“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 26 December 2015 00:00

"Lucy" e l'evoluzione post-darwiniana

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Che cosa accadrebbe se riuscissimo ad utilizzare totalmente la nostra materia grigia? Cosa accadrebbe, cioè, se potessimo superare i nostri limiti cerebrali riuscendo a sfruttare più del 10% delle capacità del nostro cervello? La domanda se l’è posta Luc Besson ed ha risposto con il film Lucy. Nel film, allo stesso quesito cerca di rispondere lo scienziato parigino Samuel Norman (Morgan Freeman), autore di più di seimila ricerche in cui ipotizza come potrebbero evolversi le capacità umane in seguito ad un maggiore utilizzo delle facoltà cerebrali.

Tutte le sue ipotesi si realizzeranno nella persona di Lucy (Scarlett Johansson), una ragazza un po’ “easy” che studia a Taiwan e che finirà con l’essere rapita da una banda di mafiosi coreani che faranno di lei un corriere per poter trasportare in Europa una nuova droga: la CPH4, che inseriranno nel suo intestino rendendola, loro malgrado, una super-eroina. Due calci, la busta si rompe, la droga entra in circolo nel corpo di Lucy e dopo una serie di attacchi epilettici 3D che neanche Emily Rose, Lucy inizia ad utilizzare percentuali sempre maggiori del suo cervello. Un po’ sulla scia di Limitless, con Bradley Cooper.
Man mano che Lucy si approprierà delle proprie facoltà cerebrali cambierà il suo modo di approcciarsi al mondo che la circonda, acquisendo abilità sempre più sorprendenti, fino a riuscire a manipolare il tempo e lo spazio. In questo processo di vertiginoso sviluppo intellettivo però, Lucy si allontana sempre più da ciò che la rende umana. Smette di provare dolore, paura e i sentimenti in generale. Diventa quasi una divinità. Relegata però, al mondo terrestre. Quello che importa alla nuova Lucy, cosciente del fatto che questa sua evoluzione arriverà ad un collasso finale, è, come lo è per ogni cellula del nostro organismo, cercare di tramandare ciò che sa. E, probabilmente, ciò che sa Lucy, il resto del mondo non lo saprà mai. Per questo motivo, una volta raggiunto il 100%, costruirà un computer e salverà tutto il suo sapere in una USB drive consegnata al Professor Norman.
Ma, si chiede lo scienziato, un mondo così accecato dall'essere e l'avere, è realmente pronto a una rivelazione di tale portata? Cosa farebbe la gente se sapesse che, utilizzando zone del cervello di cui neanche conosce l'esistenza, si potrebbero manipolare le persone, la materia, lo spazio e il tempo?
Il film di Luc Besson si rivela migliore di quello che mi sarei aspettata, almeno il primo quarto d’ora. Il regista cerca di mettere in discussione  le facoltà umane sottintendendo il fatto che ciò che realmente potrebbe differenziarci dalle altre specie è quella parte di cervello che non utilizziamo: il 90%. Ecco. Io non so lui, ma a me sembrava di utilizzare quasi tutto il mio cervello. Quando provavo a risolvere un problema di matematica alle superiori potevo sentire l’arrancare di ogni singolo neurone. Dati i risultati posso affermare con certezza che il 100% non è mai stato utilizzato, ma il 10% mi pare proprio un po’ poco. E non sono solo io a dirlo. Insomma, Besson fa di un banalissimo luogo comune, la pietra angolare del suo film. In realtà, essendo anche un film fantascientifico la cosa può starci. Dopotutto ha anche reso una bionda con una quinta di reggiseno la donna più intelligente del mondo.
Insomma, dopo il primo quarto d’ora e in seguito alla “trasformazione” di Lucy, Besson ha cercato di buttare nel film qualche cucchiaiata di filosofia. E sottolineo “ha cercato”.  Anche la recitazione di Scarlett Johansson cambia con la trasformazione, in pratica smette di recitare e fino alla fine del film si limiterà a camminare e muovere le mani. Forse, però, la scelta dell’attrice in quest’ottica comincia a sembrare sensata, in fin dei conti è un piacere per gli occhi di tutti. In fine, la fine: Lucy, ormai capace di utilizzare il 100% delle sue facoltà cerebrali, costruisce un computer, si fonde con il computer, muore e di lei resta una pen drive. Quindi, secondo Luc Besson, se riuscissimo ad utilizzare maggiormente il nostro cervello, passeremmo dall’essere semplici umani all’essere simili a Dèi per poi diventare delle macchine e finire USB drive. Evoluzione allettante solo se, superata la soglia del 10%, diventassimo tutte più simili a Scarlett Johansson. Ma la scienza ci dice che il 10% l’abbiamo già superato e io somiglio ancora a me. 

 

 

 

Lucy
regia e sceneggiatura
Luc Besson
con
Scarlett Johansson, Morgan Freeman, Amr Wacked, Choi Min-sik, Pilou Asbæk, Analeigh Tipton, Alessandro Giallocosta, Nicolas Phongpheth, Jan Oliver Schroeder, Luca Angeletti, Mason Lee, Claire Tran
fotografia Thierry Arbogast
musiche Eric Serra
scenografia Hugues Tissandier
produttori Luc Besson, Christophe Lambert
produzione EuropaCorp, TF1 Films Production
paese Francia
lingua originale
inglese, coreano, francese
colore a colori
anno 2014
durata 89 min.

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