In scena solo una corda per stendere i panni e tre sedie. Messe in fila, una accanto all’altra con un po’ di spazio tra loro hanno l’aspetto di una ringhiera. Siamo su un terrazzo assolato e Maddalena arriva per stendervi i panni. Non sono panni, però, sono cappelli e con Maddalena c’è un ragazzo che non conosce il proprio nome. I due attori, Maddalena Stornaiuolo e Luigi Credendino, lavorano con le sedie e con i cappelli per creare luoghi diversi e diversi personaggi. Il loro è un gioco.
Rifanno la guerra così come Maddalena l’ha vissuta, dieci anni prima, siamo nel 1953, soltanto in modo più lieve, con quella leggerezza data dal gioco ad ogni cosa. Basta muovere le sedie e il terrazzo diventa un ristorante. Il ragazzo indossa un elmetto ed ecco il soldato nazista. Poi le sedie creano un ricovero affollato dove proteggersi dalle bombe, un armadio in cui nascondere un fratello che non vuole essere spedito in Germania a lavorare con i tedeschi e diventano barricate e caserme fogne e tavoli.
Con Lenuccia, di volta in volta c’è un amico, un fratello, un militare italiano o uno tedesco. Perché Lenuccia ha avuto a che fare con tutti. Senza timore si è proposta di procurare delle armi per il popolo presso le caserme napoletane e ha accettato di andare a trattare la resa con i tedeschi. Infine, in prima linea su quel terrazzo assolato, ha costretto al ritiro il nemico.
Le scene, per quanto drammatiche, sono divertenti. A creare il riso è quel modo tutto napoletano di affrontare la vita e i suoi guai e Lenuccia è proprio una figlia del suo popolo. Il pubblico ride dall’inizio fino alla scena del combattimento, quella in cui Gennarino Capuozzo, cugino dodicenne di Lenuccia muore colpito da una granata tedesca.
La storia c’è tutta quindi e di Lenuccia non manca la passione. Maddalena Stornaiuolo la mette tutta. La passione è nella sua voce, che energica ci grida di scendere, di combattere perché Napoli non venga distrutta. La sua voce potrebbe essere realmente quella di Lenuccia, così energica e forte ma rotta da un piccolissimo soffio che fa pensare alla paura che la giovane partigiana deve pur aver provato mettendo a rischio la sua stessa vita.
Senza dubbio è una storia d’amore. L’amore di Lenuccia per Napoli, per la libertà, per la vita, per la famiglia, che ha spinto una ragazzina a combattere come un uomo. L’amore per il teatro che ha fatto sì che più di cento persone producessero lo spettacolo acquistando un biglietto ancora prima che lo spettacolo fosse montato. L’amore per l’ambiente che ha permesso la realizzazione di due aiuole, una in Piazza Bellini e una presso il Teatro Area Nord, che compensassero le emissioni di CO2 prodotte dallo spettacolo. L’amore istantaneo, fulmineo, per questa messinscena che ha fatto alzare ogni spettatore dalla propria poltrona per un applauso che ha riempito ogni angolo della sala.
Lenuccia- Una partigiana del sud
prduzione e regia di Aniello Mallardo
con Maddalena Stornaiuolo, Luigi Credendino
costumi Anna Verde
effetti sonori Salvatore Fiore
foto Marina Mastropasqua
una produzione dal basso di Vodisca Teatro
in collaborazione con Teatro In Fabula
Napoli, Teatro Sancarluccio, 18 aprile 2013
in scena dal 18 al 21 aprile 2013