“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 27 November 2013 01:00

Il quadernaccio di Sam Weller (n. 11): Walther von der Vogelweide – für Lia di Anselm Kiefer

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Sam Weller non ha potuto che fare approfondimenti, non tanto sulla figura di Anselm Kiefer (intorno alla quale, poi, varrà la pena spendere due parole), ma sulla poesia di Walther von der Vogelweide, poeta alto-tedesco vissuto a cavallo tra il XII e il XIII secolo, da cui l’artista prende le mosse. E questo perché si tratta di una mostra molto particolare, una sorta di saluto e omaggio a Lia Rumma, come ben si può vedere dal titolo della mostra. E si tratta, come dire, di una “monografia”, un resoconto prezioso e materico di quella che è la ballata più famosa del poeta tedesco, Under der linden, all’interno della quale si racconta di un incontro amoroso di due giovani, lì sotto le frasche del tiglio, albero caro alla tradizione germanica.

Anselm Kiefer ha bisogno di poche presentazioni. È un artista che della provocazione ha fatto la sua arma, a volte riuscendovi a volte meno. Scalpore fece nel 1969 quando, nel bel pieno del dramma della Germania post-hitleriana, quella che voleva fare i conti con il proprio passato cancellando quella parentesi funesta, il nostro artista si faceva fotografare in atteggiamento di saluto nazista dinanzi ad alcuni monumenti o paesaggi della Germania. E nella sua arte, bisogna pur dire, riecheggia una “germanità” (si conceda il pessimo neologismo) primordiale e primitiva, una rappresentazione delle forze oscure della natura e della potenza dello spirito germanico capace di coglierle, che fa di lui un’artista non di certo politico (in senso stretto) quanto mistico e nazionalista. Insomma, che piaccia o no (a Sam Weller, ad esempio, non troppo), il lavoro di Anselm Kiefer, abbandonate le provocazioni della gioventù, si è rivolto a una ricerca sulla natura, non per restituirle il suo valore materiale e concreto, bensì per accentuarne la rappresentazione (davvero troppo umana) misterica e primordiale.
E in questo senso va interpretata la lettura per immagini e materia che Anselm Kiefer fa della bellissima (quasi licenziosa) ballata medievale di Walther von der Vogelweide. Il testo della poesia è veramente efficace, morbido e sensuale, fresco come il vento, concreto come la pietra, per cui si conceda a Sam Weller di citarlo per intero: “Sotto il tiglio / nella brughiera, / dove noi due avevamo il nostro letto, / lì potete trovare, / spezzati entrambi, / fiori colorati ed erba. / Tra la boscaglia nella valle, / tandaradei, / cantava dolcemente l’usignolo. / Arrivai camminando / fino al prato, / il mio amato era già lì. / E lì fui accolta / – Santa Vergine! – / in un modo per cui sarò sempre beata. / Se mi baciò? Mille volte! / Tandaradei, / guardate com’è rossa la mia bocca. / Lì aveva preparato / così riccamente / un letto di fiori per noi due. / Un passante sorriderebbe / ora tra sé, / se arrivasse nella radura. / Tra le rose egli potrebbe, / tandaradei, / scoprire dove poggiava la mia testa. / Che egli è stato accanto a me, / se qualcuno lo sapesse / (Dio non voglia!) mi vergognerei. / E quel che ha fatto con me / nessuno mai / dovrà sapere, tranne lui e me / e un piccolo uccellino, / tandaradei, / che certo sarà discreto”.
La rappresentazione che ne fa Anselm Kiefer, quasi a sottolineare che l’incontro tra i due protagonisti è il suo incontro con Lia, è di rara potenza visiva. Quelle che colpiscono di più sono due enormi tele (l’artista tedesco ama le grandi dimensioni) all’interno delle quali la potenza materica del colore in tecnica mista riesce a rendere la ferocia di un qualcosa che non si è ancora determinato, dal fondo oscuro e increspato della tela, vengon fuori, come ad annunciare un avvento, sprazzi di colore che poi ritornano nella bruma dell’oscurità, materiali neri come il carbone suggellano l’impossibilità del raggiungimento della luce e l’estasi sembra sempre rimandata un passo più in là, dove ancora la percezione umana non può raggiungerla. Su tutto, poi, regna un silenzio apocalittico, l’immane immagine del mondo prima del mondo, della percezione prima della percezione, l’istante tracotante (così l’aveva chiamato Nietzsche) in cui l’uomo si è trovato a rendere significativo il mondo ponendo una distanza tra sé e quello, e poi la profonda solitudine dello spirito umano e la sua assenza, le figure umane sono assenti, l’incontro è soltanto immaginato, mai rappresentato, l’uomo è nulla dinanzi allo spettacolo allo stesso tempo irraggiungibile ma già sempre vero di una natura che ama nascondersi (come direbbe un altro tracotante, Eraclito), laddove l’Essere ama velarsi (come direbbe un altro bel germanofilo, oltreché massimo filosofo tedesco, Heidegger), e l’uomo è chiamato soltanto a partecipare e a custodire questo eterno gioco di velamenti e svelamenti.
Dopo questo esercizio di germanismo, Sam Weller, il cui spirito è molto più prosaico e anglosassone, sempre pronto alla battuta o alla nota di costume, si trova confuso. La realtà è che quando Sam Weller ha letto la ballata di Walther von der Vogelweide, ha visto i colori e le luci, ha visto corpi che si avvinghiavano, ha sentito la voce allegra di una giovane donna che spera che Dio non l’abbia vista mentre si rotolava nell’erba con il suo amato e che poi, seppure l’avesse vista, non faceva nulla, il godimento è qui sulla terra, in una natura che non è misteriosa e non è dominata da forze incomprensibili all’uomo, la natura è immanente e benevola, allegra e profumata, rossa come la bocca della protagonista tormentata da mille baci, intonata come l’usignolo che deve tacere lo spettacolo di gioia e rivoluzione cui ha assistito.
Ma questo è il gioco imperituro e infinito delle interpretazioni. E così Sam Weller, senza pensarci troppo, decide di chiudere qui quest’appunto del suo quadernaccio.

 

(di-vagazione: 23/11/2013; imbrattamento di carta: 24/11/2013)

 

Walther von der Vogelweide – für Lia
di Anselm Kiefer
Galleria Lia Rumma
Napoli, dal 23 novembre 2013

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