Print this page
Sunday, 23 February 2014 00:00

Orso d'Oro allo scorso Festival di Berlino: "Il caso Kerenes"

Written by 

Ritratto di famiglia in un interno – un claustrofobico violento volgare interno – è questo rumeno Il caso Kerenes di Calin Peter Netzer, meritato Orso d'Oro al Festival di Berlino dell’anno scorso. Appartiene all'alta classe rumena contemporanea, la famiglia Kerenes, composta di medici, architetti, sceneggiatori, uomini e donne (ancora) di potere nella Romania di oggi che continua a confrontarsi, come irrisolto trauma della crescita – come distopico parto (cui allude probabilmente il titolo originale Pozitia Copilului, che potremmo tradurre "presentazione fetale") – con i fantasmi di un passato che non si nomina mai, cui non si fa mai allusione, che in apparenza potrebbe perfino non esser mai esistito, ma che ritorna persiste imbeve di sé situazioni vicende sentimenti, il passato del potere impassibilmente crudele e amorevolmente feroce di Ceaușescu.

Barbu, trentenne rampollo di tale ricca e potente famiglia, con ammirevole leggerezza e incoscienza investe ed uccide un bambino; la madre Cornelia, vera tracimante protagonista della vicenda, non lesina soldi conoscenze facciatosta prepotenza per raggiungere i suoi scopi: da un lato salvare il figlio dalla galera, dall'altro riportarlo a sé, sotto un amorevole giogo che intuiamo pesante totale feroce. La donna procede allora, implacabile come impassibile schiacciasassi, alla metodica falsificazione della realtà, passando attraverso la sistematica denigrazione di chiunque provi umana pietà per il bambino morto e per la sua famiglia povera e semplice, siano essi poliziotti, infermieri, medici, per arrivare alla corruzione dei testimoni, portata felicemente in porto con spiccato e cinico senso degli affari. E l'italico spettatore – almeno è capitato a me – non può ad un certo punto esimersi dal pensare a come le modalità di esplicitazione del potere descritte nel film risultino vicine – pur nella loro inesausta diversità – alla vischiosa gommosa volgare nostra quotidiana viacrucis.
E tuttavia intuisci diverso il lor vivere chiuso e buio – è pur sempre il Paese di Dracula – e disperatamente privo di ansie tormentose. Solo alla fine, in un percorso di necessaria maturazione che Cornelia e il figlio s'avvieranno a intraprendere, balenerà la luce che scioglierà tutto il finallora trattenuto dolore in lacrime vere, consentendo loro di guardare negli occhi la madre del ragazzo morto, in un disperato silenzioso quanto esigente bisogno di autenticità. Il regista seziona la storia col bisturi affilato gelido sanguinoso della camera a spalla, come fosse reportage televisivo, costretta sempre all'inseguimento dei personaggi e delle voci, impietosa testimonianza senza apparente partecipazione dell'annaspare dell'antipatica signora – chiara personificazione metonimica del suo intero popolo – verso una maggiore consapevolezza.
"Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati" (Rm 8, 20-23). E con la speranza delle ultime parole di Cornelia alla famiglia addolorata, con le immagini della sofferta stretta di mano tra Barbu e lo zio del ragazzo da lui ucciso, che il film si chiude, moderna parabola su una sofferta ma forse possibile via di cambiamento.

 

 

 

 

Il caso Kerenes (Pozitia copilului)
regia
Calin Peter Netzer
con Luminita Gheorghiu, Bogdan Dumitrache, Vlad Ivanov, Florin Zamfirescu, Natașa Raab, Ilinca Goia, Mimi Branescu
sceneggiatura Calin Peter Netzer, Razvan Radulescu
fotografia Andrei Butica
paese Romania
lingua originale rumeno
colore a colori
anno 2013
durata 112 min.

 

Latest from Luigi Paolillo

Related items