“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 14 January 2013 19:42

Amore e Psiche nei luoghi della memoria

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Il Mito incontra la Storia.
A fare da cornice all’incontro galante è il Tunnel Borbonico di Napoli, in occasione della rappresentazione teatrale Chimera, la favola di Amore e Psiche negli occhi di Dino Campana per la regia di Livia Berté. Il pubblico è coinvolto in un viaggio che percorre i binari paralleli della pulsione Freudiana più nota: Eros e Thanatos.
La Vita e la Morte vengono evocate dai luoghi fisici di percorrenza e dalla narrazione teatrale.

Le mura di tufo del Tunnel ancora trasudano e tradiscono quella che fu la sua funzione di ricovero bellico durante la Seconda Guerra Mondiale. Il ferro delle carcasse di auto abbandonate racconta la storia di chi cercava una via di fuga dall’imminente pericolo di morte e lo trovava nel ventre materno della città. In quegli stessi luoghi oggi rivive il mito di Apuleio, nella scelta di una rappresentazione in itinere nei luoghi storici; realizzati per volere di Ferdinando II.
Livia Berté, nei doppi panni di regista e protagonista nel ruolo di Psiche, sceglie di alternare ai momenti recitativi doverose delucidazioni storiche sul luogo della messinscena. Protagonisti sono infatti i Luoghi, effetto conseguente della scelta di una rappresentazione binaria. Scelta che comporta i suoi vantaggi così come gli svantaggi. I Luoghi sono complici infatti della creazione di una scenografia, per così dire, estremamente naturale ma suggestiva. Le ombre degli attori che si riflettono sulle antiche mura del Tunnel concorrono alla legittimazione del Mito in quanto tale. Allo stesso modo le fiaccole e le candele disposte tutto attorno, rievocano luoghi lontani.
Scelte coerenti quelle che riguardano gli allestimenti, così come i costumi composti da candidi veli bianchi e le voci narranti con introduzione musicale, che accompagnano lo spettatore nel racconto.
Scelte coerenti che però giocano a discapito dell’acustica di quegli stessi luoghi che, per loro conformità, non sempre riescono a restituire allo spettatore con chiarezza il suono delle parole.
Parole che nella volontà della regista dovrebbero occupare un posto di prima fila, soprattutto nell’intenzione di omaggiare Carmelo Bene con la riproposizione dei versi liberamente tratti dai Canti Orfici del grande Attore scomparso.
A sopperire a questa inevitabile conseguenza, pensano la passione e una buona prova interpretativa degli attori, seppure alcuni di essi denotino una preparazione ancora lievemente acerba. Buona la prova di Livia Berté che dà voce e volto alla passione di Psiche, la stessa che rischia di inquinare i sentimenti che prova per Amore, a causa della malevolenza delle sorelle e di una innata curiosità. La Berté riesce a trasmettere quel senso di naturalezza e leggerezza nelle gesta che è tipico della protagonista della favola.
Le sorelle interpretate da Stefania Pezza e Stefania Elisa Ghezzi risultano armoniche nella recitazione, anche nelle parti corali.
Nei panni di Venere, Manila Cipriano dà la giusta enfasi al personaggio ma lo fa tradendo in alcuni punti un’eccessiva intensità di toni alti che portano a spingere troppo le corde vocali.
Decisamente convincente è la prova di Valerio Gargiulo, che con una discreta maturità interpretativa ben si presta al ruolo di Amore, il fascinoso sposo di Psiche.
Per il resto si apprezza l’esperimento di proporre al pubblico la duplice offerta di una rappresentazione teatrale, abbinata alla scoperta dei luoghi storici e troppo spesso inesplorati della città.
Una spinta che proviene dai giovani promotori dello spettacolo e che ci invita a proseguire il viaggio letterario e culturale in questa direzione.

 

 

 

Chimera: la favola di Amore e Psiche negli occhi di Dino Campana
tratto da Le Metamorfosi
di
Apuleio
regia ed adattamento
Livia Berté
con Valerio Gargiulo, Livia Berté, Manila Cipriano, Stefania Pezza, Stefania Elisa Ghezzi, Giuseppe Fiscariello, Giacomo Privitera
in associazione con Associazione Borbonica Sotterranea
musiche
Gianluca Rovinello (arpa), Anna Rita Di Pace (violino)
lingua
italiano
durata 1h 30'
Napoli, Tunnel Borbonico, 12 gennaio 2012
in scena
12 gennaio 2012 (data unica)

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