“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Cinema

Cinema La sala delle immagini

«Nel buio un fascio di pulviscolo bianco si diresse al telo dinnanzi: si generarono immagini. Apparvero donne e uomini in strade mai viste e guglie, ciminiere, ponti, campanili tra case. Apparvero mondi, apparvero storie».

Tuesday, 06 February 2018 00:00

“Loveless”: il mondo è senza scampo

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Il film Loveless − Premio (meritatissimo) della Giuria a Cannes nel 2017 − è ambientato nella Russia di oggi e racconta una storia in apparenza comune. Non solo in apparenza, in realtà, perché davvero la storia di due persone sposate che non si amano, con un figlio (solo uno) e che condizionano la sua serenità a causa del loro non-amore è molto diffusa. Ma è anche una storia non tipicamente russa, bensì molto occidentale, perché la famiglia in questione è benestante, per quanto, nonostante l’agiatezza, lo stabile in cui vive è un palazzone che riporta immediatamente l’immaginario dello spettatore al recente passato sovietico.

Wednesday, 17 January 2018 00:00

Vasame, pe' chesta vota vasame

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La tromba delle scale ellittiche di Palazzo Mannajuolo, i gradini e i passamano barocchi, il frastuono silente e i colpi di pistola a sigillo di un amore morboso: la scena iniziale di Napoli velata, sapientemente ripresa da Ferzan Özpetek, è un vortice turbinoso che stordisce lo spettatore e lo introduce sotto il velo di Eros e Thanatos che da secoli attanaglia Partenope.
Vivere a Napoli, parlare di Napoli, sapere che Napoli è la cosa più vicina alla morte e alla vita nello stesso tempo; c’era davvero bisogno di un film così per ricordarci della bellezza sacra e profana di questa città?
Forse sì, forse no. Dipende da quanto si ami Napoli, e da quanto la si odi.

A riprova di come gli studi filmici e visuali inizino a prendere in considerazione le produzioni africane e afrodiasporiche e, soprattutto, di come sia possibile farlo mettendo in discussione la tradizionale prospettiva occidentale, occorre segnalare il saggio Lo schermo e lo spettro. Sguardi postcoloniali su Africa e afrodiscendenti (Mimesis, 2017) di Leonardo De Franceschi, docente di Teorie e pratiche postcoloniali del cinema e dei media all’Università Roma Tre.

La Coney Island degli anni ’50, attori di grande calibro come Kate Winslet in splendida forma nel ruolo di protagonista tormentata, una fotografia impeccabile, una trama che va dal romantico al drammatico passando per il thriller: questi gli elementi dell’ultima fatica cinematografica del registra Woody Allen.

Saturday, 16 December 2017 00:00

Il tesoro anarchico dei rom

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Il tempo dei gitani è un film sull’itineranza di una famiglia rom. La storia di questa famiglia inizia in un villaggio della Jugoslavia ancora unita, di cui tutti erano membri. Così pareva. Ma anche lì, gli “zingari” ne hanno poi fatto realmente parte? A guardare il film, si ha l’impressione di una nomade autosufficienza della comunità rom, di un suo vivere ai margini, e non soltanto per scelta “ideologica” o lirica.

Thursday, 14 December 2017 00:00

Il cinema come esperienza audiotattile

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Alle teorie filmiche che hanno storicamente privilegiato un approccio di tipo oculocentrico, Antonio Iannotta, docente presso la University of San Diego e alla San Diego State University, considerando, invece, il cinema come esperienza audiotattile, risponde con il suo ultimo saggio: Il cinema audiotattile. Suono e immagine nell’esperienza filmica (Mimesis, 2017). “I suoni sono macchie: anche se non li percepiamo immediatamente, ci toccano, ci sporcano, attecchiscono su di noi e lasciano una traccia che continua ad agire nel nostro inconscio di spettatori audiovisivi [...]. È a partire dalla relazione tra la macchina cinematografica e lo spettatore, sempre più centrata sui sensi, che il cinema sviluppa una formidabile qualità audiotattile”.

Sunday, 10 December 2017 00:00

Piovono pietre, ma Davide sconfigge Golia

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Piovono pietre, di Ken Loach, è ambientato nella Manchester post-thatcheriana. È un film del 1993 che descrive la difficile sopravvivenza di due famiglie operaie; di due operai amici, che vivono assieme il dramma della disoccupazione cercando di aiutarsi. In questi tempi di ultra-capitalismo selvaggio e di precariato globalizzato, reputo importante parlare di lavoro, di valori, di diritti, di equità. E così, riprendo Ken Loach, maestro semplice della classe operaia.

