“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 22 March 2014 00:00

In equilibrio tra bene e male

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A che tipo di fantasy siete abituati? Scontri magici cappa e spada o bacchetta tra il bene e il male, dove le conseguenze sono un dettaglio trascurabile? Lasciatelo a casa. In Russia, il fantasy, è tutta un'altra storia.
Tra le strade di Mosca la guerra tra bene e male, tra Luce e Tenebre, ha raggiunto un nuovo livello. Dopo millenni trascorsi a combattersi alla "vecchia maniera", le due forze hanno stretto "il" Patto, e ora continuano a contendersi il dominio sull'anima del mondo, ma non più con goblin, draghi o paladini: ogni fazione ha i propri "servizi segreti". Per le Tenebre è la Guardia del Giorno a diffondere nel mondo i propri ideali di individualismo, libertà da ogni regola e ambizione sfrenata, mentre per la Luce è la Guardia della Notte a cercare di sanare le ferite delle anime degli uomini, attraverso una lunga serie di rigide regole e un'alta, altissima morale.

In questo capitolo della saga scritta dal pluripremiato scrittore russo Sergej Luk'janenko, Anton Gorodeckij dovrà affrontare la sua prima sfida: da semplice analista per i Guardiani della Notte, infatti, passa al campo operativo, e la cosa non è delle più facili. Ogni sua azione infatti lo vede stretto tra il fuoco incrociato delle più alte cariche delle due Guardie, entrambe sempre impegnate a segnare un punto a favore per la propria parte con ogni mezzo possibile. Attraversando tre diverse storie, ognuna legata all'altra, scopriremo tre differenti momenti della vita dell'agente, tre grandi lezioni che lo costringeranno a comprendere tutto il possibile su se stesso, per poter compiere le giuste mosse su un'immensa scacchiera che si allarga pagina dopo pagina, dove ogni azione ribalterà la prospettiva di una realtà sempre più incrinata e sottile.
Una caratteristica che rende questo romanzo fantasy diverso da molti altri che ho letto è la mancanza di quello sterminato numero di razze dai poteri non sempre ben definiti. Nella Mosca della fine anni '90 ci sono solo gli esseri umani e gli Altri. Che siano maghi, streghe, vampiri, o mutantropi poco importa: loro sono coloro che vanno e vengono dal Crepuscolo.
Tu ti trovi nel mondo del Crepuscolo, piccolo. Guardati intorno, ascolta. I colori si sono dissolti. I suoni si sono spenti. La lancetta dei secondi striscia appena sull'orologio. [...] Hai varcato il confine tra i mondi. [...] È il mondo degli Altri".
Un mondo Altro, dove chi prima era un uomo o una donna comune, con normali problemi e desideri, viene cambiato e gettato da un lato o dall'altro della barricata: è nel Crepuscolo che ciascuno sceglie se appartenere alle Tenebre o alla Luce. La differenza? Dove i primi cercano la libertà di fare e di essere, il disinteresse verso gli altri, dove loro hanno un'inestinguibile sete di potere, i secondi sono votati alla protezione degli esseri umani, al sacrificio di se stessi in nome di quella causa superiore che è il Bene e della loro famiglia, gli Altri della Luce.
Le strutture sembrano così sempre le stesse, definite, niente di nuovo sotto il freddo sole della Russia insomma: ed è qui che invece Luk'janenko ci mostra le mille sfumature che anche il bianco può avere. Nelle tre missioni che il Guardiano della Notte Anton affronta, emergono i mille difetti e compromessi che la Luce, il Bene, ha e che usa per giustificare se stesso davanti a ogni azione. Soprattutto ci appare sempre più evidente il peso delle scelte: ogni decisione dà il via a un domino dove ogni tessera caduta è una possibile variante del destino, mentre quelle rimaste in piedi sono avvenimenti che ormai non è possibile recuperare.
Cosa significa quindi essere un Altro? Vuol dire distaccarsi dal mondo ordinario. Vuol dire trovare in un certo senso il proprio ruolo all'interno di un mondo nascosto, vuol dire vivere le vite di moltissimi esseri umani: un Altro infatti – potenzialmente – non muore di vecchiaia.
[...] cosa significa avere un corpo giovane, quando negli occhi dell'altro vedi la polvere dei secoli?
E in questo lungo tempo ciascuno impara la propria lezione, ma per tutti esso nasconde una sola personale verità, che ogni agente porta nel proprio animo, o in quello che ne resta. Una lenta clessidra che insegna anche cosa si può dire e cosa no, per non influenzare senza motivo chi ascolta, perché ognuno superi da solo tutti quegli ostacoli coperti di filo spinato. Perché in Luk'janenko − e forse un po' ingenuamente potremmo attribuire questa sua caratteristica alla Storia nota del suo Paese − la verità non è assoluta.
