“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 21 September 2017 00:00

I dodici anni del MADRE e la sua prima guida [breve]

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La scorsa settimana il MADRE, nelle persone di Olga Scotto di Vettimo (curatrice del volume), Maria Sapio, caporedattrice di arte’m, il duo artistico Bianco-Valente ed il direttore del museo Andrea Viliani, ha presentato madre. museo d’arte contemporanea donnaregina, la cui intestazione recita: guida [breve]. Le parentesi quadre a voler sottolineare quanto l’aggettivo breve sia relativo, seppur al contempo appropriato, trattandosi di un volume sintetico ma esaustivo, e soprattutto, come sottolineato dai relatori, finalizzato ad una divulgazione che sia il più ampia e democratica possibile, coadiuvata dunque dal prezzo molto ridotto e dal formato tascabile.

Nella sala delle colonne al primo piano, la bianca e storica stanza che ha visto realizzarsi performance ed eventi di ogni genere, di cui si è già raccontato su Il PIckwick (si ricorda l’articolo riguardante lo spettacolo sul Futurismo di Finazzer Flory), l’evento è stato accolto in un’atmosfera di familiarità ed amichevole condivisione. È anche questo il risultato di dodici anni di dedizione al progetto, anni che hanno visto momenti difficili, i quali hanno messo in discussione la vita stessa del museo, e stagioni entusiasmanti, come quelle che specialmente negli ultimi tempi l’istituzione si sta e sta regalando ai cittadini.
Il direttore di questa nuova gestione, in carica ormai già da quattro anni, ha tutta l’intenzione di proseguire sul sentiero tracciato sin dal 2013, insieme al suo staff. Quando Viliani prende la parola, successivamente all’intervento molto accurato di Scotto di Vettimo, si mostra propositivo e proiettato verso il futuro del museo. Ci parla dell’emozione che essere alla guida di questa realtà è in grado di dargli, e si sofferma su alcune considerazioni intorno al modo in cui il museo e l’arte contemporanea sono percepite in città. Si può affermare con sicurezza che la capacità di sperimentazione è sempre stata un fiore all’occhiello del panorama culturale napoletano, all’interno del quale, a partire da personalità accentratrici e promotrici dell’arte contemporanea come quella di Lucio Amelioe successivamente con la serie delle grandi installazioni in Piazza Plebiscito, si sono sviluppati così presto il senso del contemporaneo nelle ricerche artistiche, il gusto e l’esigenza di un dibattito aperto al mondo, che portasse uno scambio incessante e produttivo con la dimensione partenopea.
Durante la presentazione ascoltiamo il direttore riflettere su come la grande facilità di riunire forze creative che Napoli possiede, e che non trova uguali in Italia, sappia trasformarsi costantemente in uno stimolo ed un terreno fertile nel far dialogare le idee con lo spazio circostante, il tempo scandito dalle tante testimonianze storico-artistiche così presenti e tangibili, gli altri artisti, gli abitanti, la realtà quotidiana, la scena mondiale e le future evoluzioni che già si intravedono all’orizzonte. Ci conferma ciò che in effetti può già essere avvertito con chiarezza: portare sistematicamente nuovi pensieri creativi, giovani promesse o affermati autori nel capoluogo del Mezzogiorno, non è mai complesso. In tutti questi decenni gli artisti hanno sempre dimostrato di sentirsi a casa a Napoli, si sono sentiti coinvolti ed ispirati dalle atmosfere che li attorniavano, hanno lavorato con grande piacere, dedicato e lasciato alla città opere sorprendenti, le quali riflettono la vitalità e la vivacità creativa e sempre in corso di aggiornamento ed innovazione che questo posto reca in sé.
