“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Friday, 05 December 2014 00:00

Più di un film: un Mito

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Martedì 18 e mercoledì 19 Novembre 2014, si sono celebrati i trent'anni dal giorno dell’uscita nelle sale italiane di un film che, al pari di pochissimi altri, è divenuto un cult-movie, ha generato una sfrenata passione per tutto ciò che lo circondava ed è a sua volta stato oggetto di omaggi, citazioni e riferimenti in decine di film, serie tv, cartoni, etc.
Il film in questione è Ghostbusters, uscito nelle sale in versione restaurata, in alta risoluzione (4k) e con l’audio in 5.1. Un’operazione in concomitanza con l’uscita in Italia del cofanetto Blu-ray che raccoglie il film ed il suo seguito del 1989, più una serie di chicche e contenuti speciali.

Ma veniamo al film ed al suo successo. Ghostbusters (d’ora in poi, “il Mito”) è molto più di un film, almeno per coloro i quali (come chi scrive) hanno vissuto gli ultimi trent’anni ricercando, anche in altre opere, la stessa alchimia, lo stesso feeling, la stessa voglia di rivederlo ogni volta che lo replicavano in TV. E riuscendovi solo in casi sporadici. Perché il Mito è più di un film. Così come una cassata siciliana è più della semplice unione di pan di spagna, crema di ricotta, pasta di mandorle e canditi, così il Mito è ben più della somma delle sue parti: più della candida innocenza di Ray Stantz (Dan Aykroyd, orfano di John Belushi assieme al quale avrebbe voluto girarlo), più della cieca e fredda scientificità del dottor Egon Spengler (il compianto Harold Ramis), più della gigioneggiante spavalderia del dott. Peter Venkman (un Bill Murray inarrivabile), più dell’algida bellezza di Dana Barrett (Sigourney Weaver, reduce dalla sublime interpretazione di Ripley in Alien), più della spicciola efficienza di Winston Zeddemore (Ernie Hudson) o della inettitudine involontaria di Louis Tully (Rick Moranis).
Ed ancora, il Mito è più degli effetti speciali (alcuni realizzati in maniera artigianale, la computer grafica è ancora al di là da venire) o della sapiente regia di Ivan Reitman. O più della sua storia: un conflitto manicheo tra il male, fatto di soprannaturale, di possessione ed il bene, armato di scienza e zaini protonici. Un male che assedia un’ignara dama che nemmeno ci crede, in fondo. E che viene salvata da un improbabile cavaliere che invece di un’armatura, indossa una tuta da disinfestatore. E che in fondo, a queste cose non crede nemmeno (“Lei non sembra uno scienziato, è più come un presentatore di telequiz”, gli dice Dana quando lui indaga sull’apparizione nel frigorifero).
Al di là del quartetto di protagonisti e dei comprimari (cito ancora la splendida Annie Potts che interpreta la segretaria Janine o William Atherton che impersona il burocrate dell’agenzia dell’ambiente Walter Peck e che dopo questo film ebbe solo ruoli da individuo spregevole (lo si rivede in un personaggio molto simile in Trappola di Cristallo (Die Hard, 1988) e nel suo seguito 58 minuti per morire (Die Harder, 1990) mentre fa da contraltare alla moglie di John McClane), il Mito celebra la New York degli anni ’80 in un modo che pochi altri film hanno saputo riprendere. Ci sono inquadrature di Central Park (il palazzo sede delle manifestazioni spiritiche sorge in quella zona), del quartiere cinese, di Brooklyn (la scena notturna in cui Ray e Winston guidano la Ecto 1 lungo il ponte è una lunga carrellata del fiume e della skyline), panoramiche degli edifici più importanti (la biblioteca all’inizio, il Lincoln Center con la fontana e l’Opera House a metà film), e poi inquadrature dall’alto dei palazzi, dal basso (specialmente nell’ultimo quarto d’ora del film).
Ecco, si può quasi dire che New York è un’altra componente che ha cementato la miscela di attori, regia, effetti speciali e storia in modo perfetto. Se, per contro, il Mito fosse stato ambientato altrove, probabilmente non avrebbe avuto lo stesso mordente. Perché solo New York, molto più che Los Angeles o qualsiasi altra città del pianeta, avrebbe accolto una banda di Acchiappafantasmi come se fosse una cosa normale e l’avrebbe idolatrata come se fosse stata una squadra di baseball che vince il campionato o un gruppo musicale che riempie gli stadi e le arene.
Si è detto tanto, a proposito del Mito, ma non si è ancora citata un’ultima cosa: la fantastica colonna sonora. Al di là della canzone di Ray Parker Jr. che ne ha sancito il successo a livello discografico, la vera e propria colonna sonora di Elmer Bernstein con il tema di Dana ed il tema dei Ghostbusters, sottolinea le scene ed i tempi comici dei dialoghi e delle gag come solo John Williams in Guerre Stellari può aver fatto.
Insomma, se non l’avete mai visto (ma è difficile), non ritardate ulteriormente. Guardatelo in DVD, Blu-ray, ma guardatelo, per piacere.
Ed immergetevi nel Mito.

 

 

 

Retrovisioni
Ghostbusters – Acchiappafantasmi
regia Ivan Reitman
sceneggiatura Dan Aykroyd, Ivan Reitman
con Bill Murray, Dan Aykroyd, Harold Ramis, Hernie Hudson, Sigourney Weaver, Rick Moranis, Annie Potts, William Atherton
produzione Ivan Reitman, Bernie Brillstein
fotografia László Kovács
musiche Elmer Bernstein
paese Usa
lingua originale inglese
colore a colori
anno 1984
durata 105 min.

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