“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 18 January 2020 00:00

“La grande guerra”: agli albori della commedia all’italiana

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Il numero di lungometraggi girati in Italia, aventi come argomento la guerra,  è molto cospicuo; e di soggetti belli ce ne sono! Ma il migliore in assoluto è forse – il lettore converrà - La grande guerra.

Uscito nel 1959, diretto da Mario Monicelli, il film vince subito il Leone d’oro al Festival di Venezia, viene nominato all’Oscar come migliore pellicola straniera, si aggiudica tre David di Donatello, di cui due ai protagonisti maschili, Vittorio Gassman e Alberto Sordi, il terzo al produttore Dino De Laurentiis (ex aequo con Il generale della Rovere) e ottiene ben sei Nastri d’argento. Ambientato durante la prima guerra mondiale, al confine tra il Friuli e l’Austria, dove si contrappongono l’esercito italiano e quello austriaco, vede come protagonisti due soldati, che si incontrano presso un distretto militare durante la chiamata alle armi. Uno promette con l’inganno all’altro di farlo riformare in cambio di denaro. I due si rivedono di  nuovo dopo qualche giorno sul treno che li conduce al fronte e a seguito di un feroce litigio finiscono per diventare amici. Alberto Sordi è il romano Oreste Iacovacci, un pelandrone imboscato, costretto suo malgrado a morire da eroe insieme al suo contraltare, il milanese Giuseppe Busacca, ex galeotto, interpretato da Vittorio Gassman. I due assi del cinema danno vita a un duello che si conclude alla pari, spaziando entrambi da un estremo all'altro del registro tragicomico e affrontando un argomento doloroso e complesso come la tragedia della prima guerra mondiale.
Benché già attore affermato da quasi un decennio, con questa pellicola Alberto Sordi inizia un’escalation inarrestabile che toccherà il suo punto massimo negli anni Sessanta con gioielli della commedia all’italiana come Tutti a casa di Luigi Comenicini e Una vita difficile di Dino Risi. La grande guerra rappresenta una tappa importante anche per Vittorio Gassman che, dopo aver inanellato per due volte di fila un grande successo di pubblico e di critica sotto la direzione di Monicelli, incomincia a collaborare con Dino Risi (Il mattatore sarà il loro primo film) che lo dirigerà per ben sedici volte e che lo porterà all’apice della popolarità con Il sorpasso nel 1962.
Significativo il ruolo affidato a Silvana Mangano, nei panni di Costantina, una prostituta veneta. Molto intensa l’interpretazione di Romolo Valli, il tenente Gallina, l’unico che lascia trasparire umanità e comprensione verso i suoi soldati, obbligati a lunghe marce forzate e freddissime notti all’addiaccio.
Monicelli, insieme agli sceneggiatori Age, Scarpelli e Luciano Vincenzoni, mette in luce l’insensatezza della guerra, denunciandola apertamente con una lezione critica estendibile a tutti i conflitti, non solo alla prima guerra mondiale. Il regista punta l’obiettivo sull’ottusità dei comandanti e degli alti ufficiali nonché sugli stenti e le privazioni dei poveri soldati semplici mandati in prima linea a morire per conquistare qualche metro di terreno. Tra i militari di truppa spiccano forti intonazioni dialettali, che altro non sono che il riflesso di un’Italia fatta così: un po’ lombarda, un po’ emiliana, un po’ romana, un po’ napoletana, un po’ sicula, un po’ veneta.
Il capolavoro di Monicelli è dunque un vibrante manifesto antimilitarista che denuncia la natura del crudele e inutile massacro del primo conflitto mondiale e la mistificazione di una retorica bellicista che l’ha sempre celebrata come evento glorioso, fondativo della coscienza e dell’unità nazionale. La prima guerra mondiale è anche la guerra delle lunghe attese, del caso, del tormentante e rassicurante pensiero di casa. È la guerra della lunga ed insicura quiete prima di una rapida e letale tempesta. Una situazione di guerra con un nemico di cui si percepisce la presenza restando a volte giorni e giorni se non mesi in attesa di un ordine per attaccare o difendersi.
La grande guerra, insieme a I soliti ignoti, uscito l’anno prima e diretto anch’esso da Monicelli, segna la svolta epocale della commedia all’italiana verso l’acquisizione di una nuova identità. Il ruolo dell’attore acquista una nuova capacità di mimesi, che gli consente di partire dalla comicità per arrivare fino a note di alta drammaticità. Questo filone continuerà nei decenni successivi a svilupparsi senza temere concorrenza e a ottenere esaltanti risultati commerciali e discreti apprezzamenti dalla critica.





Ciak si (ri)gira − Quarant’anni di cinema italiano (1945-85)
La grande guerra
regia
Mario Monicelli
soggetto e sceneggiatura Mario Monicelli, Age & Scarpelli, Luciano Vincenzoni
con Alberto sordi, Vittorio Gassman, Silvana Mangano, Romolo Valli, Folco Lulli, Ferruccio Amendola, Tiberio Murgia, Bernard Blier, Vittorio Sanipoli, Nicola Arigliano, Geronimo Meynier, Mario Valdemarin, Elsa Vazzoler, Livio Lorenzon, Gianni Baghino, Carlo D'Angelo, Tiberio Mitri, Achille Compagnoni, Luigi Fainelli, Marcello Giorda, Gérard Herter, Guido Celano, Leandro Punturi, Mario Feliciani, Mario Mazza, Mario Colli, Mario Frera, Gian Luigi Polidoro, Edda Ferronao
fotografia Leonida Barboni, Roberto Gerardi, Giuseppe Rotunno, Giuseppe Serrandi
musiche Nino Rota
produzione Dino De Laurentiis
paese Italia
lingua originale italiano
colore bianco e nero
anno 1959
durata 135 min.

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