“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Dario La Mendola

Il racconto impreciso

So che, a questo punto, il racconto avrebbe dovuto cominciare. Non ricordo come, tuttavia avrebbe dovuto. Mmm, però non comincia.
Cosa dicevo ieri? Dicevo: scrivitelo, come cominciare, scrivitelo altrimenti lo dimentichi! E infatti, eccomi qui a ricordarmi che mi ero detto che l’avrei dimenticato. Be’, in qualche modo dovrei cominciare. Dovrei, no?

Moi qui marche (in via Etnea)

Sarebbe troppo scontato raccontare uno spettacolo di marionette cominciando dal contesto. Sarebbe troppo scontato, e di poco gusto, ricordare che tutto andò in scena (in una scena protetta, certo; e ci mancherebbe!) mentre l'atmosfera fuori l'uscio del teatro si mostrava minacciosa per un sociopatico in cerca di quotidiani adattamenti positivi. Ma di adattamenti parliamo; e nulla è dunque scontato.

Ecologia dei sentimenti

per C. M., nato a Favara,
deceduto ad Agrigento, presso i portici di piazzale Rosselli
nel dicembre del 2017, a 71 anni

 

 

 

Un duplice studio, effettuato da alcuni scienziati, evidenziò un curioso paradosso. Nella prima analisi sottoposero lo stesso test di intelligenza a due individui di pari capacità intellettive, i quali vivevano in ambienti differenti, e i risultati furono altrettanto differenti.

Sicilia, perdonami

C'è una sorta di isomorfismo tra i sentimenti e la natura.
Sandro, quando eravamo adolescenti, aveva paura di diventare come quei siciliani cretini che affermano di vivere nell'isola più bella del mondo. A loro basta il sole caldo, un tuffo al mare a novembre, svendersi per qualche voto e poi non gli importa altro. Soprattutto non gli importa nulla di te. Anche perché non sanno nemmeno che esisti. Sì, certo: ti vedono. Ma vederti, in Sicilia non implica che tu esista.

La notte e la recensione

Prologo. Il recensore è un essere notturno, solitario, che vaga addormentato per gallerie e teatri, annuendo meraviglia, annotando su carta la commozione della sua anima. Spesso è guidato, raramente è spinto dalla sua volontà. Perché sa, sa in quale zozzo cesso andrà a ingoiare la propria rassegnazione. E che non siano molte le belle occasioni, non aiuta. Ma riempiono bene il vuoto. Poi, davanti lo spazzoleranno, dietro gli sputeranno. Di cosa vive colui che vive di recensioni di vite altrui?

Raccolta di sentimenti privati

Il tempo si conta da un'olimpiade a un'altra: lo hanno insegnato i nostri antenati ellenici. E un'olimpiade fa, all'incirca in periodo primaverile, al termine degli studi universitari effettuati a Palermo, e in preparazione del ritorno ad Agrigento, prima in solitudine, poi in compagnia di amici artisti, proposi la fondazione di una scuola artistica agrigentina.

Delle radici, la fragilità dei sentimenti

Gaston. Forse si è sempre proceduto per una determinazione degli enigmi. Ciò ha portato a una confezione di cose, sì, le quali sono lontane: come il pittore che, per bellezza, rappresenta; e non come la notte che, per svelare, copre. Chissà se questo è il momento adatto per discutere di natura. Siamo nel 2017, al quinto piano di un palazzo di periferia.

Del vestire

Non so se al lettore è mai passato per la mente in teatro, durante l'attesa della magica apertura del sipario, di correre in platea completamente nudo, strillando come una bambina capricciosa. Che c'è di strano? Probabilmente sarà una sensazione di libertà estrema. Se potessi tradurre questa sensazione in un sapore, penso che sceglierei un cono gelato al cioccolato e limone, farcito di chiodi e cavi elettrici, che sta per gocciolare su un paio di pantaloni e scarpe bianchi, simili a quelli indossati dai marinai insomma, seduto in posizione del loto sopra un lussuoso tappeto persiano.

Non si recensisce mai abbastanza

Gennaio è stato il mese della fiera. Sì, quella di Bologna. Ci penso da dicembre. Arte e natura era il motivetto di quest'anno. Ho letto tutto quello che è stato scritto: le interviste alla Vettese; le opinioni sulla Vettese; i documenti della Vettese; le didascalie delle foto in cui c'era la Vettese.
E poi, ancora a digiuno: le mappe di ArteFiera; i programmi delle gallerie bolognesi; la mostra del pittore che dipinge come uno che sta a pochi chilometri dal mio quartiere; le critiche mosse alla grafica minimal dell'evento; le informazioni edite tutte dalla stessa casa editrice; quelle due di SetUp, sempre in posa, che si sono ispirate a Kierkegaard (ma chi, Søren, davvero lui?). Alla fine ad ArteFiera non ci sono andato, ma l'ho sognata. Ed è stato divertente.

La stravagante invenzione del bene

"... si è sempre sentita a casa tra le lenzuola".
(Alba Contino)

 

"... una specie di autocommiato
 che al pianto ha soffiato".
(Salvatore Cucchiara)

 

Fa comodo sapere che un po' di amore c'è per tutti.
Se poi c'è veramente, questa è una cosa fragile come il rossetto. Quando nasconde il vuoto e poi lo rivela. Ammettiamolo: moriamo dal desiderio di spogliare ciò che ci seduce, perché immaginare la nudità è complicato. Fornendo un esempio...

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