“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Marcello Sacco

2022: l’ora della purga

Ci sono film e libri che funzionano come tonnare o semplici reti per la pesca: basta gettarle e aspettare, il pesce (sempre meglio che chiamarlo “significato” o “messaggio”, parole che danno l’idea di una sedimentazione diversa della “lezione” di un’opera) prima o poi verrà e ci resterà intrappolato.

La morte di Carmelo Bene e altri anniversari

È un anno di molti anniversari tondi, il 2022. Alcuni si impongono a tal punto da oscurarne ingiustamente altri. Il centenario della marcia su Roma se la dovrà vedere con la nascita dell’URSS, e la scelta forse dividerà le rispettive famiglie politiche.

Domenico Scarlatti, un jazzista del Settecento

Esiste una storia della musica che è fatta di piccole consapevolezze condivise intorno alla vita di alcuni geni musicali e al loro rapporto con la società, i committenti o, in ultima analisi, con il potere. Magari si tratta di versioni un po’ snellite dalla forza della sintesi; luoghi comuni, certo, che tuttavia non sono lontani dalla realtà.

Lagioia: ferocia nella città dei vivi

Una trentina d’anni fa, una gragnola di bottiglie di vodka piovve su una via di Bari terrorizzando i passanti. In particolare una ragazza, che quasi ci lasciava la pelle, individuò il terrazzo da cui volavano i proiettili di vetro, salì e prese per il collo il cecchino, un adolescente ubriaco fradicio che qualche decennio dopo sarebbe diventato uno degli scrittori più prestigiosi e influenti dell’attuale panorama letterario nazionale. Questa scenetta è un intermezzo tutto sommato gustoso, l’unico momento a suo modo divertente in un libro che tocca ben altri livelli di cupezza, La città dei vivi, scritto dall’ormai ex adolescente che gettava bottiglie dal terrazzo, Nicola Lagioia.

L’arte della citazione in contesto avverso

João Paulo Cuenca è un brasiliano poco più che quarantenne. Scrive ed è considerato uno dei migliori scrittori della sua generazione, ma questo ora non che è un dettaglio secondario o persino superfluo. Da noi non sarà molto famoso, comunque in italiano, di suo, trovate Una giornata Mastroianni (ed. Cavallo di Ferro), dove uno dei nostri attori più iconici diventa simbolo di una certa dolcevita da imitare anche per la gioventù d’oltreoceano, e il più recente Ho scoperto di essere morto (ed. Miraggi).

Alberto Sordi. Storia di un italiano all’estero

La filmografia dell’attore di cui oggi ricorrono i cento anni della nascita è sterminata e qui ci limiteremo a lambirla. Da archivista lungimirante quale è stato, Alberto Sordi ha antologizzato se stesso e il suo lavoro in quel celebre programma televisivo, Storia di un italiano, che lo ha fatto conoscere meglio anche a coloro che non avevano potuto vedere il pernacchio dei Vitelloni al cinema.

Studio della prima scena del “Don Giovanni”

In un video diventato subito virale, sia pure in un focolaio ristretto di pochi amici intellettuali (ora che conosciamo la virulenza vera dei virus possiamo ridimensionare anche la gittata delle nostre polemiche) due scrittrici italiane, Michela Murgia e Chiara Valerio, litigano amichevolmente su Franco Battiato. Il video è qui, ma riassumo: la prima dice che Battiato passa per un intellettuale, ma è un trombone; l’altra ribatte che sarà pure un trombone, ma è ballabile. Soprattutto le affermazioni della prima hanno sollevato un polverone nello stesso circoscritto focolaio. Molta gente ha infatti levato gli scudi a difesa del cantautore siciliano, che fra l’altro pare stia molto male. Sarei pronto a scommettere che la Murgia non ne sapesse nulla, però la cosa non poteva essere presa bene. Comunque, come spesso mi capita in questi casi, a me si è stretto il cuore per altri poveri bastonati che nessuno è corso a difendere, né in quella chiacchierata, né dopo.

Fellini, Pasolini, le tette e il culo

Quella che segue è una divagazione nata dalla lettura di un articolo o, per meglio dire, di un testo di una conferenza trascritta e pubblicata alla vigilia del centenario della nascita di Federico Fellini. Il pezzo ha aperto le danze di pubblicazioni e celebrazioni di questo ricco anno felliniano, è firmato Goffredo Fofi, è qui ed è molto bello. Parla della figura del matto e del marginale nel cinema del riminese e lo fa con grande competenza, vasta cultura cinematografica e conoscenza diretta di alcuni dei protagonisti del ’900 italiano. Fra l’altro suggerisce una spiegazione diversa dalla vulgata sulla rottura tra Fellini e Flaiano, forse causata non dall’invidia fra due artisti che, a parità di talento, godevano di un diverso grado di successo, bensì da certe reazioni inappropriate del regista dinanzi alla figlia minorata dello scrittore e sceneggiatore dei suoi film più belli.

Ken Loach e i ladri di pistolette

Se una nuova coppia Zavattini/De Sica volesse rifare Ladri di biciclette probabilmente ambienterebbe il film nel mondo dei rider, quelli che su due ruote si scapicollano sulle strade delle nostre città per consegnare pasti caldi, elettronica d'avanguardia o pacchi di libri sui danni dell'elettronica d'avanguardia e della gig economy.

Spagna, vuoto a rendere

Diceva Montesquieu che la Spagna ha fatto enormi scoperte nel nuovo mondo, ma ci sono intere zone di se stessa che le restano ancora sconosciute. La frase, insieme ad altre citazioni, si trova in esergo a La Spagna vuota (trad.: M. Nicola, Sellerio 2019), il bel libro di Sergio del Molino nel cui concetto di “vuoto” il lettore italiano troverà forse un corrispondente della nostra idea di “profondo”.

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il Pickwick

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