Basti pensare, fra gli esempi più recenti, alla totale trasfigurazione dell’atrio dell’edificio operata da Buren, allo scopo, ancora e sempre condiviso e sostenuto dalla direzione, di aprire in modo più evidente ed esplicito il contenitore ed il contenuto artistico alla città, la stessa città senza la quale non avrebbe modo e senso di esistere, e di farla idealmente scorrere quest’ultima, in modo ancor più trascinante, all’interno della stessa struttura museale. La verità che sta a cuore a chi più di tutti si sente responsabile del Madre è dunque catturata nell’affermazione che non c’è motivo di fare distinzioni e parlare di arte contemporanea napoletana, poiché essa è sempre stata internazionale. Bisognerebbe basare su tali consapevolezze, e questa è una nota della relatrice, l’annientamento di quei pregiudizi giustamente individuati da Viliani nell’idea, abbastanza diffusa fra i napoletani, che qui istituzioni del genere non possano mai funzionare del tutto, motivata dalla scarsa fiducia nutrita nei confronti della capacità lavorativa di chi le gestisce. Il museo, insieme a moltissimi altri poli culturali cittadini, smentisce questi dubbi ed è una delle numerose prove di grande professionalità da parte di chi se ne occupa, portando avanti anche con personale convinzione queste luminose realtà, fra difficoltà ma anche sempre maggiori soddisfazioni e buone riuscite.
In questo clima di reciproco supporto tra musei e centri culturali a Napoli ed in Campania, si fa riferimento anche al prossimo progetto (ottobre) Pompei@Madre, a cura dei due direttori, Viliani e Massimo Osanna del Parco Archeologico di Pompei. L’iniziativa intende far meditare sulla contemporaneità di tutta l’arte, anche quella del più remoto passato, che contemporanea lo è stata, a suo tempo, trovando così il filo conduttore tra le ricerche espressive odierne e le incisive testimonianze di epoche lontane, all’interno di un percorso che interessa la Campania così come tutto il bacino del Mediterraneo. La conferenza prosegue con l’intervento di Pino Valente e Giovanna Bianco, creatori della recente installazione sulla terrazza del museo Il mare non bagna Napoli, i quali in modo molto spontaneo, da visitatori prima che da artisti, rimarcano l’unicità dello scenario in cui l’edificio è immerso, nel cuore autentico ed intricato del centro storico. D’altronde il Madre sorge in mezzo a persone che fino a pochi anni orsono non avevano possibilità di interagire direttamente con l’arte contemporanea, e che grazie a questo luogo oggi possono finalmente riconoscerla come un qualcosa che appartiene loro, e non una lontana categoria di pensiero destinata ad una fortunata élite.
Stiamo parlando pur sempre su di una costruzione che sorge accanto alla splendida chiesa medievale di Donnaregina Vecchia, da cui il museo prende il nome, e tutti i relatori concordano nel riconoscere in questa vicinanza fisica e morale ai monumenti storici uno dei grandi punti di forza del Madre, fattore segnalato da Valente come una continua fonte si stupore e ricchezza, avendo la possibilità di osservare i vecchi ed antichi edifici circostanti dalle finestre del luogo dove tutti siamo riuniti, attraverso punti di vista irriproducibili, che sembrano rinnovarsi ogni volta, non smettendo mai di generare emozioni. La guida è dunque illustrata come un invito a visitare la collezione permanente la quale rientra sempre nell’ambito di una visione dinamica dell’istituzione museale, e che infatti resta aperta all’idea di continuare a Per_formare la collezione stessa, le aree preposte alle mostre temporanee ed a partecipare agli eventi organizzati, senza esaurire in una descrizione iper-dettagliata la scoperta di questo luogo nato come emblema e centro di creazione di istanze artistiche già fortemente volute ed espresse nelle piazze e nelle strade della metropoli, e che in esso trovano un punto fermo, rappresentativo e di riferimento.
Adesso, in chiusura di due consistenti mostre quali Perla Pollina, prima retrospettiva di Cuoghi, alle esposizioni di Guyton e Prina ed a L’uomo che misura le nuvole di Fabre (fino a dicembre), si torna con la mente alle altre imponenti esposizioni che hanno caratterizzato questa istituzione negli ultimi anni, come la retrospettiva di Mimmo Jodice, la mostra su Lucio Amelio, quella su Ettore Spalletti, ma anche alle ancora precedenti mostre di Melotti o Persico. Non ci resta dunque altro che fare gli auguri di buon compleanno al Madre, augurando anche a noi stessi che continui a fare sempre grandi cose.

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