“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Simone Gravina

“Zack Snyder’s Justice League”: The Snyder Cut

Dal 18 marzo è finalmente disponibile in streaming in Italia (su Sky Cinema Uno e Now Tv) un film che è entrato di diritto nella storia e nella mitologia di quella grande saga che è il Cinema: The Snyder Cut, la director’s cut di Justice League, o meglio Zack Snyder’s Justice League.
Prima però, è doverosa una premessa, quasi una “origin story”.

“Wonder Woman 1984”: recensione con spoiler

Ci sono film che dividono, che fanno parlare di sé oltre il limite consentito dal buonsenso, oltre il confine immaginario tra la percezione di ciò che si è visto e la coscienza individuale sempre pronta a scalpitare ad ogni emozione lasciata nuda all’occhio dello spettatore.
Wonder Woman 1984 in questo è una gigantesca matrioska.

Giorni di caccia

Torna la notte, e con lei si accendono le tenebre − spiragli di vicoli addormentati − cullate dalle luci calde e leggere sospese tra cielo e terra, tra strada e ricordi, petali, accordi.
Torna la notte, nell'abito scuro del blues, note di inchiostro, di labbra incarnate nel rock.
Emozioni in perenne conflitto si danno addio per ritrovarsi amanti nell'album d'esordio (autoprodotto) di Jennifer V Blossom (alias Valentina Costanzo), Hunting Days, frutto di una maturazione intima e musicale cullata nel corso di una lunga esperienza artistica che aveva all'attivo il progetto The Over the Edge.

L'infinito e il nulla: Amore, Altrove...

Sento spesso dire che il periodo in cui viviamo è caratterizzato dalla morte dei valori, dell'arte, della letteratura. Che lo spirito giovanile rifiorito con il Romanticismo sia svanito. Ebbene, la penso diversamente, perché se la storia ci insegna qualcosa, è la ciclicità. Questi momenti di magra servono ad intramezzare nuove ere artistiche, con nuove sensibilità, nuovi geni, nuove correnti, nuove filosofie. Siamo le generazione di quelli, che uscendo fra amici, sentono frasi di disgusto verso ogni rinvigorente forma di pensiero, in favore di un messianico progresso tecnologico. Cari signori, sono il pensiero e la sua ricerca costante nei meandri dell'ignoto a dare la spinta e la curiosità di avanzare e progredire nella tecnica e nei tecnicismi che tanto si vuole porre al di sopra di tutto. Al di sopra di questi anni di lutto.

Percy Bysshe Shelley – L’Estasi nel vento.

Chimera invidiabile, nella bellezza indefinibile delle sue forme.
Sembianza di sogni interminabili e vagabondi, senza rimorso e senza dimora – selvaggia!
È la metafisica di Percy Bysshe Shelley.
Discepolo nella natura e della vita senza freno, sonno dall’indefinibile astrazione.
Nato a Field Place (Horsham – West Sussex), erede del secondo baronetto di Castle Goring, nonostante le aristocratiche origini ha sempre preferito la grandezza di spirito a quella di lignaggio. Condottiero di penna, è stato attivista e voce per le classi meno agiate, ad esempio, cercando di far comprendere l’inutilità di un'eccessiva meccanizzazione della manodopera (fenomeno che avrebbe diminuito e leso la forza lavoro delle classi operaie già indigenti). Incuriosito dalle idee anarchiche del filosofo inglese William Godwin, si dichiara suo discepolo, facendogli visita; della di lui figlia Mary diviene il compagno, portando così alla rovina il precedente matrimonio con la giovane Harriet Westbrook.

Manfred – L'uomo e il superuomo byroniano

 

Quando si parla di Romanticismo inglese, prima o poi ci si deve fermare un attimo; solo un attimo, pieno di esitazione e stupore, di fronte al gigante che incrociamo sul cammino passeggiando tra viali fioriti di versi e nuvole, pregni di avventuroso sentire dell’anima. E quel gigante (non solitario sul trono dei Grandi) ha saputo trarre, dalla sua forma e dalla sua vita, gli ingredienti reali per quello che sarebbe stato uno degli episodi più intensi ed estetizzanti nel raccolto poetico di quella stagione storico/emotiva che va dalla fine del ‘700 ai primi dell’ '800.
Il suo nome è George Gordon Byron.

John Keats – Ode su un'urna greca

Sempre un piacere estremo, quello di poter parlare di una poesia.
Soprattutto se è una poesia che si ha amato.
Soprattutto se è una poesia dipinta sulla tela raffinata della genialità.
Soprattutto, se è una poesia di Keats.
Un mistero senza mistero, un'eco senza voce, solo piccole gocce e gocce su di un mare sconfinato.

Sergio Gioielli e le verità necessarie

Cosmo. Dal greco “còsmos”, ovvero ordine.
Da sempre l’uomo ha cercato, tramite l’arte, di porre un ordine alle cose. Scovandolo dall’immaginario e fluttuante regno della fantasia.
Probabilmente il termine fantasia deriverebbe da “Phantasòs”, che significa  “apparizione”. E, a differenza dei due fratelli Phobetòr e Morpheus, non direbbe mai la verità. Questi i tre “Oneiroi”, incarnazioni dei sogni, da sempre le porte tra la terra ed il cielo.
Sogno è ascensione senza meta, partire verso chissà dove, chissà quando, chissà perché.

Dal bianco al nero, dalla carta ad Amano

Distratto, magnifico ed impetuoso mi sento, dopo aver “toccato” con mano (una mano speciale fatta di dita asensoriali, esposte all’immaginifica e folle sfera delle idee), alcune delle opere del maestro Yoshitaka Amano (classe 1952 – Shizuoka).
Artista eclettico, ha ridefinito come pochi (a mio avviso), i sempre più labili confini tra tecnicismo artistico ed espressione pittorica. Attraverso le liquide evanescenze di acquerelli e chine, tempere ed altre desinenze più solide (come ad esempio incisione su legno), ha dato vita a quello che sarebbe l’invidia di un qualsiasi cultore di emozioni.

Un viaggio nel mondo di Lucio DDT Art

Il viaggio nell’arte è una misteriosa consuetudine dell’animo umano, spinto dalle insopportabili pulsioni di idee, pensieri, desideri e parole inespresse. Insopportabili non per esigenza di negare tali “portali” sull’inconscio sopito che ognuno porta dentro di sé, ma perché esplosione movimentata di crepuscoli semi-indipendenti che, pur legati dalla coscienza ospite, tendono ad evadere, disegnando strani nuovi corridoi creativi che, sia per l’artista, sia per il pubblico, conducono l’irreale a disegnarsi, scolpirsi, descriversi, scoprirsi.
Nuovi mondi in modi nuovi, o nuovi modi del vecchio mondo.

il Pickwick

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