“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Gioacchino Toni

La rimozione di Dioniso nel cinema americano

“Ne La nascita della tragedia, Friedrich Nietzsche indica in Dioniso e Apollo le figure in cui si condensano i due aspetti principali della realtà: un fondo caotico da cui lo sguardo trae forme armoniche, che conferiscono al Caos un ordine – insieme compiuto e provvisorio. Osservata da questa prospettiva, la settima arte risulta arte tragica per eccellenza”. Andrea Laquidara – nel suo John Ford e il cinema americano. Ovvero la rimozione di Dioniso (Mimesis 2019) – segnala come ad Hollywood si sia sviluppata una tendenza volta alla rimozione di Dioniso ed intende affrontarla a partire dall’analisi di alcune sequenze tratte dai film di Ford.

I formalisti russi nel cinema alla luce del web

Più che alla semantica del discorso cinematografico, ai formalisti russi interessava la sua sintassi (il montaggio) in quanto, sostiene Pietro Montani nel volume da lui curato I formalisti russi nel cinema (Mimesis, 2019) – ove sono raccolti contributi di Boris Ėjchenbaum, Jurij Tynjanov, Victor Šklovskij, Osip Brik, Roman Jakobson, Jan Mukařovský, Jurik  Lotman – “dal loro punto di vista la sintassi del film disponeva della facoltà di esercitare una potente azione di ritorno sulla semantica stessa, emancipandola da ogni vincolo naturalistico”.

Arte e regimi 1960-1990 in mostra a Roma

La Galleria Mascherino di Roma continua ad indagare i rapporti novecenteschi tra arte e politica. Dopo aver dedicato Combat Art: Roma 1968-1978 al “lungo Sessantotto” della scena romana, ora è la volta della mostra Arte e regimi 1960-1990, dedicata ai rapporti tra le neoavanguardie artistiche europee e i regimi totalitari del XX secolo.

Il principio ideo-motore nell’arte di Duchamp

“In un mondo in cui l’occhio e tutti gli altri sensi umani sono sottoposti ogni giorno a una serie di prove psicologiche in forme e modalità accresciute, continue e per lo più inconsapevoli, l’arte di Duchamp rappresenta, ancora oggi, un esercizio per collaudare non solo la nostra capacità di vedere e percepire, ma anche di esistere. Se vivere significa emanciparsi dall’incatenamento a uno scopo determinato, allora l’arte, quando funge da test, può servire a misurare, di tanto in tanto, quanto siamo davvero consapevoli della nostra libertà”. Così Marco Senaldi presenta il suo Duchamp. La scienza dell’arte (Meltemi 2019), volume incentrato sul legame tra l’opera dell’artista francese, l’estetica sperimentale e la ricerca psicofisiologica.

Oltre il sensazionalismo: l’arte di Francesca Alinovi

Quando sul finire degli anni Ottanta ho messo piede al DAMS di Bologna, la tragica fine della giovane ricercatrice Francesca Alinovi, avvenuta all’inizio del medesimo decennio, faceva ancora a tutti gli effetti parte della “mitologia damsiana”: doveva essere chiaro a chi si apprestava a frequentare tali ambienti l’universo maledetto che lo attendeva. Insomma, se nel migliore dei casi, a detta di non pochi bempensanti consiglieri non richiesti, la giovane matricola se la sarebbe cavata col buttare il proprio tempo in inutili dionisiache lezioni in cui “si canta, si balla e si dipinge sui muri anziché studiare davvero”, non era però da escludere una sua possibile discesa negli abissi più spaventosi.

Anyone Can Do It! – Do It Yourself!

Il saggio di Giovanni Catellani La filosofia dei Sex Pistols. Chiunque può farlo, fallo tu stesso! (Mimesis 2019) prende il via dallo storico concerto tenuto dalla band londinese alla Lasser Free Trade Hall di Manchester il  4 giugno del 1976, quando “quattro ragazzi arrivano sul palco per un concerto che è un conglomerato di incapacità tecniche e approssimazione, ma succede qualcosa. Un evento”.

Storie nere che ritornano: “I morti siete voi”

Luca Cangianti è uno scrittore dotato di estrema originalità; basti ricordare il suo romanzo d’esordio Sangue e plusvalore (Imprimatur, 2015), opera horror soprannaturale ambientata tra le barricate della Parigi comunarda e le fabbriche della Londra vittoriana che ha come protagonista un giovane Karl Marx – sì, proprio quel Marx – alle prese con creature da incubo.

L’epoca del “gez”. Jazz e fascismo

Le difficoltà incontrate dalla musica jazz in Italia sono note: osteggiata sin da subito dal fascismo, ha poi dovuto fare i conti nel dopoguerra sia con il “conservatorismo cattolico sessuofobico” che con un certo antiamericanismo di sinistra, oltre che con l’ottusità pedagogico-musicale dei Conservatori restii a prendere anche solo in considerazione le culture musicali extraeuropee.

Viaggio nella letteratura noir

Non è semplice dare una definizione di Noir. “Per molti, non necessariamente poco edotti, il Nero è omologabile a tutti gli effetti al Giallo, solo eventualmente un po’ più violento e movimentato; per altri, meno semplicistici, diventa tout court sinonimo dell’hard-boiled, la “scuola dei duri”, il giallo d’azione all’americana; per altri ancora, i più sofisticati, si riduce a propaggine secolarizzata del Gotico pre-romantico e romantico (si definiscono “romanzi neri” anche le opere della Radcliffe, di Lewis, di Maturin, ecc.), in cui il soprannaturale metafisico viene sostituito dalla patologia sociale, esistenziale e psicologica. Tutte queste affermazioni sono in minima parte vere e nessuna lo è affatto. Il fascino irresistibile del Noir risiede proprio in un’aura che permea ma non determina”. Così scrive Walter Catalano in apertura della Guida alla letteratura noir (Odoya edizioni, 2018), da lui curata, a proposito della difficile e controversa definizione di quella materia magmatica e sfuggente che è il Noir e su ciò, nella prima parte del volume, intervengono Luca Ortino, Giuseppe Panella, Pasquale Pede, Leopoldo Santovincenzo, oltre che lo stesso Walter Catalano.

Guida alla modernità della pittura di Masaccio

Tommaso di ser Giovanni Cassai, detto Masaccio, nato nel 1401 a Castel San Giovanni, l’attuale San Giovanni Valdarno nell’aretino, può essere considerato colui che in pittura apre la stagione rinascimentale adottando una resa spaziale rigidamente sottoposta alle leggi della prospettiva scientifica, un uso accurato di luci e ombre finalizzato al conferire plasticità alle figure e una intensità emotiva senza precedenti.

Page 6 of 18

il Pickwick

Sostieni


Facebook