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Thursday, 30 January 2014 00:00

Nebraska, la strada del perdono di Alexander Payne

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Ci riprova a fare il botto a distanza di due anni dal suo ultimo lavoro, Paradiso Amaro, valsogli l’oscar come miglior sceneggiatura, il regista statunitense Alexander Payne e stavolta lo fa con un road movie in stile retrò, un viaggio fisico che compiono due personaggi, un padre anziano con il figlio, viaggio che diventa il pretesto per scoprire gli scheletri nascosti della loro famiglia.

Un modo raffinato e minimalista quello di Payne di raccontare varie problematiche legate non solo alla naturale degenerazione mentale che può portare la vecchiaia, ma tutte le complicazioni di un padre anziano, Woody Grant, ex alcolizzato che crede di aver vinto un milione di dollari grazie ad un concorso della Mega Sweepstakes Marketing e che decide, con le buone ma più spesso con le cattive, di incamminarsi dal Montana al Nebraska a piedi contro il volere dei due figli e soprattutto dell’arzilla e combattiva signora Grant, interpretata da una magistrale e più che mai ironica June Squibb.
Il figlio minore David, più sensibile al desiderio paterno, tenta prima di dissuaderlo dall’impresa, ma poi decide di accompagnarlo lui stesso sino a Lincoln: David intraprende così il viaggio col padre assecondando i suoi capricci ma soltanto assumendosi questo rischio può finalmente conoscere a fondo il passato del padre e della sua famiglia. Durante il cammino il figlio scoprirà grazie a varie soste nella città natale di Woody tutti i sogni del padre, sogni divenuti illusioni nel tempo, le speranze ormai svanite, i primi amori, gli amici di tanti anni prima diventati più che altro nemici e avvoltoi pronti a chiedere credito e scoprire, interdetti, che la propria madre non era esattamente quel modello di giovane contadina di provincia illibata, casta e pura.
Il film è in continuo divenire ambientato nella provincia e lungo le strade per raggiungere il Nebraska, una meta non solo fisica ma che diventa sempre più, nello scorrere dei minuti, un luogo dell’anima; la scelta del bianco e nero, dei paesaggi e degli ambienti spogli restituisce un’atmosfera grigia e fuligginosa che ben si sposa con lo stato d’animo dei personaggi e del rapporto che lega i due protagonisti: un delicato gioco di luci, nebulose chiaroscurali che si riallacciano al viavai dei ricordi dell’anziano padre.
Il desiderio di incassare quella vincita tanto agognata da Woody rappresenta più che una voglia di riscatto personale, un’ultima chance di redenzione per ciò che non è mai riuscito ad essere: un buon padre. La vincita della sedicente lotteria infatti servirebbe solo per lasciare qualcosa ai suoi ragazzi, per farsi perdonare di tutte le mancanze di un padre distante ed alcolizzato; per sé il vecchio Grant riserverebbe solo un pick-up nuovo per ripercorrere la strada che gli resta ancora da percorrere.
Nonostante le verità amare che vengono fuori in più parti del film, la speranza e l’ottimismo trionfano in un perfetto equilibrio delle parti. David rappresenta il figlio che tutti vorrebbero, che si fa carico delle “follie” del padre e che lo accompagna in questa sua scanzonata avventura alla ricerca di questa lotteria, ma per lo spettatore non c’è alcuna ombra di dubbio: la vera vittoria, che vale più di qualsiasi cifra, è proprio l’avere un figlio del genere, un figlio che spende i propri risparmi per esaudire probabilmente l’ultimo desiderio del padre comprandogli quel pick up nuovo.
Autore e scrittore dotato, Alexander Payne realizza una nuova pellicola dove a farla da padroni sono i dialoghi, la sceneggiatura incalzante e divertente nonché la scelta di un cast azzeccato, in primis Bruce Dern nel ruolo di Woody Grant, ruolo che gli ha fatto già guadagnare la Palma come Miglior interpretazione maschile all’ultima edizione del Festival del cinema di Cannes. Reduce dall’Oscar sia per Paradiso Amaro che per Sideways – In viaggio con Jack nel 2005, Nebraska è in corsa agli Oscar in ben sei categorie: miglior film, miglior regista per Payne, miglior attore protagonista a Bruce Dern, miglior attrice non protagonista a June Squibb, miglior sceneggiatura originale a Bob Nelson, miglior fotografia a Phedon Papamichael.
Spesso sentiamo dire che ciò che conta non è la meta ma il viaggio, il cammino che ti porta verso quella data destinazione e Nebraska è proprio questo: un cammino nelle highways della memoria e della riscoperta di un padre divenuto bambino e quindi figlio in un perfetto cerchio che ci chiude. C’est la vie.

 

 

Nebraska
regia
Alexander Payne
sceneggiatura Bob Nelson
con Bruce Dern, Will Forte, June Squibb, Bob Odenkirk
fotografia Phedon Papamichael
paese Stati Uniti
lingua originale inglese
colore bianco e nero
anno 2013
durata 110 min.

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