“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 23 July 2015 00:00

"El Peregrino" degli Sluggish Tramps

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Gli Sluggish Tramps nascono alla fine del 2010 e verso la fine del 2012 registrano il primo EP My Rage. Dopo vari avvicendamenti il gruppo raggiunge la sua formazione attuale agli inizi del 2013. La loro musica è un energico mix di rock-blues, funky e progressive rock con testi in inglese e italiano” .
Questa una delle piccole descrizioni che è possibile trovare in rete degli Sluggish Tramps, band che pubblica ad aprile, presso l’Urban Recording Studio, il suo primo disco El Peregrino, album che fa il verso in maniera non poco velata, anzi voluta, al fortunato album della band alla quale vorrebbero ispirarsi: El Camino dei Black Keys.

Un intento, quello di emulare in un certo senso i Black Keys, riuscito poco, o solo in parte in alcune tracce.
El Peregrino è un concentrato musicale composto di ben tredici tracce, tante per una prima opera, che spaziano tra il blues, il folk e il country, tra brani più o meno riusciti.
La scelta di brani di breve durata è sicuramente azzeccata, così come la melodia e la musica ne escono sempre a testa alta. I testi in italiano sono più deboli di quelli in inglese e la prima voce non mi fa impazzire moltissimo: una voce quasi hard rock che fa decisamente a botte con la musica e le sonorità tipicamente più calde del rock blues.
È stato piacevole sedermi sul divano con la mia birretta fredda, mettere le cuffie e immergermi in questo cammino sonoro. Un leggero sollievo dal calore estivo con Start or Fall con il suo intro “bagnato”, un interlude che mi ha ricordato il mondo di Jeff Buckley lavato dalle rive del Mississippi e del folk rock di Memphis.
Tell Me Why una canzone molto rock blues dal suono elaborato e pieno ma che non mantiene la sua identità fino in fondo a causa della voce troppo hard rock e aggressiva.
Arriviamo a Vermi, la prima traccia in italiano che rappresenta anche una deviazione di genere: siamo catapultati all’improvviso nelle atmosfere punk. Un brano che si confà di più alla voce del cantante ma che non trovo riuscitissimo nel complesso.
Ci spostiamo nel South con Johnny Fake Slim: una classica ballata country con un suono fresco, voce decisamente azzeccata rispetto alle altre canzoni, e non mi dispiace affatto il riferimento al re della musica country e folk, Mr. Johnny Cash.
Con My Rage siamo finalmente alla prima traccia che ricorda le sonorità dei Black Keys: melodia ok ma la voce è sempre troppo strong e assimilabile più ad un genere come quello degli Offspring che a quello di Daniel Auerbach.
Spero in uno sparo, seconda traccia in italiano, molto orecchiabile, ti prende e si lascia ascoltare: ci sono sempre dei momenti in cui si sente il bisogno di sperare in una sovversione, un cambio di rotta verso qualcosa o qualcuno.
Si giunge alla metà con Supersonic, una delle mie preferite: atmosfere dark, bella musica, una miscela di generi e suoni ben dosata e saggia. Pollice in su.
Ancora un brano molto riuscito l’ottava traccia, Portami via: una ventata di nostalgia, voce calda con una musica d’altri tempi.
Si ritrova un genere più elettronico nel brano 1000 anni, un pezzo che stona un po’ col resto dell’album.
Un bell’attacco quello di Plastica, la seconda canzone più similare al repertorio dei Black Keys e la più riuscita tra le italiane.
Ci avviciniamo agli sgoccioli con Supertramp, country ballad con tanto di armonica che promette bene ma non mantiene: poco riuscita.
Con Johnny Safe Milk si conclude la parabola iniziata con la traccia 4: un bel mood e carina l’idea.
L’album si conclude con Gamber Love: un titolo molto particolare ma la canzone è sottotono e anonima.
Di questo album ho apprezzato moltissimo l’aspetto meramente musicale: i suoni sono molto complessi e carichi ma talvolta questa sonorità non è compensata dalla prima voce, che sembra stridere troppo col resto.
Soddisfatta, ma non troppo: gli Sluggish Tramps restano sulla linea d’ombra del “può fare tanto ma non si impegna abbastanza”. L’album ti lascia quel senso di incompiutezza del non abbastanza.
Curiosa comunque di ascoltare i prossimi lavori, magari anche con un titolo più originale e personale.

 

 

 

 

El Peregrino
Sluggish Tramps
voce
Daniele Benincasa
percussioni e batteria
Giacomo Ciancaleoni
chitarra e voce
Marco Mariotti
chitarra e cori
Simone Giacomucci
basso
Samuele Settimi
prodotto da Diego Radicati & Simonfrancesco Di Rupo per Urban Records
Registrato presso Urban Recording Studio
mix Diego Radicati
production manager Simonfrancesco Di Rupo
tecnico di ripresa Daniele "BOK" Bocchini
master Filippo Strang (VDSS studio)
grafica Michele Botti
fotografia Filippo Rimatori
tracklist: 1. Start or Fall; 2. Tell Me Why; 3. Vermi; 4. Johnny Fake Slim; 5. My Rage; 6. Spero in uno sparo; 7. Supersonic; 8. Portami via; 9. 1000 anni; 10. Plastica; 11. Supertramp; 12. Johnny Safe Milk; 13. Gamber Love

 

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