“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 20 January 2016 00:00

Il delitto “morale” secondo Woody Allen

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Abe Lucas è un professore di filosofia, depresso e con una forte dipendenza dall’alcol. Viene chiamato ad insegnare nel campus universitario di una piccola città nel Rhode Island. C’è grande attesa per il suo arrivo, tra i colleghi uomini per la sua fama di ottimo decente e impeccabile scrittore di saggi filosofici, tra le donne per la sua reputazione di uomo affascinante e irresistibile conquistatore. Ma Lucas (Joaquin Phoenix) non è più niente di tutto questo. Deluso dalla vita, ormai non prova più gioia nel viverla. La sua compagna più stretta è una boccetta di whisky di puro malto.

Nonostante sia ormai l’ombra di se stesso – e Phoenix è perfetto nel ruolo di depresso, alcolizzato dall’aspetto trasandato – attira ugualmente su di sé le attenzioni di tutto il campus e fa innamorare la professoressa di chimica Rita Richards (Parker Posey) che cerca in lui una via di fuga da un matrimonio ormai alla fine, e la virtuosa studentessa Jill Pollard (Emma Stone), che resta affascinata dal suo animo tormentato e dalla sua genialità.
Questa è solo la premessa di Irrational Man. Woody Allen, al suo quatrantacinquesimo lungometraggio, e alla veneranda età di ottant’anni, parte da qui per dare vita a quel film che la platea non si aspetta. Non è la depressione di Abe Lucas l’oggetto della pellicola, né le sue doti di amatore e le relazioni che intreccerà con entrambe le donne, ma è piuttosto la continua ricerca di uno scopo, di un motivo per cui valga la pena vivere, interrogandosi su cosa sia giusto fare, o no, per appagare il proprio bisogno di realizzazione. E il decadente professore, deluso e svuotato dalle sue precedenti esperienze in missioni umanitarie e frustrato dal fatto di non trarre più conforto dalla stessa filosofia che insegna ai suoi studenti, troverà una ragione per sentirsi completato.
Un giorno per caso, mentre lui e Jill stanno pranzando in una tavola calda, ascoltano le parole di una donna, a cui verranno tolti i figli da un giudice corrotto che li affiderà all’ex marito, incapace di crescerli. All’improvviso Abe sembra risvegliarsi da un lungo torpore. Sente la linfa vitale scorrergli nelle vene e trova il vero motivo per cui valga la pena vivere: compiere un atto di giustizia, ovvero eliminare il giudice corrotto. Il solo pensiero di poter indirizzare con la sua volontà il corso degli eventi gli restituisce la gioia di stare al mondo e torna ad assaporare i piaceri della vita, dal cibo al buon vino fino al sesso, che non lesinerà alle due donne. Ed è proprio a questo punto che inizia “l’altro” film e la trama cambia completamente direzione. Compiere il male a fin di bene. È questo che farà il professore di filosofia, senza dubitare neppure per un momento che sia la cosa giusta. L’”irrazionale” diventa razionale. Purtroppo, però, non tutto andrà liscio e quello che avrebbe dovuto essere il delitto perfetto non si rivelerà tale, scatenando una serie di reazioni a catena che coinvolgeranno anche gli altri personaggi. Ed è qui che Woody Allen sembra “scimmiottarsi” un po’. Il pensiero che Irrational Man segua le orme del precedente Match Point, dove il delitto viene perpetrato non a fin di bene, ma per convenienza, non può non sfiorare lo spettatore. D’altra parte, parafrasando le dichiarazioni dei protagonisti, un omicidio ne porta con sé sempre un altro, e quindi uccidere non è più un atto di giustizia, ma una soluzione ad una situazione scomoda.
Woody Allen, attraverso i suoi personaggi, si interroga ancora una volta sulla vita, sulla morte e sugli intrecci con la morale e il libero arbitrio. Non si “scimmiotta” Allen, rende solo omaggio ai temi che gli stanno più a cuore e lo fa con la maestria che lo contraddistingue. Nel film non mancano i riferimenti alla filosofia, da Kant a Kierkegaard, ma senza mai tradursi in puro nozionismo. La filosofia diventa pretesto per preparare la strada a ciò che succederà e a delineare il carattere del protagonista. Cambia il volto femminile. Dopo l’infatuazione cinematografica del regista per Scarlett Johansson (Scoop, Match Point, Vicky Cristina Barcelona), Emma Stone, con il suo volto angelico, diventa la nuova musa di Allen e viene celebrata in ogni inquadratura.
Se questa volta Woody Allen è sembrato assomigliare un po’ a se stesso, guadagnandosi anche qualche critica negativa dove si parla di “film inesistente”, ha comunque il merito di aver dato vita ad una pellicola (l’ennesima) assolutamente gradevole e mai banale. D’altra parte il cinema dovrebbe avere tra i suoi fini anche quello di intrattenere e non necessariamente solo quello di voler trasmettere messaggi o insegnare qualcosa. E, in ogni caso Allen, ha raggiunto entrambi gli obiettivi.

 

 

 

 

Irrational Man
regia
Woody Allen
spggetto e sceneggiatura
Woody Allen
con 
Emma Stone, Joaquin Phoenix, Parker Posey, Jamie Blackley, Ethan Phillips, Meredith Hagner, Ben Rosenfield, David Aaron Baker
fotografia Darius Khondji
produzione Gravier Productions, Perdido Productions
paese USA
lingua originale inglese
colore a colori
anno 2015
durata 97 min.

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