Cosa è l’idiozia? Come si vive da idioti? Chi è veramente idiota? (ammesso che sia possibile definire i limiti e gli ambiti in cui incasellare gli altrui comportamenti ed atteggiamenti). È su questi temi che ci invita a riflettere, come sempre attraverso modi e formule espressive forti, antagonisti ed esasperati, Lars von Trier con il suo film Idioti.
La trama del film è la seguente: un gruppo di giovani amici decide di intraprendere una sorta di esperimento socio-psicologico: fingersi idiota e mostrarsi senza freni inibitori, nei suoi simulati, ricercati, talora poco sostenibili eccessi di demenza, alla benpensante popolazione di una cittadina danese (sicuramente più civile e meno giudicante delle nostre, da quel che si vede nel film... chissà cosa sarebbe successo in Italia...!).

Saturday, 02 December 2017 00:00

“This Is Us”: l’ingenuità e la vita

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“Tu non sei solo la mia grande storia d'amore, Rebecca, tu sei stata la mia grande svolta. E la nostra storia, anche se ora non sembra proprio, ti assicuro che è appena cominciata”.

 

Avete presente i monologhi cinici di Woody Allen sulle coppie, la vita, l'amore e tutti i fatti dell'esistenza che pare nascondano sempre un doppio fondo isterico e frustrato? Bene, dimenticateli. Dimenticate anche (solo per un po', mi raccomando) la coppia Sartre-de Beauvoir, insieme a tutte quelle cose super colte e super critiche utilissime ed essenziali per smascherare i cliché della nostra società e dei rapporti che in essa si instaurano. Non vi chiedo di lasciarvi intenerire al punto di diventare degli esseri molli senza spina dorsale, né di ottenebrare del tutto la sacrosanta capacità di riconoscere le trappole melliflue che la serie tv di cui a breve parlerò spesso gioca nella sua narrazione.

Wednesday, 29 November 2017 00:00

“Black Mirror”, perché il peggio deve ancora venire

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Cresce l’attesa per l’arrivo della quarta stagione della serie britannica Black Mirror che sarà un reboot delle precedenti stagioni e che promette come queste di sconvolgere il pubblico mondiale, rimanendo il più possibile fedele a se stessa. Nell’epoca in cui “se non guardi serie tv sei fuori dal mondo”, tocca – per chi non l’ha ancora fatto, o non ci aveva pensato, o non gliene è mai importato nulla – rivedere le precedenti tre stagioni per capire le ragioni dell’attesa e i motivi dello scalpore.

Saturday, 25 November 2017 00:00

Oltre la pioggia, la felicità

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Chiudo gli occhi e scorre dentro ad essi il fiume di pioggia pressoché incessante del film. Una bella idea, una originale realizzazione e un’ottima resa cinematografica. Questo splendido film d’animazione di Alessandro Rak è stato infatti premiato, per citare due kermesse, allo European Film Awards e al Raindance Festival di Londra.

I Manetti Bros. colpiscono nel segno anche con il secondo lungometraggio, Ammore e malavita, presentato lo scorso settembre al Festival del Cinema di Venezia. Il dilemma, più simbolico che storico, con cui parte il presente articolo è il seguente: è nato prima il musical, oppure la sceneggiata (napoletana, ovviamente)? Perché di Ammore e malavita è stato scritto che è un musical, ma in realtà non si rifà – né rifà il verso − al genere di origine operistica poi adattato su misura al gusto “ammericano”, un po’ barocco, naïf e ridondante, ma a quella specifica, specialissima, incomparabile, commedia napoletana condita di musica e canti e di un pathos caricaturale e paradossale oltre i limiti di una realistica tollerabilità emozionale che va sotto il nome, per l’appunto, di sceneggiata.

Saturday, 11 November 2017 00:00

Il sublime paradosso di “Violent Cop”

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Violent Cop è il primo film di Takeshi Kitano. Vi si racconta la storia di un poliziotto, Azuma – interpretato dallo stesso Kitano − che agisce in maniera eufemisticamente poco canonica: egli, disobbedendo ai suoi superiori, usa di propria iniziativa metodi violenti contro i criminali.

“So di star raccontando in maniera cretina una vita immaginaria. Ogni autobiografia è sempre immaginaria”. Dice una voce. Su questa voce si sono compiuti studi, tesi di laurea, mentre divideva appassionati e detrattori in ogni parte del mondo. È la voce di Carmelo Bene. Di nuovo viva, a quindici anni dalla scomparsa. È stata ritrovata dal regista Giuseppe Sansonna ed è diventata narrante nel docufilm Tracce di Bene, in programma alla Festa del Cinema di Roma e in onda su Sky Arte il 2 novembre.

Tuesday, 17 October 2017 00:00

Il ritorno dei replicanti: "Blade Runner 2049"

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Quando si alza il sipario è innanzitutto la musica a rapirti. Gli strumenti utilizzati per crearla sono gli stessi impiegati nella realizzazione di Blade Runner, uscito nel non più tanto lontano 1982, e le melodie di nuovo incorporano le immagini, le quali si stagliano, dal primo respiro del film, su di una vastità imponente e desolata, che taglia il fiato. Così la pellicola avvolge ogni più piccolo dettaglio, non lo aggira mai, né lo suggerisce in una seducente nuvola di sensazione, sviscerando fin quasi all’ossessività ogni minuscolo grumo della trama.

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il Pickwick

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