“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 16 March 2013 01:07

Da palco a palco: Romeo e Giulietta

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Mai una storia è stata di tanto dolore quanto questa di Giulietta e del suo amore.
Mimmo: allora che ne pensi dello spettacolo?
Sara: non so già dirlo, non ho ancora smesso di applaudire.
Mimmo: e non sai se ti è piaciuto oppure no?

Sara: è che devo pensarci un po’ su, mi ha colta di sorpresa, non credevo che mi sarebbe scappata una risata vedendo Giulietta uccidersi. È una cosa un po’ strana.
Mimmo: avresti preferito piangere?
Sara: non lo so, forse si o almeno è quello che mi sarei aspettata di fare, invece Giulietta è morta in un modo così spiritoso. E guarda la gente com’è divertita.
Mimmo: Cominciamo a metterci il cappotto. In effetti il regista ha sdrammatizzato molto la tragedia, l’ha fatto anche con il personaggio di Tebaldo. Ma perché parlava in quel modo? Ogni volta che apriva bocca, la gente rideva.
Sara: se ci hai fatto caso, tutti gli uomini, eccetto i servi, parlavano con la voce rotta, gridando come se fossero sempre arrabbiati. E tra loro, Romeo, che è stato un innamorato arrabbiatissimo più che languido. Dove sono le scale? Ah eccole lì, scendiamo da lì. Tebaldo doveva fare il cattivo, risultare il più antipatico, allora era ancora più arrabbiato degli altri e urlava in quel modo esagerato.
Mimmo: è proprio questo il punto, era esagerato e il troppo rischia sempre di rendere le cose ridicole. Poi non è vero che tutti recitavano così, Mercuzio è stato bravissimo, lì abbiamo davvero ascoltato la voce dell’”attore”.
Sara: è vero, Mercuzio è stato bravissimo, si chiama Andrea Di Casa, ho preso il flyer all’entrata e anche Marcela Serli, la madre di Giulietta, è stata fantastica.
Mimmo: questa del regista…
Sara: Valerio Binasco
Mimmo: si, è stata una rivisitazione del classico shakespeariano. Ha diminuito gli atti da cinque a due, ha inserito situazioni comiche, ha utilizzato il flashback per il finale e ha lavorato, per l’interpretazione, con le tecniche del teatro corporeo: i duelli al rallentatore, Giulietta che resta così rigida quando è creduta morta e, proprio per il flashback, gli attori che si muovono al contrario, come se si stesse rimandando indietro un filmato. Quindi la voce è stata usata proprio come una parte del corpo, modificandola secondo il tipo di personaggio e la situazione. Non sono sempre favorevole a rivisitazioni di questo tipo, però: un grande classico è sempre un grande classico e bisognerebbe lasciarlo così com’è. Mi piace quando un regista si addentra nella storia e cerca di farla rivivere nel modo in cui avrebbe potuto pensarla l’autore. Anche se, bisogna dirlo, per questo spettacolo sono rimasti abbastanza fedeli al testo e hanno aggiunto solo qualche battuta qua e là per adattare la storia ad un contesto più moderno.
Sara: puoi non essere d’accordo con le rivisitazioni ma non puoi dire che sia stato un brutto spettacolo. Non lo accetterò! Ci hanno tenuti incollati alle poltrone per tre ore. La gente ha riso e si è divertita, così il tempo è volato. La festa in casa Capuleti con l’ospite che fa da animatore e incita gli invitati a fare il trenino è stata spassosa. Piuttosto hai portato un ombrello? Io l’ho dimenticato.
Mimmo: certo, ora lo apro. Tu aggrappati al mio braccio.
Sara: prendiamo quella strada. Abbiamo visto una sorta di tragedia degli stupidi. Gli uomini erano troppo arrabbiati e così virili, con questa smania di azzuffarsi e uccidersi, da sembrare ridicoli. Il regista ha detto di aver messo in mostra l’imbecillità degli uomini che, con le loro azioni, sono capaci di provocare la morte propria e altrui. Magari il fatto che ridiamo di loro è un buon segno.
Mimmo: senza dubbio.
