“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 18 July 2017 00:00

Perché hai deciso di studiare Filosofia?

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Non c’è nessun traguardo da raggiungere per chi studia filosofia, la laurea è una formalità, la cerimonia un’occasione di festa, ma se credete di festeggiare la fine di un percorso allora vi sbagliate, perché chi studia filosofia sa che il percorso è infinito e il lavoro (quella cosa che nobilita l’uomo, essenziale e vilipeso nei suoi diritti fondamentali) non è lo scopo ultimo di chi studia filosofia.

Non che il lavoro come obiettivo finale di una scelta di studio sia deprecabile, o poco nobile, affatto, avessi avuto io la fortuna di nascere con delle esigenze diverse, a quest’ora probabilmente non sarei costretta a rispondere per la milionesima volta alla domanda “Perché hai scelto Filosofia?”; che poi a me lavorare mediante la filosofia farebbe anche piacere ma non è colpa mia, né della filosofia, se questa società ci ritiene superflui. Comunque sia la famigerata domanda è un po’ strana, perché a un quasi ingegnere non la porresti mai, o a un architetto, o a uno studente di medicina, oppure a un laureando in economia, ma allo studente di filosofia sì, e pretendi che ti risponda seriamente, anche se quella risposta non interessa perché è già chiaro che il soggetto in questione non farà nulla di utile nella sua vita, avendo votato la sua esistenza all’inutilità.
Ho pensato a lungo se scrivere o meno queste parole, potrebbe sembrare un’apologia della filosofia e della mia stessa scelta, ed io non sento l’esigenza di difendermi, perché è vero mi annoia questa domanda, ma non mi sono mai sentita attaccata né umiliata dal curioso passeggero intento a scavare nella mia svogliata scelta, poi nei casi in cui è andato male il dialogo con taluni curiosi, mi sono accontentata di apparire ai loro occhi come un essere pieno di paranoie che ama dedicare le sue giornate all’infruttuoso studio sull’essere (che poi a me l’ontologia e la metafisica non sono andate mai a genio).
Se ci tenete tanto io una risposta come si deve ve la do, anzi ve la scrivo, perché si sa che a voce è sempre tutto un po’ caotico e disordinato, quando parli la velocità che intercorre tra il pensiero e la parola rende tutto sbadato, inesatto, ed io ci tengo ai punti e alle pause, mi piace la grammatica e mi piace da morire esercitare lo spirito critico sulle mie stesse espressioni sciatte: se la filosofia mi ha insegnato qualcosa è sicuramente l’immensità e l’apertura delle stanze ariose, dove tutto si distende e respira, perché senza questa vastità le possibilità come la varietà delle scelte e dei punti di vista si restringerebbero al punto da non lasciarci alcuna libertà. Onestamente senza libertà non può esserci niente, né amore né altro, la libertà è il solo pane di cui necessitiamo.
Perché hai deciso di studiare filosofia?
Ho deciso di studiare filosofia perché non credo nelle separazioni dei saperi, perché lo specialismo che si è diffuso ci ha resi xenofobi e aridi, perché credo fermamente che ogni cosa sia collegata e getti le sue basi in un sostrato comune che è la curiosità e che si traduce in una domanda, e la filosofia nasce con una domanda, con un soggetto quieto e immobile sconvolto da qualcosa. Solo dall’alterazione del nostro stato di torpore può nascere qualcosa, ora decidete voi se chiamarla consapevolezza, conoscenza o infruttuosa emozione, la cosa importante è svegliarsi, scoprire i punti sensibili, rendersi suscettibili, lasciare che dentro di noi rimanga aperto un punto dal quale possa penetrare la grazia, la meraviglia, il desiderio. Questa è la prima ragione per cui ho scelto Filosofia, perché credo che ogni sapere nasca da un istinto umano condiviso da tutti, nessuno escluso e, prima di studiare matematica o ingegneria aerospaziale, sarebbe preferibile interrogare la nostra natura umana e accorgersi che senza quella tensione verso qualcosa non esisterebbe forse né cielo né terra da studiare, né palazzi da costruire, o persone da curare. Perciò specializzatevi, perché l’approssimazione è un morbo terrificante, ma prima sentitevi parte di un tutto, immergete le mani nella terra e troverete le stesse radici per alberi diversi, la stessa forza sotterranea per frutti e fiori diversi. Vorrei che prima di essere degli illustri specialisti tutti fossimo dei dilettanti, cioè coloro che provocano e provano diletto nel fare ciò che fanno, animati da un piacere e da una passione, da un gusto speciale dell’agire, solo in questa soddisfazione “leggera” possiamo ritornare ad amare veramente, laddove amore è approfondimento, ricerca e cura.