[...] La verità ha sempre due volti. Tutto quello che abbiamo è il diritto di rifiutare la menzogna che ci ripugna di più.
Nemmeno la verità dell'amore, quella cantata da mille canzoni e poeti, è ineluttabile. Tra le molte abilità di cui gli Agenti sono dotati, c'è quella di prevedere i nodi del destino: non il filo teso dalla Parche greche, uno e uno solo, ma un immenso arazzo mutevole, dove ogni nodo diventa una variante, ciascuna delle quali è vera e falsa allo stesso tempo, e anche se sulla trama che si sta seguendo è scritto il nome dell'anima gemella, questo sentimento è un dono e una condanna al tempo stesso: che senso ha essere "predestinati ad amare" senza scampo o possibilità di scelta?
I Guardiani della Notte è un libro che tiene alto il livello di suspance, una lunga akmé che si risolve solo nella catarsi delle ultimissime pagine di ogni storia, quando ormai Anton ha capito − o quasi − le regole e le motivazioni celate dietro al gioco in cui è stato catapultato. Luk'janenko però non risparmia le scene di azione: le strade moscovite, i tetti dei palazzi, gli edifici turistici e anche i ristoranti. Tutta la città è un campo di battaglia dove gli umani non sanno di essere solo sfiorati da incantesimi, sortilegi, artigli, fruste, pistole e zanne. L'autore non ha infatti voluto lasciare nulla al caso e i suoi personaggi quando combattono lo fanno senza esclusione di colpi, con il solo obiettivo della propria missione, o quello che pensano lo sia.
Veri e propri soldati dunque? La parola giusta sarebbe volontari: ogni Altro ha infatti deciso da sé di essere arruolato nella rispettiva Guardia. Nessuno di loro è stato costretto e ciascuno ha le proprie motivazioni, ha avuto il tempo di pentirsi delle proprie scelte come di crederci con sempre più forza. In questo libro infatti viaggiamo anche un bel po' nella mente di tutti i personaggi secondari che accompagnano Anton nel suo percorso: conosciamo parte delle storie di tutti quelli che lo circondano, che rischiano la vita con lui ogni giorno, e capiamo come ognuno di loro sia consapevole di quello che sta facendo, delle vite dei nemici che hanno preso come di quelle che hanno risparmiato, degli errori fatti − che pesano sulle spalle di ciascuno alle volte come un macigno − a cui tentano sempre, quando ancora possibile, di porre rimedio. Il dubbio infatti avvolge tutti: nonostante gli Altri sappiano di non fare più parte della razza umana, questo elemento del loro passato continua a persistere, tanto tra i più anziani quanto e soprattutto tra i più giovani, in modo particolare quando si scontrano con la realtà, quella vera, quella della lotta millenaria per il dominio sul mondo, che scolpisce a colpi di martello quello che ciascuno è. Alla fine è chiaro a tutti: o si sceglie la lotta o si diventa una delle vittime accidentali. Una volta deciso di combattere, però, una volta superato anche quel confine, non si torna più indietro.
Un pregio particolare di questo libro è, infine, tutta l'organizzazione delle Guardie: Luk'janenko ha modellato una dimensione quasi politica del fantasy, fatta di accordi tra Bene e Male, tregue, un Tribunale di Inquisizione (neutrale, un organismo di controllo insomma), diversi gradi di interferenze e una scala gerarchica ben definita, dove più si sale in alto e più il campo di gioco si allarga e le mosse da compiere diventano sempre più articolate, difficili da leggere, fino a quando l'autore non porta il lettore con sé sulla cima della montagna, l'unico posto dove, una volta che anche a noi è concesso di guardare dall'alto, ogni tessera torna al suo posto. L'organizzazione delle Guardie è poi subordinata a una e una sola parola d'ordine: l'equilibrio, regolato da una legge del taglione fitta di cavilli e interpretazioni, come un vero codice penale. Se il Male compie il proprio lavoro allora anche il Bene deve farlo, e ogni Guardia controlla l'altra con un'ansia spasmodica, aspettando un passo falso, un errore, un'operazione non concessa che consenta un vantaggio momentaneo ma sempre importante.
E non pensate che la Luce giochi sempre pulito. Quando le Tenebre sono in vantaggio sul mondo, anche ai buoni tocca sporcarsi le mani.

 

 

 

 

Sergej Luk'janenko
I guardiani della notte (Nočnoj Dozor)
Mondadori, Milano, 2005 (I ed. 1998)
pp. 504

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