“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 23 January 2017 00:00

Per un pugno

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Quando finisce l’età dell’innocenza? Cosa accade alle migliori amicizie che si interrompono improvvisamente? Quanto non detto c’è tra l’offeso e chi offende? Tra chi parte e chi rimane? Il nucleo della pièce Visite che Niko Mucci mette in scena al Teatro Elicantropo è nel non detto che i due protagonisti tengono dentro per trentacinque anni, per poi esplodere con tutta la violenza dei sentimenti nascosti, mai rivelati nemmeno a se stessi, che rendono alcune esistenze sterili, apparentemente di successo, ma composte essenzialmente di solitudine.

È questa la storia di Cico, uomo di affari peruviano che si trova a Londra per lavoro. Siamo in una camera d’albergo con due separé che delineano il contorno del fondale, un attaccapanni vuoto dietro una poltrona a sinistra, una sedia vuota a destra ed un tavolino bar a cui i due personaggi sulla scena ricorrono spesso. Cico attende l’arrivo di Raquel, sorella del suo miglior amico Paulo di cui ha perso i contatti trentacinque anni prima. Raquel entra in scena sicura del suo fascino, avvolta nel suo cappotto cammello, il filo di perle e i capelli alla Evita Peron. Cico, nonostante abbia frequentato intensamente la casa di Paulo, tuttavia non ricorda questa sorella che ora gli dice di aver letto il suo nome sul Financial Times e di aver deciso di andare a trovarlo. Sin da subito è rievocato l’episodio che ha allontanato i due amici che erano come fratelli, tanta era la simbiosi affettiva che li accumunava. Paulo un giorno aveva provato a baciare Cico che, sferrandogli un pugno in faccia per tutta risposta, aveva manifestato il suo disgusto, la sua delusione per l’effusione femminea dell’amico. Paulo, con la bocca piena di sangue, era partito e non aveva dato mai più notizie di sé, nonostante Cico poi si fosse pentito di quel gesto brutale e lo avesse cercato per chiedergli scusa.
Dopo trentacinque anni ora davanti a lui, lontanissimi da quell’adolescenza e da Lima, la sorella Raquel lo rimprovera, gli fa intendere di sapere molto di più di quello che può sembrare. “Bisogna rispettare i segreti di famiglia”, e il segreto più doloroso sembra essere quello di Raquel che si mostra e si nasconde in un gioco che innervosisce Cico e lo presenta come realmente è: un maschio pieno di pregiudizi, ancora rancoroso per l’abbandono dell’amico, per quel pugno che ha messo fine all’età dell’oro della sua vita.
Quando il segreto di Raquel viene svelato, Cico lentamente si trasforma e sembra ritornare ad una dimensione più comprensiva, più tollerante, confessa alla donna i suoi insuccessi affettivi nello scavo istintivo di ciò che era successo dopo quel pugno famoso. Si trova a fare i conti con una solitudine affettiva che nasconde un altro segreto, questa volta di Cico stesso e quando l’”umanizzazione” è completa, i due si lasciano andare al gioco tenerissimo, ma crudele, del “Se fosse accaduto”. L’incompletezza sentimentale di Cico ritorna come un macigno alla fine quando Raquel esce di scena come un burattino smascherando la sua natura di proiezione della mente di Cico. O forse frutto delle fantasie narrative di Paulo? Su questo ennesimo colpo si scena scende il buio e subito dopo, il regista in un breve dibattito accoglie le varie interpretazioni da parte del pubblico, motivando anche la scelta di un testo di Vargas Llosa che lui ha modificato nel finale per aggiungere un’altra possibilità interpretativa.
Lavoro eseguito con coerenza ed abilità poetica. In fondo la magia del teatro è mettere in scena il mondo del possibile e dell’irreale e al regista è data facoltà di interpretare un testo per ridargli nuova linfa affinché il pubblico possa leggervi la molteplicità delle possibili verità. Degno di nota è il personaggio di Raquel, analizzato nelle pieghe psicologiche con cura e attenzione al dettaglio che ne restituisce una figura capace di riscattare la propria fragilità dandole una dimensione concreta.

 

 

 

Visite
da Mario Vargas Llosa
regia Niko Mucci
con Marcella Vitiello, Roberto Cardone
musiche originali Luca Toller
costumi Alessandra Gaudioso
produzione Casa del Contemporaneo
lingua italiano
durata 55’
Napoli, Teatro Elicantropo, 19 gennaio 2017
in scena dal 19 al 22 gennaio 2017

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