Sara: ovviamente il discorso riguarda anche le donne: la madre di Giulietta era un’alcolista, la balia sembrava una vecchia prostituta e Giulietta una ragazzina un po’ troppo sciocchina, anche per quel suo modo infantile di parlare. 
Mimmo: e aveva proprio uno strano accento.
Sara: ho letto che l’attrice, Deniz Ozdogan, è di origini turche, forse è per questo. Però quella sua parlata ha avuto l’effetto di farla apparire proprio come una bambina, non ingenua però. È stata una Giulietta molto più sveglia delle altre che ho visto e con quel suo modo di muoversi, da attrice comica messa in una tragedia, ha alleviato di molto la gravità della situazione.
Mimmo: mi chiedo che senso abbia, dato che lo spettatore sa che sta andando a vedere una tragedia: Romeo e Giulietta, un drammone. Deve essere pesante, perché alleviare le situazioni?
Sara: per non farci vedere sempre la solita opera e trovare, scavando nel testo, qualcosa di nuovo. La tua delusione sta proprio nel fatto che conoscevi già la tragedia e avevi  delle aspettative, come ce le avevo anch’io. Ma se cancelli dalla tua testa l’idea che negli anni ti sei fatto di Romeo e Giulietta e quindi quello che ti aspettavi di vedere, puoi dire di aver assistito ad uno spettacolo scadente? Io credo di no. Dipende tutto da te, dalla tua immaginazione. Ad esempio, nei cambi di scena a vista o quando Romeo e Giulietta hanno giocato con la luce, lanciandosi l’occhio di bue, abbiamo detto più volte “bello!”. La musica ci ha accompagnati mutando il nostro stato d’animo col mutare delle scene. Se questa rilettura ci ha sorpresi non è una cosa negativa. La sorpresa è stata  bella e ha reso veloce e scorrevole uno spettacolo molto lungo.
Mimmo: sarà! Tu sei più soddisfatta di me di questa messinscena. Io continuo a dire che avrei preferito una rappresentazione più classica. Quello che mi frega è la poesia. Quelle parole che sono di Shakespeare e basta. Come quando Mercuzio, morendo, dice: “Maledette le vostre famiglie! Avete fatto di me carne per vermi.” Oppure Romeo quando dice che il paradiso è dove si trova Giulietta e tutte le frasi d’amore che i due innamorati si scambiano. Attori e regista possono giocare quanto vogliono e trovarci dentro quello che vogliono perché hanno la poesia di Shakespeare che li sostiene tutti.
Sara: su questo nessuno può darti torto.
Mimmo: sai cosa mi piace anche? Quando nel finale Padre Lorenzo dice che le cose non sono andate secondo i piani, che una forza superiore ha fatto in modo che gli eventi prendessero una piega diversa. È un segnale della presenza dell’autore che rende i personaggi solo dei pupazzi. Essi non possono scegliersi il proprio destino, tutto deve andare secondo la volontà dell’autore, forza superiore.
Sara: chissà se non vale anche per noi, se esiste una forza superiore che ci fa camminare sotto il temporale, con un solo ombrello, parlando di Romeo e di Giulietta. Chissà se ci farà mai fermare o se invece non vorrà che camminiamo per sempre su questa strada che sembra non avere mai fine.

 

 

 

 

Romeo e Giulietta
di William Shakespeare
traduzione e adattamento di Fausto Paravidino e Valerio Binasco
regia Valerio Binasco
con Francesco Montanari, Deniz Ozdogan, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Francesco Formichetti, Massimiliano Frateschi, Simone Luglio, Riccardo Morgante, Fulvio Pepe, Giampiero Rappa, Sergio Romano, Marcela Serli, Roberto Turchetta, Gianluca Viola, Antonio Zavatteri
e con Milvia Marigliano
scene Carlo De Marino 
costumi Sandra Cardini 
luci Pasquale Mari
musiche originali Arturo Annecchino
regista collaboratore Nicoletta Robello
produzione Teatro Eliseo
in collaborazione con Compagnia Gank e Gloriababbi Teatro
Napoli, Teatro Mercadante, 14 marzo 2013
in scena dal 13 al 24 marzo 2013

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