“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 24 October 2016 00:00

Qui Mariam absolvisti

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"Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice"
  (Luca 7:36-50)


Sei una ragazza che, stesa in un letto con il proprio bambino tra le braccia, chiede a sua madre di guardare la creatura che hai appena partorito.
Sei al matrimonio di tua cugina, quando tuo cugino ti conduce in una stanza e abusa di te.
Sei una ragazza di bell’aspetto e vai punita in modo precauzionale, per evitare che tu possa dare il peso alla tua famiglia di una nuova bocca da sfamare.

Sei vergine, ma poco importa: verrai rapata ugualmente e costretta per otto anni a lavorare come una schiava, senza orario e senza paga.
Sei una ragazza irlandese degli anni ’60 e impari a tue spese che cose del genere prevedono castighi esemplari.
Improvvisamente, entri a far parte di un gregge di pecorelle votate ad un Dio che le costringe a sopportare in silenzio il dolore di un corpo che ha emorragie post-parto piuttosto che “far infuriare le suore, perché a loro non piace che si sgoccioli in giro”.
Bandita ogni amicizia, ogni scambio di parola tra queste ragazze immorali che devono ritrovare la retta via lavando il bucato a mani nude ogni giorno, sbattendo tappeti polverosi, mangiando quel tanto che basta a sopravvivere ma senza saziarsi mai.
Non esistono contatti con l’esterno, se non con i garzoni dei negozi che vengono a ritirare i loro indumenti lavati: loro, dal canto loro, si sentono in diritto di umiliarti e mancarti di rispetto, perché giustificati dalla certezza che calarti le mutande davanti ai giovanotti ti piaccia.
Sai che alcune delle tue compagne di sventura, innocenti quanto te, sono costrette a praticare del sesso orale, al suono di un “facciamo presto”,  a parroci che le ammansiscono parlando di quanto ciò glorifichi il Signore.
Stai in piedi in bagno con le tue compagne, con i piedi nell’acqua e senza indumenti, affinché le suore possano decretare chi tra voi ha il seno più prosperoso, quello più modesto, il sedere più invidiabile, la schiena più mascolina, il pube più peloso.
Una notte, senti rumori provenire da una stanza attigua ed hai pochissimi secondi per svegliare l’intera camerata e tentare, insieme, di salvare la tua compagna che ha tentato di impiccarsi con un lenzuolo.
A volte una tua compagna tenta di fuggire e, quando ci riesce, viene riportata indietro sanguinante e tenuta per i capelli dal padre, che le urla, tra un troia ed una parolaccia, che ormai può considerarsi orfana, perché con la sua immoralità ha ucciso entrambi i genitori.
La vedi accucciarsi nel letto, ma continuare a chiamare il padre ed implorarlo di portarla via. La senti continuare a chiamarlo anche dopo che lui è tornato indietro e l’ha picchiata con la cintura, sfilata nella corsa verso il letto.
Lei continua a pregarlo di portarla via: questa è la cifra della vita di una figlia della Maddalena.
Nel 1999, a tre anni dalla scoperta di quanto accadeva tra le mura di quegli istituti e dalla chiusura dell’ultimo istituto tra le cui mura vi erano ancora rinchiuse quaranta donne, entratevi ragazze ed uscitene ad un età compresa tra i quaranta e i settanta anni, Mary Norris, Josephine McCarthy e Mary-Jo McDonagh raccontarono al mondo gli anni della loro detenzione.
Ad esse si dovette un’ondata di indignazione ma anche di fame di conoscenza: donne che vollero raccontare la loro storia, orfani che chiesero di poter avere accesso al loro certificato di nascita ma a cui venne negata tale possibilità, uomini che chiamarono l’emittente tv sulla quale il documentario andò in onda, al fine di raccontare la propria storia di abusi in contesti ecclesiastici, persone sconvolte dalla possibilità che madri o zie fossero morte in uno di quegli istituti.
Da questi resoconti e dal documentario di Steve Humphries Sex in a Cold Climate, il regista Peter Mullan ha tratto ispirazione per il suo film Magdalene, Leone d’oro al miglior film alla 59ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Il film è del 2002, ma poco importa: il silenzio dura ancora.

 

 

 

 

Retrovisioni
Magdalene (The Magdalene Sisters)
regia e sceneggiatura Peter Mullan
con Geraldine McEwan, Eileen Walsh, Nora-Jane Noone, Anne-Marie Duff, Dorothy Duffy, Mary Murray, Britta Smith, Frances Healy, Eithne McGuinness, Phyllis McMahon, Rebecca Walsh, Eamonn Owens, Chris Patrick-Simpson
fotografia Nigel Willoughby
musiche Craig Armstrong
produzione Scottish Screen, Film Council, Bórd Scannán na hÉireann
paese  Regno Unito
lingua originale inglese
colore a colori
anno 2002
durata 119 min.

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