“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 19 July 2014 09:01

Edutainment

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Si attende fuori l'inizio dello spettacolo, godendosi il lento calare della sera in piazza San Gaetano. Godere in realtà è parola grossa, visto che si tratta piuttosto di evitare le pallonate dei ragazzini che giocano a sette si schiaccia (e non a palla avvelenata come ci tengono a precisare...). Sulla testa della statua di San Lorenzo, sul campanile, è cresciuta una chioma di vegetazione spontanea che gli da un curioso aspetto da parruccone settecentesco.

Emma Di Lorenzo, munita di lampada, è la nocchiera che ci conduce in pellegrinaggio tra le anime che hanno intrecciato in qualche modo la loro esistenza tra le mura del complesso di San Lorenzo Maggiore a Napoli. Nel cortile si vedono vagare in silenzio sette figure, tutte, tranne una, in rosso scarlatto, sono vestite di lunghi camici bianchi, bianchi come le babbucce che portano ai piedi, bianchi come il pallore cereo dei loro volti. Capiremo dopo che si tratta della Morte e di anime morte, risalite a raccontarci brandelli della loro storia, o forse a riviverla in eterno sotto i nostri occhi. Dal cortile alla sala Sisto V, poi di nuovo nel cortile, indi giù, nell'area archeologica sottoposta e infine di nuovo in superficie, nel cortile.
I fantasmi riprendono vita, ciascuno caratterizzato da un oggetto o un attributo che lo renda riconoscibile: un libro, una cintura, un berretto da pescatore, uno scalpello, una lira, una corona d'alloro, una mezza maschera, delle bende sui polsi insanguinati... a ciascuno il suo. Giovan Battista Della Porta e Papa Sisto V. Masaniello, un inconcludente e sognatore Boccaccio e una ben più boccaccesca Fiammetta che flirta apertamente con Cosimo Fanzago. Nerone e Poppea, Agrippina, Seneca, Augusto, Fedro, Giovenale. Non c'è un ordine cronologico e nemmeno un filo conduttore si direbbe. Lo spettacolo comunque scivola piacevolmente, tra monologhi seriosi e frizzi gustosi. Ammiccamenti al contemporaneo, garbati e ben dosati, strappano qua è là un sorriso, richiamando l'attenzione al momento giusto.
I personaggi sono maschere, costruite attorno a singoli episodi della loro biografia funzionali alla narrazione, alla presentazione dei luoghi o all'esposizione di un'idea. Tutti bravi i giovani attori che hanno saputo infondere loro vita in poche battute, toni e gesti. Gustosissimi Nerone e Poppea in versione coatta, con accento burino e modi da stadio. Simpatici, anche se meno convincenti, Augusto, effeminato giocatore e Fedro con l'accento slavo. Interessante la scelta di affidare i cenni descrittivi dell'area archeologica al personaggio di Martina, saccente bimba prodigio di otto anni in grembiulino rosa simpatica quanto Peppa Pig. È lei che ci dice nome e funzione delle diverse tabernae del macellum, è lei che chiarisce che si percorre il cardine o il criptoportico, è lei che traduce e riassume la III satira di Giovenale, insomma è lei che toglie, eventualmente, il gusto di apprezzare una trovata scenica... ma è perfetta, una guida bambina per un pubblico di adulti, come dirò tra un attimo, tornati bambini.
Non è la prima volta che la nuova gestione del complesso di San Lorenzo Maggiore si apre a questo genere di iniziative e non è nuovo, appunto, il genere di intrattenimento cui si è assistito. Nell'epoca in cui ormai il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha dovuto inglobare definitivamente e apertamente il Turismo (MiBACT) difficilmente c'è spazio per la cultura in sé, ma ormai solo per l'edutainment, crasi di education ed entertainment, istruzione e intrattenimento. Non c'è più tempo né voglia di sudar fatica sui libri, nemmeno sui Bignami, nemmeno su Wikipedia, perché? Meglio vedere qualcosa di leggero, farsi narrare la storia, farsi servire sul proverbiale piatto d'argento, imboccati col cucchiaino, scampoli di cultura da esibire in giro. Va bene tutto questo. Potenzia la conoscenza globale dei monumenti e dei luoghi della cultura, favorisce, si spera, la creazione di un legame di appartenenza. Possiamo dunque parlare di una lodevole forma di valorizzazione che, tuttavia, ci parla tanto di noi, come società globalmente considerata. Non vogliamo più leggere, non vogliamo più pensare, non vogliamo sobbarcarci della fatica di vedere uno spettacolo vero a teatro. Preferiamo la via semplice. Lasciateci stare. Lasciateci divertire.

 

 

 

Animae in San Lorenzo
scritto e diretto da Maurizio D. Capuano
con Maurizio D. Capuano, Gianluca Cinque, Gianni Galepro, Ilaria Incoronato, Emanuele Iovino, Vittorio Passaro, Romina Strazzullo, Ursula Muscetta
assistente di scena e costumi Federica Del Gaudio
grafica Daniela Molisso
foto di scena Roberto Colasante
produzione Naviganti InVersi
Napoli, Complesso monumentale San Lorenzo Maggiore, 17 luglio 2014
in scena 12 e 26 giugno, 17 e 24 luglio 2014

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