“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Friday, 25 April 2014 00:00

Saving Ms. "Greis"

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“Una tranquilla passeggiata è un dono”
Pamela Lyndon Travers, Saving Mr. Banks

 

Walt Disney, Mary Poppins, studios hollywoodiani, prateria australiane e… lieto fine! Una formula perfetta per un film di successo, ma tanto tanto prevedibile e banale. All’apparenza. Saving Mr Banks, film diretto da John Lee Hancock, uscito qualche tempo fa nelle nostre sale, è una commedia americana che riesce a mischiare sentimentalismo, acidità, verità e illusione e “HOP! Il gioco vien!”. Con uno poco di zucchero la pillola va davvero giù.

Il film racconta della trafila infinta che il magnate Walt Disney intraprese negli anni Sessanta per riuscire a convincere la scrittrice Pamela Lyndon Travers a concedergli i diritti del suo romanzo best seller, Mary Poppins, affinché il suo entourage lo faccesse diventare un’opera cinematografica. Facile a dirsi, molto meno a farsi. Disney (interpretato da un sognante Tom Hanks) si scontrerà con le reticenze della Travers (Emma Thompson azzecatissima nel ruolo della scrittrice acida) e con le sue convinzioni circa l’adattamento della sua Mary: no canzoni, no balletti, no cartoni nel film! Insomma: tutt’altra storia rispetto alla Mary Poppins che conosciamo noi tutti. Aperto un barlume di speranza, la Travers decide però di partire alla volta di Los Angeles decisa a resistere al corteggiamento di Disney.
Il film è un continuo alternarsi tra l’opera di convincimento verso la Travers, la sua vita negli anni Sessanta, e flashback della sua infanzia in Australia: il suo rapporto col padre, un padre amato, idealizzato fino all’estremo tanto da perdonargli la debolezza più grande, l’alcool. La sua Mary Poppins è la Mary Poppins che tutti i bambini, e non solo loro, vorrebbero, per dare a tutti i Mr. Banks del mondo più fragili, una mano, una seconda possibilità di redenzione e di essere migliori, per se stessi e per le loro famiglie. Non c’è da stupirsi che la scrittrice non sia così entusiasta di cedere i diritti di quello che è molto più di un romanzo per lei: Mary Poppins è la sua famiglia, la sua vita, la sua infanzia, l’unico modo per proteggere e conservare intatto il ricordo di suo padre, il padre alcolizzato ma che le ha insegnato a credere nei sogni, nella magia, nell’illusione di una realtà alternativa a quella convenzionale.
Saving Mr. Banks ci vuole ricordare che esistono altri mondi per fuggire ad una realtà che ci sta stretta o che odiamo; è un viaggio nel mondo dei ricordi e della favola che ci permette di ritornare alla realtà con un maggiore grado di consapevolezza. E i padri, non i bambini come può sembrare a primo acchito, sono i destinatari di questa commedia. Il film di John Lee Hancock è anche un film sui complessi rapporti tra padre e figlio, tra le promesse che in maniera esplicita o implicita, si fanno tra questi: da vent'anni Disney prova ad acquistare i diritti di Mary Poppins perché ha fatto una promessa alle sue figlie, da altrettanti la Travers resiste perché ha fatto una promessa al suo. L’adattamento cinematografico di questa storia consente allora ai protagonisti di fare i conti col genitore e di riparare con l'immaginazione come dimostra un finale tutto da gustare con quintali di zucchero filato.
Mary Poppins rappresentò per Disney una sfida commerciale e personale vinta, e che ancora oggi riesce a tenere incollati molti bambini agli schermi televisivi durante le feste natalizie (sì, sono un po’ fuori stagione in effetti). Saving Mr. Banks, una sorta di padre-prequel, che dimostra come l’immaginazione possa far parte della vita di una persona da bambina, rovinarla per certi versi, per poi salvarla da adulta. Una pellicola sulle seconde possibilità: tutti deludono e vengono delusi ma raramente vengono concesse seconde possibilità nella realtà; e pensare che almeno nella nostra mente riusciamo ad essere perdonati o a perdonare, ha un qualcosa di consolatorio, anche se fintamente, non importa. È il nostro mondo, la nostra piccola isola felice che facciamo fatica a condividere, figuriamoci a mettere sul grande schermo!
Film gradevole, delizioso, dovuto ad un personaggio Disney che ha fatto la storia – del film ricade il cinquantesimo anniversario quest’anno – ma soprattutto dovuto alla sua autrice. Un cast scelto alla perfezione, con un Colin Farrell rispolverato e che riesce a dimostrare delle buone doti di attore nella parte del padre della Travers.
Inequivocabile che il film mi sia piaciuto e che consiglio di vederlo, specie a chi ha amato Mary Poppins, ma a premermi ora è anche un’altra riflessione: perché per almeno la metà del film mi è sembrato di essere esattamente come l’acida – quanto adorabile eh! – Pamela Lyndon Travers? Ho forse anch’io bisogno della mia “Mary”? Sicuramente qualcuno che mi metta a posto la stanza con uno schiocco di dita non sarebbe male.
In attesa che vento dell’est arrivi anche per me, sarà meglio iniziare, mi sa.

 

 

 

 

 

 

Saving Mr. Banks
regia
John Lee Hancock
sceneggiatura Kelly Marcel
con Tom Hanks, Emma Thompson, Colin Farrell, Paul Giamatti, Jason Schwartzman, B.J. Novak, Bradley Whitford, Ruth Wilson
paese Stati Uniti d'America, Regno Unito, Australia
lingua originale inglese
colore a colori
anno 2013
durata 126 min.

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