“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 31 January 2017 00:00

Tu l'hai visto "Il caso Spotlight"?

Written by 

Cronaca di una sera al cineforum e istruzioni per chi ha la memoria corta.
“Questa sera al cineforum danno Il caso Spotlight”. “Ah! Dicono che sia molto bello, andiamo a vederlo. No, aspetta, forse l’ho già visto. Forse, quella sera, a casa, sul pc... ma era proprio quel film? Meglio andare al cinema”.
Inizia così una tranquilla serata al cineforum. Dopo mille elucubrazioni si giunge alla conclusione che un bel film, forse, vale la pena di vederlo anche due volte.

Ma, appena di fronte al cinema, i dubbi si moltiplicano. “Magari vedo l’altro, che dura anche di meno, però prima leggo la trama del Caso Spotlight, non si sa mai, magari mi viene voglia”.
E dopo aver scorso le prime righe di presentazione del film di Tom McCarthy, vincitore di due Oscar nel 2016 (miglior sceneggiatura originale e miglior film), uscito sugli schermi cinematografici italiani nel febbraio dello scorso anno, ecco che un altro dubbio si impossessa di una piccola, povera e semplice mente confusa: “E se quella sera, sul pc, avessi visto un altro film?”. La posta in gioco è troppo alta perché pellicole come questa devono far parte del bagaglio culturale di uno spettatore, anche se medio. Quindi, ecco la decisione: “Vado a vederlo. E se lo avessi già visto? Pazienza”.
Spotlight è il nome di un team di giornalisti investigativi del Boston Globe che, nel 2001, viene incaricato dal nuovo direttore di indagare su una notizia di cronaca che riguarda abusi sessuali perpetrati da un prete del posto su decine di bambini. Una storia di violenze e omissioni che è andata avanti per trent’anni. Il gruppo di giornalisti coordinato dal caporedattore Walter Robby Robinson, interpretato da Michael Keaton, si mette al lavoro e, intervista dopo intervista, scoperchia un vaso di Pandora portando alla luce una realtà che va ben oltre le peggiori previsioni. Sono stati più di settanta i sacerdoti implicati in abusi sessuali ai danni di minori nel corso degli anni Settanta e Ottanta, casi che non sono finiti neppure in tribunale perché insabbiati sistematicamente dalla Chiesa Cattolica, d’accordo con autorità locali e organi giudiziari. Nonostante i consigli e le raccomandazioni, conditi da velate minacce, da parte di colleghi più anziani ed esponenti della Chiesa e della politica, Robby e il suo team di giornalisti non si fermano, vanno a fondo con le loro indagini e portano alla luce tutta la verità.
La trama finisce qui, ma lo svolgimento è ben altra cosa. Come succede quando un sasso cade nell’acqua e genera cerchi concentrici, l’inchiesta di Spotlight provoca una reazione a catena che porta a scoprire un intrico di vicende concatenate che coinvolgono un'intera comunità. Il film, però, mantiene per tutta la durata (128 minuti!) un ritmo serratissimo che non consente allo spettatore un attimo di distrazione, pena perdersi per strada qualche nome e la sua implicazione con il caso, e si caratterizza per la sua essenzialità che non lascia spazio a divagazioni di alcun tipo. Racconta tante cose, ma non perde mai la sobrietà.
Michael Keaton, dopo il trionfale Birdman (vincitore di quattro Oscar nel 2015) si presenta in questa nuova pellicola più in forma che mai, perfetto nei panni di mentore per giornalisti che lavorano con lui. E nonostante le rughe ormai segnino profondamente il suo viso di sessantacinquenne, lui conserva il piglio e la freschezza degli esordi dei lontani anni Ottanta. Bravi (e belli) anche Mark Ruffalo e Rachel McAdams che nel film interpretano due cronisti d’assalto, coscienziosi e dediti alla professione che per seguire il caso sono costretti a mettere da parte la vita privata (Ruffalo, che interpreta il reporter Michael Rezendes, in una battuta condensa la sua crisi matrimoniale causata dal troppo lavoro). Non è il protagonista, ma sicuramente spicca per personalità Stanley Tucci nel ruolo dell’avvocato finto-cinico. Lui difende i bambini vittime di violenze sessuali e, dopo alcune resistenze, decide di collaborare con la squadra di giornalisti dimostrandosi il vero ago della bilancia.
Il caso Spotlight è uno di quei film da “mettere in valigia”, di quelli che bisogna aver visto anche se non si è cinefili sfegatati, perché è un film fatto bene che non esagera mai.
“Allora, ti è piaciuto il film?”. “Si, tantissimo!... ehm, in realtà mi sono accorta che lo avevo già visto, quella sera, sul divano, sul pc... era proprio questo film. Sai che ti dico? Valeva la pena vederlo ancora!”.



N.B.: su Il caso Spotlight si veda anche:
Eleonora Cesaretti, Le due storie di Spotlight, (Il Pickwick, 26 luglio 2016)

 

 

Il caso Spotlight
regia Tom McCarthy
sceneggiatura Tom McCarthy, Josh Singer
con Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, Liev Schreiber, John Slattery, Stanley Tucci, Billy Crudup, Gene Amoroso, Maureen Keiller, Paul Guilfoyle, Len Cariou
fotografia Masanobu Takayanagi
musiche Howard Shore
produzione Anonymous Content, Participant Media, Rocklin/Faust
paese Stati Uniti
lingua originale inglese
colore a colori
anno 2015
durata 128 min.

Leave a comment

il Pickwick

Sostieni


Facebook