“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Friday, 10 October 2014 00:00

Les Voyages de Lubylu – Elezioni ad Auschwitz (1)

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1° GIORNO

Ho dormito appena un paio d’ore. Un po’ per l’eccitazione per il viaggio, un po’ per la voglia di iniziare subito il lavoro, un po’ per la Coca sfiatata dell’aereo, alle 6:50 sono già sveglio.
Colazione polacca, sono tentato quasi di prendermi un bel caffè corretto con vodka. Fuori è nevischio. Taxi e Campo di Auschwitz. All’interno c’è una nostra postazione Audio International dove stanno distribuendo i GIT. È la visita guidata ad ore, l’unica, per adesso, con i sistemi obbligatori. Tra pochi giorni il Group In Tour dovrà diventare universale: è un compito per ZuperLuca.

Vai Zup! Dopo che hai vissuto le prigioni Vaticane, neanche un campo di sterminio con nuova destinazione d’uso può farti paura.
All’ingresso dell’edifico che anticipa il campo, un cartello vieta di bere, di fumare, di fotografare, riprendere, parlare, camminare, respirare e di rubare i portafogli ai turisti.
Ma è sicuro che ’e nazisti se ne so’ jut’? Al nostro paese c’è più libertà!
Lo staff mi guarda con sospetto, allora mi avvicino per chiedere della manager del sito, si chiama Lora. Lora arriverà tra un’ora, non si aspettava che pur partendo a mezzanotte ero già lì a quell’ora di buonora. Neanche io me lo aspettavo. Di partire a mezzanotte.
Nel frattempo decido di attraversare i cancelli e il filo spinato, superare la ignobile scritta in ferro battuto Arbeit Macht Frei per entrare lì da dove in molti non sono più usciti. Il campo di concentramento con le sue basse palazzine, le sue prigioni e la sua ciminiera. E all’interno le sale in cui sono visibili resti ed oggetti di tutti coloro che vennero imprigionati. Una sala riempita di soli capelli, un’altra di occhiali, di borse, di spazzolini e di tutto ciò che veniva sequestrato e raccolto, fuso e riutilizzato.
Qui è nata la raccolta differenziata. Sempre avanti 'sti tedeschi.
In realtà Auschwitz è un luogo diverso da tutti i Musei del mondo. L’emotività, il ricordo, l'immaginazione vanno oltre le cose che realmente ti si pongono dinanzi, ma proprio per questo restano più impresse, tracciano un solco indelebile nella vita di chi almeno una volta, decide di affrontare una pagina così dolorosa della storia e subirla senza trovare una umana spiegazione. Sembra quasi che tutto ciò che sia intorno, se potesse parlare racconterebbe disperazione e morte, rabbia e tormento. Pare quasi che gli alberi abbiano visto e serbino la sofferenza nei loro rami; che il fiume abbia sentito le urla di inaudito dolore e le viva ancora con tristezza nell’incedere della sua corrente. Sono sensazioni paradossali e autentiche, inspiegabili e percepibili, nella quale la natura rinnova la sua indignazione dinanzi alla malvagità innaturale dell’uomo.
Mentre fantasticavo 'stu pensiero s’era già fatto quasi mezzogiorno e Lora era arrivata. Era ora. Una ragazza simpatica ed in gamba. Mi ha portato nel nostro ufficio sotterraneo: la terza porta a destra, dopo la prigione buia di Massimiliano Kolbe, santo eroe moderno di un’epoca difficile da dimenticare. Lì, nell’ufficio, non nella prigione, Lora mi ha spiegato la situazione, la solita annosa querelle GIT già vissuta dall’occidente al lontano oriente; tra pochi giorni dovranno servire quotidianamente oltre quindicimila persone ed hanno solo un migliaio di apparecchi. Abbiamo parlato molto, ovviamente in inglese; io ho capito molto meno. Lei invece sosteneva di comprendere tutto quello che dicevo.
“Ok Lora, anyway cacca e pipì?”.
“Exactly” mi ha risposto. Facevo bene a non crederle.
Abbiamo passato insieme la giornata; oltre al problema apparecchi c’è tutta l’operatività, postazioni comprese da rivedere. Domani ritornerò da solo con macchina fotografica e cercherò di essere d’aiuto alla causa polacca. E lo farò senza bere, fumare, riprendere, parlare, camminare, respirare e rubare portafogli. Anche perché la prigione accanto all’ufficio è libera.
Verso le 18:00 sono tornato in albergo, l’autobus mi ha lasciato a pochi metri da una chiesa contemporanea. Una statua di Massimiliano Kolbe all’esterno, dentro un bellissimo quadro con il santo che si sacrifica per salvare vite innocenti. Al centro una gigantografia con una splendida foto di Papa Karol Wojtyla.
Mo' ho capito perché Audio International ha avuto l’appalto, c’è stata una raccomandazione dall’alto. Da molto in alto.

 

 

(CONTINUA)

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