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Thursday, 30 June 2016 00:00

"Segni svelati", opere grafiche per la Cappella Sansevero

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Disvelare il segno. Disadornarlo per poter osservare la verità di cui si ammanta, di cui è portatore. Una volta fatto questo ricoprirlo nuovamente, ricostruirne la segretezza, reintegrandone il senso. È l’eterno processo di approccio al simbolo, che si rinnova all’infinito. Ed è affascinante quanto l’apparato semiologico e simbolico possa essere antidoto al fraintendimento di un messaggio, quanto possa fungere da catalizzatore di energie, di componenti sottese a quel messaggio, che vengono interiorizzate proprio perché mostrate di traverso, tra le righe.

I lavori di grafica d’arte qui esposti sono espressione di quanto attuale sia la necessità di una comunicazione sottile, che celi ancor prima di svelare, per poter agire più nel profondo. Ciò che scorre in un filo o in una macchia d’inchiostro impressa sul supporto, ma ancor prima incisi su di una lastra con la forza della morsura di un acido o di un’affilata punta metallica, è cosa ben diversa da uno slogan da carta patinata, è sapienza senza tempo, custodita in una tecnica forse vista, a torto, come desueta, ma invero gravida di contemporaneità. Dalla selezione dei venticinque giovani artisti, a cui è stato chiesto di interpretare quel mondo a sé stante (ma che tutto comprende!) quale è la Cappella Sansevero, emergono lavori anzitutto liberi, che non hanno paura né di rivolgersi agli elementi scultorei ed iconografici più “inflazionati”, con un tocco personale, né di sperimentare inconsueti punti di riflessione.
Ma che lo spazio del foglio sia quasi totalmente saturato da segni scuri o lasciato in buona parte libero, che l’immagine sia “cesellata” o sia solo una suggestione, tendente all’astratto o concreta, tutte le opere tentano di suggerire prima d’ogni altra cosa quel mistero di arte e vita che si respira nella cappella. E questo a partire dai tre vincitori (ex aequo) del concorso: Guendalina Cristiano con La via di mezzo (acquaforte e acquatinta su due matrici di zinco), Ciro Sannino con Il grande segreto, (acquaforte e acquatinta su zinco) ed Angelo Pisano con So che esiste una via (acquaforte e acquatinta su due matrici di zinco). È nel primo lavoro che vediamo affidare il pensiero dell’oltre al buio, il quale si staglia nel mezzo di due pietrosi e compatti elementi, corredato da una teoria incolore di quipu in rilievo, i nodi che formavano il sistema di scrittura degli Incas, protagonisti della Lettera Apologetica del principe Raimondo di Sangro. Il ripensare quell’atmosfera esoterica e nebulosa che emana dagli esperimenti, dal mecenatismo, dall’opera del complesso personaggio, è così presente anche in So che esiste una via,in un arduo ed attraente innesto tra forma creata dall’ingegno umano e forma organica, all’interno di un imperturbabile e ad un tempo fragile paesaggio, che si ispira ai giochi labirintici della pavimentazione della cappella, e ne Il grande segreto, che da un’oscurità profonda ci riporta il profilo antico ma vivo del principe, al cui orecchio sussurra la sibillina presenza di un Pulcinella-Demone.
Alcune incisioni sono elegantemente sospese nel vuoto, nella parte centrale del percorso all’interno delle Scuderie di Palazzo Sansevero, spazio compreso nell’atelier di Lello Esposito, gentilmente concesso dall’artista per la mostra; campeggia, di fatti, su una delle pareti laterali, il suo vivace ritratto del principe. Prosegue poi quella vena creativa scendendo dall’altro lato del viale d’ingresso interno al palazzo, nel passaggio vasto ed articolato in cui trionfano imponenti teste di San Gennaro, corni e portali fatti di feticci e forse reminiscenze, dove Esposito, con decisa ossessività, esorcizza la tradizione nello stesso momento in cui doppia il mito. E così a multipli fili si legano tante espressioni distanti eppure molto vicine, perché tutte vicine alle comuni origini, e prossime, anche fisicamente, alla celebrata cappella. E ridiscendendo nel luogo che adesso mette in mostra il frutto dell’impegno degli studenti dell’Accademia, siamo di nuovo davanti ai segni, di fronte ad Oltre (Carmen Campana), dove la fitta rete geometrica che si perde nel vago è come in vibrazione, quasi da sembrar creare un ronzio estraniante. O davanti alla notturnale dimensione di una Mezzanotte (Lishou Xu) o de L’incubo del principe (Andrea Matarazzo), nell’aria tesa ed intrigante del grottesco in bianco e nero, le cui creature sono affastellate come in una fantasia di Méliès.
Ma al di là di un segno inciso, e diremmo incisivo, qui tutto ci conduce, com’è naturale che sia, al doppio intento che mostra su di una faccia l’arte e su quella opposta il sociale. È Lea Mattarella a parlare, in catalogo, di quanto la vitalità delle istituzioni si riveli nella misura in cui esse riescono ad interagire fra loro e con l’esterno. Il momento in cui i rappresentanti di tali poli di creatività ed arte, come nel caso dell’Accademia e del Museo Cappella di Sansevero, riescono a creare preziose sinergie all’insegna del solo benessere di queste realtà, è lo stesso in cui si produce il senso della preservazione del patrimonio artistico. E non solo; è anche quello in cui si produce il senso della continuità di questa tensione e di questo amore verso il creare, ampliando le prospettive, e rendendosi conto che nell’operare di giovani studenti s’incarna quel seme destinato a germogliare, nel giorno di un futuro più o meno lontano, negli stessi o in altri luoghi del mondo, nelle strade come nei musei, dentro quelle nuove cose che saranno da difendere, da accudire e da elargire a nuovi esseri umani.

 

 

 

 

Segni Svelati
a cura di
Ivan Gaeta, Fabrizio Masucci, Emilia Mitrano
artisti
Guendalina Cristiano, Ciro Sannino, Angelo Pisano, Carolina Alessi, Sergio Alfano, Miriam Altomonte, Daniela Calicchio, Carmen Campana, Roberta Esposito, Francesco Giordano, Vittorio Iavazzo, Vlad Mircea Marchese, Giacomo Marguglio, Andrea Matarazzo, Filomena Nicastro, Annalisa Paciullo, Angela Passannanti, Giusy Petrone, Vito Polito, Rosa Prezioso, Carmen Sorrentino, Giovanni Timpani, Bruno Urgo, Lishou Xu, Pietro Zara
catalogo Edizioni Museo Cappella Sansevero 2016
Scuderie di Palazzo Sansevero, Atelier di Lello Esposito
Napoli, dal 22 giugno all'8 luglio 2016

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