“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 18 June 2013 23:07

‘E CURTI : iconografia di una storia

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Il circo e la tavola, due grandi contenitori di piacere. Il 17 giugno la Galleria Cellamare interno56 di Fiorenzo D’avino e Sabrina Vitiello ha aperto le porte all’archivio fotografico di Antonio e Luigi Ceriello, circensi lillipuziani ricordati come i Curti. A ritrarli, gli artisti Raffaele Biondi, Valentina De Rosa e Mauro Di Silvestre. Un primo vernissage per pochi intimi, in attesa dell’inaugurazione aperta al pubblico, con lo scopo di permettere a collezionisti e critici d’arte di conoscere i lavori degli artisti. Un vero e proprio condimento della follia quello dei Curti, circensi stravaganti che col loro girovagare hanno sempre regalato spettacolo ed intrattenimento.

Guardando le opere è inevitabile calarsi in un mondo ormai scomparso ma che ancora riesce ad affascinare, il mondo del Circo, fatto di persuasione, abilità fisiche, esibizioni di ogni genere.
I Curti andavano in giro a divertire e meravigliare il pubblico pagante mostrando accoglienza, convivialità, lavoro di squadra. Se Amélie, nel suo favoloso mondo, spostava il nano da giardino per lasciar credere che stesse viaggiando, questi nani viaggiavano sul serio e, proprio come Amélie, dedicavano il tempo a “rimettere a posto” le vite degli altri, con la loro umanità  e la loro amicizia. Ereditarono poi da uno zio l’osteria ‘O Monaco, divenuto il ristorante ‘E Curti, una certezza tra i ristoranti della zona vesuviana che tuttora è frequentato da una vasta clientela. Il ristorante è attualmente gestito dalla nipote Angelina Ceriello, presente tra l’altro in uno dei ritratti: “Ho settant'anni anni e cucino da sessanta. Avevo solo nove anni quando ho iniziato a lavorare con i miei zii, e sono innamorata del ristorante ‘E Curti come lo erano loro. Per me erano persone uniche, sempre disponibili con tutti, legati ai valori della famiglia e del lavoro, e ancora oggi risultano vincenti. Purtroppo ero troppo piccola per ricordare quella foto in cui sono stata ritratta ma me ne sento veramente emozionata e sono contenta che sia stata organizzata questa mostra”.

La maggior parte delle opere ha origine direttamente dall’archivio fotografico della famiglia, altre invece sono frutto di una libera interpretazione. Gli artisti hanno regalato ai fruitori i retroscena del proprio lavoro:

“È difficile far venir fuori la propria personalità quando si è costretti da un tema, credevo che anche la mia pennellata si sarebbe sentita condizionata. Poi ho iniziato a lavorare ed è stato tutto più semplice. Una grande famiglia quella dei Curti” (Valentina De Rosa);

“Quando ho saputo che ci sarebbe stato così tanto realismo, mi sono concesso un lavoro di interpretazione, utilizzando in maniera ironica e surreale diversi tipi di materiali. Le mie opere nascono su tovagliette di carta e ritraggono maschere e carrozzoni, sintetizzando al meglio il connubio circo-cibo della storia dei Curti” (Mauro Di Silvestre);

“Il mio è stato un tentativo di avvicinamento umano. Mi sono calato nell’atmosfera di questa famiglia cercando di subirla totalmente, senza mai prevaricarla. Mi ha affascinato molto la loro capacità di coinvolgere, legata anche a questa insolita capacità “fisica” di attrarre”. (Raffaele Biondi).

Il connubio tra arte e cibo si è rafforzato negli spazi esterni alla galleria. I fruitori sono stati deliziati da un buffet curato dalla signora Angelina ed hanno potuto assaggiare il famoso Nocillo prodotto dal ristorante ‘E Curti.
Presenti anche le aziende vinicole “Cantine Olivella” di Sant’Anastasia  – che ha recuperato e valorizzato circa dieci ettari di superficie alle falde del Monte Somma, da cui provenivano alcuni dei vini più pregiati dell’antica Roma in commercio con Pompei – “Vigna Pironti” di San Giuseppe Vesuviano – che si è aggiudicata diversi premi alle edizioni del Vesuvinum, Note di Vino e Merano Wine Festival – Il frantoio Filiasi dei Marchesi di Carapelle – che tratta i propri clienti come dei fedeli amici da accogliere nel proprio oleificio.

Lo storico Palazzo Cellamare di Via Chiaia – che nella sua lunga esistenza ha ospitato personalità come Giacomo Casanova, Angelina Kauffmann, Torquato Tasso, Caravaggio, Goethe – si è reso così protagonista di una storia familiare e artistica come ce ne sono poche.

 

 

 

E' Curti (vernissage)
Galleria Cellamare interno 56
17 giugno 2013

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