“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 26 April 2016 00:00

Il Potere e il suo opposto

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Roberto Andò ha dedicato la prima alla sua città, Palermo, pronto alle reazioni di una stampa locale che conosce bene e accolto dalla fiducia dei conterranei. All'anteprima di Le confessioni, che è nelle sale italiane da giovedì 21 aprile, era presente tutto questo. Dopo la visione del film Andò ha risposto alle domande della stampa con grande sincerità dicendosi ispirato, al momento della creazione, da una suggestione che, trasmessaci, permette ora di scrivere con più coraggio.

Si troverà nella regia italiana degli ultimi anni una certa tendenza a fare film "internazionali" e cioè non più ristretti alla nazione ma aperti al mondo: pensiamo a Youth di Paolo Sorrentino che dopo La grande bellezza dimentica volontariamente quell'Italia tutta sintetizzata nell'isteria della sua capitale e ambienta la vicenda dei sentimenti in un paese storicamente neutrale come la Svizzera. Dopo Viva la libertà (2013) Roberto Andò torna a lavorare con Toni Servillo che aveva brillato per "spirito di adattamento" al personaggio, ma, questa volta, mettendo da parte la politica nazionale −  che era il tema di quel film − per rivolgersi a quella mondiale.
Daniel Auteuil, Connie Nielsen, Pierfrancesco Favino, Marie-Josée Croze, Morlitz Bleibreut e Lambert Wilson compongono il cast insieme a Servillo, qui Roberto Salus monaco certosino invitato al G8 del direttore del Fondo Monetario Internazionale Daniel Roché − un brillantissimo Daniel Auteuil − per motivi a tutti sconosciuti. Con il monaco, economisti, governanti e personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo molto influenti sul mercato.
Questa storia inizia con un contrasto: atterrato in Germania, dove il summit internazionale si svolge, Roberto Salus si imbambola alla vista di un monaco in levitazione, un artista di strada di cui non cerca di scoprire il trucco. Le due realtà, quella dell'illusione e quella dello spirito, messe a confronto all'inizio del film, diventano chiave metaforica di conflitti interni alla trama. Allo stesso modo Salus dovrà confrontarsi al summit con un pensiero politico che non gli appartiene e che non tenta di comprendere. Il G8, infatti, non vuole fare altro che restituire al mondo in frantumi un po' di illusione  − destinandogli d'altra parte una sorte rovinosa − attraverso la parola politica costruita tutta su formule magiche di circuizione che diano all'inconsistenza nomi per renderla concreta. La politica di cui il padrone di casa Daniel Roché non è semplice rappresentante, ma vero e proprio influenzatore, è l'arte di gestire ciò che non si vede:  il denaro, il tempo e, del tempo, soprattutto il futuro per indirizzarlo al proprio interesse.
E noi spettatori siamo talpe in questo mondo follemente analitico, pieno di segreti, politici e umani, pieno di senso di colpa che però viene soffocato nel rigore del denaro al quale sempre, senza regole etiche, la politica si appella. Lo stesso rigore dei luoghi che ospitano la vicenda: un lussuoso hotel tedesco dell'architettura severissima che, nell'accogliere dentro le sue stanze gli ospiti, diventa una casa di cura in cui l'acqua è l'elemento più evidente. E d'altronde l'atmosfera del film pare fondamentale per la sua comprensione: a fronte della crisi, della ricchezza, del desiderio, del controllo e di tutte le passioni umane sta, imperturbabile, il silenzio di Roberto Salus. Lui che ha votato la sua vita al silenzio, lo difenderà anche quando verrà posto un prezzo sulla sua voce, quando, per risolvere il giallo che lo vede protagonista da un certo momento in poi, servirà che lui parli. Andò non è gentile con lo spettatore, non crea la suspense, non cerca il modo per dirci la verità sulla storia; come se il personaggio stesso fosse più importante di ciò che lo vede protagonista, la regia affida alle mosse del suo personaggio un finale senza colpo di scena.
Toni Servillo fa sua la severità dell'atteggiamento di Salus trasfigurandola quasi in furbizia e  rendendola simile alla libertà. Affidando al silenzio segreti che conosce e di cui gli viene chiesto di rendere conto, Roberto Salus lancia alla fine del film un messaggio universale di pietà: di fronte a un mondo così spezzato Roberto Andò trova la risolutezza di parlare per bocca di un religioso (ma non clericale) di pietà e di speranza, un messaggio che sa' di ammonimento, che sfuma nel canto degli uccelli e si perde nel Mar Baltico.
Le confessioni è un film razionalissimo, in cui tutto è pesato, ma ricco di suggestioni fantasiose poiché tratta con cura iperrealistica e romantico cinismo la commedia dell'uomo di potere messo a confronto con il suo estremo opposto.

 

 

 

 

 

Le confessioni
regia
Roberto Andò
con Toni Servillo, Daniel Auteuil, Connie Nilsen, Pierfrancesco Favino, Marie-Josée Croze, Morlitz Bleibreut, Lambert Wilson
sceneggiatura Roberto Andò
fotografia Maurizio Calvesi
montaggio Clelio Benevento
musiche Nicola Piovani
produzione Bibi Film TV, Barbary Film, Rai Cinema
distribuzione 01 Distribution
paese Italia, Francia
lingua originale italiano
colore a colori
anno 2016
durata 100 min.

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