“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 22 March 2015 00:00

C'erano una volta le favole

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C’era una volta… una bella favola. Si infrange, così, di fronte ad uno schermo cinematografico, un sogno lungo un numero imprecisato di anni (quelli di chi scrive per l’esattezza). Spinta da un’irrefrenabile desiderio di tornare bambina e di recuperare quella leggerezza e quella positività tipica dell’infanzia o, forse, semplicemente di vedere un film senza dover faticare troppo per capirne la trama, ho preso l’insana decisione di andare a vedere Cenerentola, l’ultimo lavoro di Kenneth Branagh che ripropone in una versione “in carne ed ossa” il grande successo di animazione della Disney, che compie oggi sessantacinque anni.

D’altra parte i presupposti per assistere ad un bello spettacolo c’erano tutti, a cominciare proprio dal regista, per passare alla matrigna cattiva interpretata,  a onore del vero,  in maniera magistrale da Cate Blanchett, fino al cameo, sempre di qualità, di Elena Bonham Carter nelle vesti della fata madrina, smemorata, ma non troppo, sicuramente molto “alla moda”.
Il film non fa neppure in tempo ad iniziare che tutta la sala viene proiettata all’interno dell’atmosfera ovattata e irreale tipica delle fiabe, con una natura prorompente che porta con sé tanto di farfalle e uccellini che cinguettano e una famiglia felice impegnata in un pic nic. Perfetto, tutto troppo perfetto, stucchevole. L’inizio del film è come un enorme bastoncino di zucchero filato ricoperto di miele. Ella (Cinder–Ella) è una bambina piccola molto speciale, perché lei “vede le cose non come sono, ma come potrebbero essere”, quindi belle, buone, giuste. È circondata dall’amore incondizionato dei suoi genitori, felici, innamorati e totalmente inebetiti di fronte alla propria figlia. La mamma insegna a Ella che si può parlare con gli animali e che esistono le fate madrine che proteggono le persone buone e, per questo, bisogna sempre “essere gentili e avere coraggio”. (Ricordiamo che è pur sempre una fiaba!). Man mano che i minuti scorrono e Ella, da neonata, si trasforma in bambina, le cose non migliorano e lo spettatore, inerme di fronte a scene che si sciolgono in sorrisi e abbracci, quasi si sente incollato alla poltrona dalla tanta melassa che trasuda dalla pellicola. Smania, scalpita e aspetta con ansia che si consumi la tragedia e che, finalmente, il film abbia inizio. Per fortuna, questo accade poco dopo, quando la madre della piccola Ella, si ammala gravemente e, finalmente, libera il set per attori di spessore maggiore. Comincia la favola e fa il suo ingresso la madrina cattiva con le due figlie brutte e stupide, Anastasia e Genoveffa. Cate Blanchett, uno dei pochi motivi per cui è consigliata la visione del film ad un pubblico non proprio imberbe e ormai smaliziato, nella sua interpretazione riesce ad essere tanto cattiva e spietata quanto elegante, ironica oltre che la più bella tra le malvagie del cinema.
La favola, per il resto, va avanti “come da copione” restando fedele all’originale, tranne qualche piccola variazione sul tema, come l’incontro casuale nel bosco tra Cenerentola e il principe molto prima del gran ballo, organizzato per far sì che la regale prole trovi la sua sposa. Ed è lì che scatta la scintilla. Un’attrazione molto poco velata che traspare dagli sguardi che i due si scambiano, tra il sognante, il voglioso (che poco ha a che fare con la fiaba di cui si ha memoria) e il lobotomizzato. Cenerentola, nella pellicola, ha il volto di Lily James, un viso azzeccato per la verità. Acqua e sapone, semplice, ma allo stesso tempo conturbante – dipende da come lei fissa la telecamera. Il principe (Richard Madden), invece, sebbene adatto al ruolo per la sua fisicità, scatena nello spettatore un moto di ilarità per l’imbarazzante somiglianza con il suo omonimo “di animazione” che lo ha preceduto in Shrek 2 e 3 (Azzurro per l’appunto). Per fortuna interviene la magia a distogliere lo spettatore adulto, disincantato e, probabilmente dall’animo indurito, dalle sue ciniche considerazioni. Arriva la sera del ballo e Cenerentola non può andarci perché la madrina e le sorellastre le hanno rotto il vestito. Ci pensa la fata madrina Elena Bonham Carter, strizzata in un bustino che toglierebbe il fiato alla più filiforme delle modelle, a trasformare una serata decisamente no nel sogno di una giovane innamorata. Anche il cinico spettatore, a questo punto, deve piegarsi di fronte allo spettacolo della magia: la trasformazione della zucca in carrozza, di un’anatra in cocchiere e di due lucertole in valletti, in un tripudio di colori e scintille. E, dulcis in fundo, la trasformazione degli stracci in abito da sera e delle scarpette rotte in due (pacchianissime) decolleté di cristallo. (Ricordiamolo: è pur sempre una favola!). Niente di meglio, probabilmente, per chi, da piccola, a carnevale si mascherava da damina.
Il resto, è storia nota. Cenerentola, a palazzo, fa girare la testa a tutti e, in particolare, al principe che non ha occhi che per lei. Poi arriva la mezzanotte, i rintocchi, la fuga dal ballo con perdita di scarpetta e via così come previsto. Il principe la cerca senza tregua e la ritrova tra mille. Incurante delle sue umili origini (lei è solo un’onesta ragazza di campagna) la sposa. L’amore trionfa e… “vissero tutti felici e contenti”. Eppure qualcosa non torna. La storia è la stessa (la preferita di chi scrive per dirla tutta), i personaggi anche (compresi i topini che nella pellicola non sono tondetti e simpatici, ma veri e propri ratti) ma, rispetto alla Cenerentola del 1950, qualcosa manca. O forse c’è qualcosa di troppo. Probabilmente si tratta di una contaminazione da soap opera che riempie i dialoghi di toni fin troppo affettati e di inutili smancerie da romanzetto rosa che – ahimè – poco hanno a che fare con lo spirito delle favole.
Si accendono le luci in sala (finalmente). Tutto sommato, un’ora e tre quarti è trascorsa abbastanza in fretta. Però, che sollievo essere stati bambini quel numero imprecisato di anni fa, quando le favole erano soltanto favole.

 

 

 

 

Cenerentola (Cinderella)
di Kenneth Branagh
con
Lily James, Richard Madden, Cate Blanchett, Helena Bonham Carter, Holliday Grainger, Sophie McShera
produzione Walt Disney Pictures
paese Stati Uniti
lingua originale inglese
colore a colori
anno 2015
durata 112 min.

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