Sette citazioni da cinque opere di quattro autori diversi. Pannelli che rimandano immagini di correnti d’acqua, di bolle, di spuma che si forma alla superficie per sparire nello stesso rollio delle onde. Corpi, impalliditi dalla loro collocazione subacquea, che tentano di salire alla luce. D’intorno mattoni e mattoni che fanno da muri, con la speranza che le immagini ne infrangano la pesantezza rossiccia. Gli spettatori in cammino mentre il medesimo interprete, mutando d’abiti, legge ciò che ha da leggere.
La settima onda di Greenaway è, tuttavia, innanzitutto l’inchiostro di quelle parole di quelle frasi tratte da quelle opere. Poste in fila, lette e rilette, dovrebbero dare il senso dell’opera. Proviamo, insieme, a ripassare le sette citazioni.
- la settima onda
- the seventh wave
- peter greenaway
- teatro antonio ghirelli
- william shakespeare
- la tempesta
- dante alighieri
- divina commedia
- purgatorio
- questio de acqua et terra
- herman melville
- moby dick
- samuel taylor coleridge
- la ballata del vecchio marinaio
- andrea carraro
- irma de vriers
- stefano scarani
- andrea bianchi
- matteo massocco
- valeria palermo
- franco laera
- CRT Artificio
Dopo vent’anni dalla loro ultima data al sud Italia tornano i Death In June a Salerno, terza tappa (dopo Milano e Roma) di un mini-tour italiano, prima di ripartire per l’Australia (ormai da anni residenza di Douglas Pearce). Nello spazio indoor del Forte La Carnale, che ha visto il tutto esaurito, va in scena la band, ridottasi negli ultimi anni al frontman e al fido collaboratore John Murphy. Il set è molto semplice: dietro alle percussioni di Murphy, proiezioni di semplici giochi optical; davanti Douglas con due tamburi e campane tubolari.
“La polvere è la carne del tempo”. Bell’incipit per una vecchia storia cavalleresca mille volte rinata. L’antico tomo si anima e Orlando, Bradamante, Angelica, Ferraù, Brandimarte, Ruggiero e tutti gli altri, prendono corpo e si rivestono di nuova carne e voce. Buio. Voci. Luce. Una giostra. La giostra dei cavalieri, gioco bellico, e la giostra delle passioni, gioco eterno. Contrappunto di voci, contrappunto di sessi. Le battaglie degli uomini cedono luogo all’unica battaglia, fatta di inseguimenti e scaramucce, illusione del possesso e continua ricerca.
Brueghel - Meraviglie dell'Arte Fiamminga
Written by Luca del VaglioIn quell’arco temporale in cui lo Stivale pittorico conosceva il suo momento più alto nel dicotomico rapporto tra la famiglia accademica dei Carracci e il genio ribelle del Merisi, la fredda Europa dava vita a momenti di pittura diversi ma non per questo non intrisi di intensità e alto valore artistico. E una dinastia più di altri cavalcò i secoli decimosesto e decimosettimo lasciando un’impronta indelebile di quell’arte detta appunto Fiamminga, per l’origine e le modalità in cui fu rappresentata.
Quella dinastia fu dei Brueghel.
La disfatta, in perfetta solitudine
Written by Antonio Russo De VivoSimone Ghelli è nato nel 1975. Lo stesso anno, negli Stati Uniti, si è registrato il più basso tasso di natalità dopo la Seconda Guerra Mondiale. Anche in Italia. “Cosa promette di proiettare sui nostri tempi una stagione così grama, allorché i suoi figli saranno ufficialmente investiti del titolo di ‘adulti’?” si chiedeva il giornalista Stefano Pistolini in Gli sprecati. I turbamenti della nuova gioventù (Milano, Feltrinelli, 1995), saggio sulla generazione nata tra fine anni ’60 e fine ’70, quella che viene dopo tutto: boom, guerre, ideologie. Simone Ghelli, nel 2012, investito da qualche anno del titolo di “adulto”, proietta sui nostri tempi l’esperienza sua e della sua generazione attraverso un romanzo breve, Voi, onesti farabutti (edizione CaratteriMobili). Esso si pone come rovesciamento di quel paradigma fortunato quanto già inattuale, argomentato da Antonio Scurati, che è “la letteratura dell’inesperienza”:
Il teatro vive nel momento in cui fa apparizione, schiarisce la voce, accenna il suo gesto, comincia il racconto. Non esiste prima, a sipario ancora chiuso, non esiste più dopo, quando è terminato l’applauso. Esiste durante, il teatro. Esiste durante sé stesso: la sua vita è la sua stessa durata, la sua durata è la sua stessa presenza. La presenza è il racconto. La vita del teatro è il racconto ed è dunque il racconto che allontana la fine, il buio, la morte. Fin quando racconta il teatro resiste. A ribalta, tra i tagli di luce, resiste. Fin quando racconta il teatro resiste, allontanando la fine.
The Body Snatcher o del sapere e della lotta
Written by Daniele MagliuoloEdimburgo, 1831. La scienza medica è nel bel mezzo di un’aspra lotta contro moralisti e religiosi. Motivo della contesa è la libertà di praticare o meno esperimenti e studi sui corpi dei defunti. Nasce la nera figura del ladro di cadaveri che permetterà agli scienziati di approfondire le loro ricerche in campo anatomico.
- Daniele Magliuolo
- Robert Wise
- The Body Snatcher
- Citizen Kane
- Orson Welles
- West Side Story
- Lassù qualcuno mi ama
- Tutti insieme appassionatamente
- Boris Karloff
- Frankenstein
- James Whale
- Il ladro di cadaveri
- Robert Louis Stevenson
- i “delitti di West Port”
- William Burke
- William Hare
- Il Grande Dittatore
- Chaplin
- Henry Daniell
- Goebbels
- Bela Lugosi
- Ippocrate di Cos
5. “Tu gli devi spaccare la testa, hai capito?” ovvero mens sana in corpore sano
Comunque, a dire il vero, non erano questi i pensieri fondamentali che attraversavano la mente del piccolo signor F (lo si è detto, è stata tutta colpa del narratore), certo quando si presentavano erano forti stordenti abbaglianti ma talmente confusi da creare soltanto qualche (perlopiù) passeggero scombussolamento, e bisogna anche sottolineare che molto spesso il piccolo signor F si liberava (inconsapevolmente) del suo compagno di cammino, il famigerato signor Risentimento, e il suo stomaco cominciava a gorgogliare gioioso perché in cerca di cibo e la sua vista gli sembrava limpidissima perché capace di cogliere ogni sfumatura di colore.
“La notte è molto buia” (Otello, atto V, scena I).
La notte, la più scura che mai drammaturgo abbia fatto calare su un palco, ricopre il piccolo assito del Sancarluccio. Capace di attenuare le forme, di far perdere sostanza alle cose, di cambiarne il colore, la foggia, la loro apparente visione, la notte è venuta giù ricoprendo tutto ciò ch’era dovuto. Jago va in scena e Jago non è l’Otello di Shakespeare ma l’unica sua parte che ancora si sente, si percepisce e che resta, in questa notte il cui buio è composto dal buio di tutte le altre notti finora trascorse.
Realismo, Nuovo Realismo, Documentarismo e, parafrasando la critica musicale, Neorealismo del Neorealismo (confrontare New Wave of the New Wave). In quanti modi si può nominare una parte della produzione cinematografica italiana degli ultimi 10/15 anni (ma l’indicazione è necessariamente vaga) meno codificata ai generi e perciò più libera nei modi di osservare il reale?