“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 23 October 2014 00:00

Processioni incrociate

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“Mai mischiare l’amore col lavoro!”, questa la massima seguita scrupolosamente da alcuni, da altri invece bellamente disattesa. Tra questi anche i protagonisti del concerto di giovedì 16 ottobre al Godot Art Bistrot di Avellino, ossia Pall Jenkins (ex leader degli ormai disciolti Black Heart Procession) e la sua compagna Victoria Concepcion, in tour per presentare le loro ultime produzioni con performance che li vedono impegnati sul palco ognuno con il suo repertorio. E allora sarà pur vero che il suddetto principio si mostri alquanto superato, ma nel caso specifico i Nostri mantengono carriere separate e soprattutto percorrono sentieri diversi nel vasto sottobosco del rock indipendente, percorsi che – volendo dare un’immagine un po’ schematica e semplificata – seguono traiettorie opposte.

Una è quella della consuetudine rassicurante del cantautorato indie folk, aggiornato all’estetica di questi ultimi anni, contaminato con influenze di varia natura (i “padri” come Bob Dylan, Neil Young, Johnny Cash, i ”figli” come Nick Cave e come gli alfieri dell’alt.country più dark ed eterodosso). L’altra è quella del recupero della spigolosità del punk unita alla frantumazione melodica del blues urbano, il tutto servito su un supporto di distorsioni analogiche o digitali. Strade che evocano schematiche dicotomie: l’una dalla natura centripeta, l’altra dichiaratamente centrifuga. Tenendo ben presente che il “centro” della musica cambia inevitabilmente, e ciò che appariva alternativo quindici o vent’anni fa ora risulta totalmente assimilato e comune.
La parte “avanguardista” della famiglia tocca a Victoria, originaria di San Diego come Pall, e coinvolta in varie band e progetti, come gli Sleeping People fin dal 2002, e ultimamente con una formazione di Zurigo (dove ha vissuto negli ultimi anni prima di decidere di tornare definitivamente in California) quale i Gletscher, dall’attitudine metal progressive (il loro debutto discografico è Devout, uscito nel gennaio 2014). Di quest’anno anche un mini CD (con differenti copertine) a firma Die Schmelze, Witch, omogeneo assemblaggio di schegge electro punk, e in ultimo (uscito il 1° ottobre) l’esordio da solista con Demons, scritto e suonato tutto da sola (con sporadici interventi della famiglia).
Il breve set della Concepcion (che a volte si fa chiamare anche Joileah, come nella lineup dei Gletscher) la vede impegnata per soli quattro pezzi. Apre la serata Alfa, lungo brano strumentale elettrico che prelude all’ottimo Vessels (da Devout) e gli arpeggi nervosi insieme alla voce proseguono sulla scia delle chanteuses spigolose e non riconciliate (musicalmente) come P. J. Harvey. Die Einöde, più che evocare il deserto, è un luogo dell’anima inquietante, perfetta spuria colonna sonora per Inland Empire (proiettato sullo sfondo), lynchiano come a volte il Badalamenti più allarmante. Chiusura per un estratto da Demons: Warmth si poggia su pattern elettronici, con la voce esitante a declamare inquietudini.
Pall comincia il gig con una delle due song da Little Worlds, lavoro a firma The Yukon Dreams, progetto (estemporaneo?) uscito lo scorso febbraio che lo vede coinvolto con Larry Yes (il quale con i Tangled Mess ha suonato su questo stesso palco nel 2012) per una sorta di jam acustica in cui la chitarra si accompagna al particolare suono della sega suonata con l’archetto (strumento adoperato on stage a chiusura di molti brani).
On the Water è una ballad lenta e dolente, e subito si è colpiti dalla bellezza e duttilità della sua voce, elemento melodico portante sorprendentemente nitido e modulabile. Subito un recupero dai dischi migliori dei Black Heart Procession: Blue Tears mantiene intatta la sua magia struggente della tristezza di un addio (“Posso vedere il riflesso della nave nei tuoi occhi… / che mi dice che non c’è altra via / ed è stata dura voltarmi e partire”).
Il ritmo si alza con Voices, che sfrutta la base di percussioni e basso per sostenere gli arpeggi dell’elettrica, vero valzer urbano decelerato con coda di sega e archetto. The Letter è un’altra melodia trattenuta e sofferta, un’amara ammissione di impotenza (“E nella lettera che ti ho scritto / c’erano le parole che non ho mai detto / ecco perché non posso tornare a casa”).
Stesso mood dolente per un altro mesto canto di addio, stavolta declamato un’ottava sopra (I Ain’t Looking). C’è spazio anche per uno slow dichiaratamente retro: Movies sembra il perfetto score per un party di teenager anni cinquanta. Till We Have to Say Goodbye si fregia dell’eco alla voce, assumendo una connotazione wave per sottolineare ancora il dramma di un distacco (“Ho provato un sentimento per te come pochi altri / e ancora mi chiedo perché dobbiamo dirci addio”). Atmosfere desertiche sono quelle evocate dall’alt.country di Fire in the Prison, brano che non sfigurerebbe in una nuova incursione americana di Wenders.
Ancora un inedito (My Best Sun) e chiusura affidata a due brani da Amore del Tropico: A Sign on the Road si arricchisce di un assolo elettrico che scioglie la tensione delle strofe, volgendo al termine tra bassi profondi ed echi sovrapposti; The One Who Has Disappeared, bis concesso ad un pubblico sempre più convinto ed entusiasta, conclude magnificamente una serata intensa con una tenue nota di una coscienza pacificata (“So di essere quello che è scomparso / quando scrivo il mio nome nessuna parola compare / e nel tuo cuore io apparirò / e quando toccherà a me io andrò via”).
Speriamo che dopo questa parentesi acustica, una volta lasciata la Svizzera (e i suoi rigori quasi alascani) e tornato nella sua San Diego, Pall continui a regalare emozioni con il concorso di una vera e propria band. O piuttosto non finirà per intossicare la sua musica, complice il livore urbano e musicale che respira in famiglia?

 

 

 

Pall Jenkins & Victoria Concepcion
voce e chirarra Victoria Concepcion
voce, chitarra, sega, effetti Pall Jenkins
Avellino, Godot Art Bistrot, 16 ottobre 2014

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