Ho scelto filosofia perché un giorno decisi di leggere Il nome della rosa di Umberto Eco e ne rimasi sconvolta. Fu amore puro, mi sembrò da subito un messaggio, una spia luminosa che si accendeva senza spegnersi, solo per me. La filosofia era avvincente, era storia, medicina, letteratura, architettura, afflato vitale, ma soprattutto domande, tantissime domande. Era il capriccio ostinato e anelante di uomini che non si rassegnano a sfruttare le proprie funzioni senza capire a cosa tendano e da dove vengano, ma soprattutto cosa siano. La filosofia era spavento, passione solitaria e collettiva, errore e minaccia, era segreto e labirinto. Mi sono iscritta a Filosofia e non l'ho fatto grazie al convincimento del Timeo di Platone, né grazie alla Poetica di Aristotele, neppure per opera di Kant e della sua ragion pura, ho scelto filosofia perché Umberto Eco ha scritto un libro che anni dopo avrebbe detestato quasi e che in me, invece, ha acceso il furore ingenuo che ha inizio con una rosa e col suo nome arbitrario, ma profumato come solo il pensiero sa esserlo quando cerca di indicare la vita.
Ho deciso di studiare filosofia per essere libera, perché le opinioni degli altri non mi bastavano, perché la formula “è sempre stato così, quindi è normale, naturale” mi sembrava un inganno, allora ho cercato di capire cosa fosse la natura e quindi la norma, ed ho smascherato la cultura e l’educazione. I falsi miti avevano rimpicciolito la mia vita, mi stavano trasformando in una marionetta, perciò ho sentito l’urgenza di ribellarmi, ma con criterio, per non cadere nuovamente in due tre dogmi ai quali avrei votato la mia vita disegnando un confine in luogo di un orizzonte.
Ho deciso di studiare filosofia per scongiurare i luoghi asfittici della comodità mentale, perché la vita è movimento e dinamicità, e sentivo che senza il fluire del pensiero e delle sensazioni sarei diventata una pozzanghera, ed io volevo la vastità del mare. Ciò che ti rinchiude ti incattivisce, ti rende intransigente, ottuso, quando basterebbe capire e comprendere per perdonare dopo una giusta sentenza.
La filosofia ha reso tutto più difficile e quindi tutto più possibile, le sue ragioni tendono all’infinito e l’essere umano andrebbe pesato con questa unità di misura.
Ho fatto questa scelta perché ero piena di dubbi e sentivo che il dubbio è un recipiente vuoto e prezioso e non può essere riempito di certezze di seconda mano, perché la conoscenza è un percorso, non si impara qualcosa senza prima aver imparato la strada tortuosa per raggiungere quella meta. Forse è proprio il viaggio verso qualcosa che rende indimenticabile l’obiettivo, perché la nostra mente ha bisogno di geografie e strade, indirizzi per orientarsi e per apprezzare l’arrivo.
Ho scelto Filosofia (lo ripeterò fino alla morte) perché Aristotele disse che la filosofia è la risposta a un atto di meraviglia, ma ci sono meraviglie che posso apprezzare nel loro essere misteriose e senza risposta grazie a tutte le altre dipanate come matasse dalla filosofia, perché l’amore è il frutto di una discriminazione nella sua accezione di scelta.
Chi studia filosofia lo fa consapevole che la società lo masticherà e lo sputerà, poiché oggi i nostri beni e le nostre ricchezze sono tutte intese in termini utilitaristici e materiali, ma la bellezza si ama in virtù di se stessa non in funzione dei servizi che può renderci. Alla fine è questo il cuore della scelta: la libertà.

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