
La terrazza sarà l’ultimo colpo di coda della commedia all’italiana, come sottolinea il giornalista, critico e scrittore Masolino D’Amico nel suo volume La commedia all’italiana, il cinema comico in Italia dal 1945 al 1975: “La terrazza di Scola costituirà con la sua atmosfera più che nostalgica, sepolcrale, un addio alla commedia; ovvero, quasi un film sull’impossibilità, dati i tempi, di fare un’altra commedia all’italiana”.





Ciak si (ri)gira − Quarant’anni di cinema italiano (1945-85)
La terrazza
regia
Ettore Scola
soggetto e sceneggiatura Age e Scarpelli, Ettore Scola
con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Stefania Sandrelli, Ugo Tognazzi, Jean Louis Trintignan, Serge Reggiani, Galeazzo Benti, Carla Gravina, Stefano Satta Flores, Ombretta Colli, Milena Vukotic, Fabio Garriba, Ugo Gregoretti, Olimpia Carlisi, Elena Fabrizi, Venantino Venantini, Galeazzo Benti, Age, Marie Trintignant, Remo Remotti, Margherita Horowitz, Lucio Lombardo Radice, Francesco Maselli, Mino Monicelli, Lucio Villari, Helena Ronee, Maurizio Micheli, Irina Sanpiter
fotografia Pasqualino De Santis
produzione Pio Angeletti, Adriano De Micheli
musiche Armando Travajoli
paese Italia
lingua originale italiano
colore a colori
anno 1980
durata 150 min.

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