“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Teatro

Teatro La ribalta di legno

«Le quinte di stoffa con le porte in rilievo, le finestre di vetro dipinto, i vasi coi fiori di carta. In alto una lampada faceva da giorno mentre la notte veniva con la parola “notte”. In terra, una botola, dalla ribalta portava sul retro, dov’erano pronti gli attori».

Quindici talenti. Tanto costano i servigi di Euripide. Euripide, il drammaturgo a cui dobbiamo la più famosa rappresentazione teatrale di Medea, ripresa poi da altri: emblema di donna vendicativa perché tradita dal marito, folle di dolore tanto da uccidere i suoi stessi figli. Simbolo dell’irrazionalità che è tipica della donna.

Don Juan è un personaggio indimenticabile, perché fin dal principio della sua storia rifugge ad ogni classificazione. Ogni sua azione si pone in contrasto su ciò che è, la sua essenza, e ciò che dovrebbe essere nello specchio della società. Mozart ce lo presenta in quello che è stato definito “dramma giocoso” come figura buffonesca, nonostante la sua origine nobile. Ironico proprio perché sfuggente, nonostante la sua coerenza narrativa.

A partire dall’Umanesimo, e in seguito col Rinascimento, il teatro come forma d’arte ha intrattenuto un certo rapporto ambiguo con la realtà. Se per i Greci la questione era la verità intesa come Aletheia, ossia uno svelamento di ciò che è nascosto sotto le pieghe della realtà per un suo emergere evidente davanti agli occhi, per l’Occidente sorto dal cantiere sperimentale del Medioevo, la questione si spostava, e non solo in teatro, verso la rappresentazione del reale. Calderón de la Barca parla di Gran teatro del mondo, ne accenna anche Shakespeare. Appare sempre più evidente con l’epoca barocca che il mezzo teatro vuole essere uno specchio del reale.

Wednesday, 27 October 2021 00:00

La nostra meta è la fine

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Desiderare la fine come unico rimedio ad una vita che non gli è congeniale, anticipando il suo arrivo con il gesto estremo di lanciarsi dalla finestra è ciò che il professor Shuster fa in Piazza degli Eroi, testo di Thomas Bernhard messo in scena al Teatro Mercadante da Roberto Andò.

Tuesday, 26 October 2021 00:00

Due avvistamenti teatrali

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Un incontro tra generazioni lontane, idealmente rappresentate da una nonna e un bambino che si incontrano per le strade di una notte solitaria che riunisce le loro solitudini, racconta di un bimbo di sette anni che scappa di casa e di Lina, che ha dieci volte sette anni ma anche lei è scappata da quella che dovrebbe essere la sua casa ora. I due attori si muovono sulla scena sul tappeto musicale di Enrico Messina, composto da un mix di musiche al pianoforte di Gershwin e dello stesso Messina: i loro dialoghi sembrano destrutturati fino a un punto zero, che ricerca la descrizione senza orpelli di sentimenti senza infrastrutture inquinate da altro. Ma l’affanno della semplicità mi pare diventi spesso leziosità in metafore fin troppo basiche per essere coinvolgenti, e la tenerezza di una storia di amicizia fin troppo vista è stucchevole.

Saturday, 23 October 2021 00:00

Leopardi, con teiera e sabbia

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Il palco del Teatro TRAM a Port’Alba è occupato da un cantiere completo: trabattello, telai in tubature, un tavolo da lavoro sul proscenio, luci polverose e teli di plastica poggiati qua e là in attesa che un qualche lavoro edile riprenda. Accanto al tavolo, unico scoperto, si intravede sulla sinistra dello spettatore una grande poltrona in stile barocco. Completano il cantiere qualche casco di sicurezza e una serie di valigie.

Wednesday, 20 October 2021 00:00

Il dolore sospeso e corporeo di Marguerite

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Una piccola sala, pochi posti su panchine di gomma. Buio, nero, tre punti luce che rischiarano la scena. È un interno, una stanza con sedie, una poltrona, un tavolino da tè con delle tazzine e un telefono, valigie e fogli sulle diverse superfici. Dietro il tavolino una colonna con dei fogli impolverati e un divisorio.

Friday, 15 October 2021 00:00

La città dei malati

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Vedo Hospes come una città o un piccolo villaggio circondato da mura di plexiglass trasparente. È un materiale al quale ci stiamo abituando. Se, in qualunque posto andiamo, scorgiamo la presenza di pannelli in plexiglass sappiamo che sono lì per proteggerci. Ci tengono separati dagli altri, servono a distanziarci, ad evitarci contagi.

Thursday, 14 October 2021 00:00

Marthaler o l'inizio di questa mia malattia

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Nome?
Auguste.
Cognome?
Auguste.
Come si chiama suo marito?
Auguste, credo.
(dialogo tra Alois Alzheimer, medico,
e Auguste D., paziente)

 

 Cosa mi stava succedendo?
(Virginia Woolf)

 

Sunday, 10 October 2021 00:00

Fondamenti del Teatro: una lettera di Leo a Enzo

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L’ultimo fine settimana di settembre mi ha portato a contatto con due opere in sé molto diverse per approccio drammaturgico, estetico e politico, ma in qualche modo correlate proprio nel loro essere opposte. Come le piante del mito indiano una ascendente verso l’alto, l’altra discendente verso il basso intrecciano i loro rami e diventano la casa, non più degli dèi, ma delle immagini.

Il pubblico del Teatro Argentina, in occasione del Romaeuropa Festival 2021, ha danzato sulle note dei Tears for Fears insieme ai meravigliosi corpi dei danzatori della Compagnia del coreografo israeliano Emanuel Gat nella creazione dal titolo LoveTrain2020.

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