“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 26 January 2019 00:00

“Creditori”: rimodulare l'arte a propria immagine

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"Si vive accanto a una donna per anni senza farsi alcuna domanda
su di lei e sul rapporto che si ha con lei, finché un giorno cominci
e non riesci più a smettere”
.



La scena si apre su una stanza (teatrale) delimitata da mura di ferro, una gabbia fatta di pochi elementi: un divano che diventa un letto, bianco, simile a quello che ci si immagina di trovare nello studio di uno psichiatra; una sedia; due grucce esposte alla parete: posto più adatto a una spada da collezione; giornali infilzati in proscenio, con le loro recensioni, e qualcosa di coperto che sta su un tavolino.
Nulla fa presagire che ci si trovi in una stanza di un albergo.

Gli attori si presentano al pubblico venendo da altri tre spazi che si aprono su quello principale: sembrano corridoi, una passerella o spazi stretti di una prigione.
Quando lo spettacolo inizia, lei (Maria Pilar Pérez Aspa) la ritroviamo di spalle nel corridoio centrale, mentre August e Gustav (Arturo Muselli e Orlando Cinque) danno vita al primo duetto.
La storia scenica, con elementi di riscrittura interna, riprende fedelmente quella del testo di Strindberg: August è sposato con Tekla, la ama visceralmente, quasi come fosse un'estensione di se stesso. Ma Tekla è una donna libera, indipendente, che ama gli uomini e non ne fa segreto. Il loro rapporto non è privo di sofferenze e infatti August sente che la moglie nutre per lui una sorta di disprezzo perché non accetta le sue idee ma se vengono dagli altri, invece, tutto è giusto: lui l'ha aiutata a diventare una scrittrice, lui le ha permesso di essere qualcuno e ora lei s'è presa tutto e lo ha relegato come in un cantuccio. Gustav, in questa prima parte dello spettacolo, pare ascoltare proprio come farebbe un amico o un medico: scava più a fondo nel tentativo di fargli comprendere come lei si stia approfittando di questo amore, di questa sua debolezza per essere libera.
Giunge qui il tema che dà il titolo all'opera: lei s'è presa tutto senza dare nulla in cambio se non illusioni. Gustav ha fatto tutto ciò che è in suo potere per farla brillare, adombrando se stesso e la propria arte in favore della sua e ora è vuoto, non ha più nulla.
Qui il dramma riceve la sua una svolta: Gustav propone ad Adolf di parlare alla moglie mentre lui si nasconde nell'altra stanza, invisibile ma in realtà presente (e a noi vedibile), così da poter ascoltare. Viene messo in scena dunque il secondo duetto/duello, che vede moglie e marito affrontarsi in un crescendo, senza mai comprendersi. Riemergerà più forte il tema dei crediti e dei debiti, di lui che vuole riprendersi tutto ciò che per amore ha dato ma che ora ha lasciato sfinito, in preda a convulsioni, senza più fede.
Toccherà infine  ad Adolf fare da ascoltatore silente e invisibile all'incontro tra Gustav e Tekla, così completando la perfetta costruzione strindberghiana, ed è qui si ha finalmente chiara la situazione: Gustav è l'ex marito di Tekla, quell'uomo che ha lasciato e di cui ha scritto nel primo libro, il suo  migliore. Ha saputo manipolare perfettamente Adolf (come potrebbe fare uno psicologo con un paziente, un sano con un malato; come potrebbe fare un regista con un attore), instillando in lui il dubbio, la paura di perdere sì la moglie ma soprattutto il potere che dovrebbe avere un uomo nel rapporto. È riuscito a conquistare la fiducia di un essere confuso, spinto adesso dalla voglia di vendetta. Colpito nell'orgoglio di esser stato definito un idiota ed un tiranno, ha deciso dunque di riscattare il credito che Tekla aveva nei suoi confronti: lui che, a sua volta, l'aveva accolta, amata e resa una donna.
L'adattamento di Orlando Cinque rende assoluta giustizia al capolavoro di Strindberg, sia per le tematiche che per la bravura e credibilità degli attori. Qualche indecisione di Arturo Muselli nulla toglie alla sua disperazione; Orlando Cinque è un ottimo burattinaio così come Maria Pilar Pérez Aspa riesce nella parte di "femme fatale". Lo spettacolo mette in luce i rapporto complessi che si creano tra le persone, la volontà di libertà e il bisogno di dominio, la crudeltà che si cela nella relazione uomo/donna, la dipendenza, la vendetta ed il dolore. Porta in scena la manipolazione che gli uomini compiono  degli uomini: quanto sia facile far leva sulle paure; porta in scena la lotta tra sessi, mai sorpassata, mai venuta meno.
Ma ciò che più soddisfa è la scelta del regista di farne teatro esposto, evidenziato.
Sin dall'inizio alcuni accorgimenti fanno intendere che sono gli attori sono attori, consapevoli di star recitando. I camerini nel retro, l'entrata in scena con andatura rallentata (nessun verismo), la presenza visibile degli attori in attesa del proprio turno sono chiari segnali. Ancora di più si comprende l'intenzione grazie ai giochi di luce e di musica che vanno a insistere su momenti particolari, sottolineando le battute; e lo "merda" che si sente, come fossimo prima di una recita; il rumore della sedia che sbatte anche se sul palco anche se è tutto è fermo; la scelta di mostrare ora Adolf ora Gustav che assistono alle discussioni senza una vera porta a dividerli così come alcune espressioni.
Recita di una recita. Finzione nella finzione.
Orlando Cinque rimodula dunque il testo, modella un nuovo modo di fare teatro così come August modella un pezzo di carne dandogli le fattezze di un corpo di donna.
Rosso acceso. Rosso sangue.

 


leggi anche:
Alessandro Toppi, Lo stesso soggetto, un'espressione diversa (Il Pickwick, 10 febbraio 2013)



Creditori
di August Strindberg
adattamento Orlando Cinque, Fiorenzo Madonna
regia Orlando Cinque
con Orlando Cinque, Arturo Muselli, Maria Pilar Pérez Aspa
scene Luigi Ferrigno
costumi Chiara Aversano
luci Marco Ghidelli
musiche e sound design Luisa Boffa, Luca de Gregorio
collaborazione artistica Anna Chiara Senatore
coproduzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini, Hangar-O’
lingua italiano
durata
Napoli, Piccolo Bellini, 11 gennaio 2019
in scena dall'11 al 27 gennaio 2019

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