“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 07 February 2013 21:00

L'evidenza del carcere

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Sul programma, Giorni scontati è presentato come una commedia capace di trascinare il pubblico che si divertirà alle battute delle protagoniste le quali vivono situazioni divertenti (ancora una volta), disperate e grottesche. Tra quelli usati, l'unico aggettivo che si addice alla piéce è “disperate”.
Lo spettacolo, preceduto da un dibattito sulla situazione delle carceri in Italia, abbatte la parete della cella di un carcere femminile.

A dividere i pochi metri disponibili, quattro donne tutte diverse. Viviana dal forte carattere, che non parla mai di sé e riesce a controllare le proprie emozioni pretendendo di controllare anche quelle delle altre; Lucia, fragile e delicata, vittima di un forte senso di colpa che la porta ad essere violenta contro se stessa; Rosa, l'allegra napoletana che vive alla giornata prendendo tutto come viene, senza lamentarsi della sua situazione di estrema povertà e emarginazione; Maria Pia, imprenditrice laureata che si sente tanto fuori posto tra le mura del carcere da cadere nell'alcolismo. I personaggi sono ben delineati e ogni donna che assiste allo spettacolo può immedesimarsi in uno di quei tipi per vivere quasi sulla propria pelle le situazioni forti offerte dallo spettacolo.
Tutto è molto realistico. La scenografia riproduce una struttura di letti in ferro, uno sull'altro, che inquieta già all'aprirsi del sipario. È la prigione dei nostri occhi che non riescono a guardare che lì, tra quelle sbarre in cui i corpi delle donne sono sistemati come in delle scatole. Ognuna al suo posto, ognuna con le sue cose ben sistemate. L'aria odora di ferro, ce lo suggerisce Maria Pia, appena arrivata.
I giorni si susseguono tutti uguali, la toilette al mattino e poi la conta e perquisizione. Il rumore delle porte che si aprono per un attimo e velocemente si richiudono così come le voci delle guardie carcerarie sono molto amplificate, quasi a sottolineare il controllo che l'istituzione carceraria ha sulla vita intrappolata di quelle donne. Quale sia il loro reato ce lo dicono tutte, eccetto Viviana, sarà il colpo di scena del finale a rivelarcelo. Intanto trascorrono i mesi e il caldo dell'estate lascia il posto alla neve di febbraio prima di ritornare ancora.
Lo spettacolo diretto da Luca De Bei è uno spettacolo che disturba. Tutto quello che non vorremmo vedere o conoscere è lì davanti ai nostri occhi e nelle nostre orecchie. Siamo lo stesso pubblico dei Talk Show, apparteniamo alla folla di curiosi attaccati alla tv per conoscere l'assassino di turno, vivere un po' della sua vita, sapere cosa l'ha spinto a commettere un gesto tanto grave e l'esatto modo in cui si è mosso, prima e dopo il fatto. È ciò che viene dopo ancora che non ci incuriosisce più, la storia si chiude col chiudersi della porta della cella. Quelle quattro donne allora ci danno uno scossone, sembrano volerci urlare che non è un gioco che c'è qualcosa che, ogni giorno, divora le loro anime chiuse tra quelle quattro mura. Sono prigioniere nel corpo e nello spirito. La claustrofobia della reclusione passa da loro a noi. Attaccati ai nostri schienali, con i nervi tesi siamo nell'impossibilità di ridere di quelle battutine leggere che possono venire fuori in una discussione tra donne. Troppo forte è l'angoscia della loro condizione che sembra fuori luogo ridere di certe sciocchezze. No, non è una commedia come ci hanno detto. Potrebbe essere uno spettacolo di denuncia ma sul banco degli imputati non ci sono i maltrattamenti subiti all'interno degli istituti carcerari di cui si hanno, a volte, notizie. Gli agenti di polizia penitenziaria sono soltanto voci fuori campo. È la vita che passa tra quattro mura, in attesa di giudizio e dopo la condanna definitiva, ad essere già di per sé insopportabile. Allora è uno spettacolo sulla condizione umana delle donne detenute. Esse, infatti, si raccontano molto. Parlano d'amore e di bambini, di giorni felici trascorsi in famiglia e volati via, risucchiati dal dramma che le ha condotte lontano dalla libertà.
Antonella Fattori, Giusy Frallonardo, Daniela Scarlatti e Lia Zinno sono bravissime interpreti di quello che sembra essere un documentario traslato in teatro. Si fa riferimento preciso alle leggi, alle pene, alla routine del carcere rotta solo dai colloqui settimanali e dall'arrivo della spesa. Lontano dall'idea di intrattenimento lo spettacolo è un pezzo di realtà ricostruito così com'è, spostato di luogo in luogo in una tournée che va da un teatro all'altro. Tutto sta alla nostra volontà di conoscere anche questo tipo di realtà.
Se la definizione di commedia divertente serve a metterci in uno stato d'animo leggero per colpirci il più forte possibile di sorpresa, l'esperimento è riuscito.

 

 

 

 

Giorni scontati 
di Antonella Fattori, Daniela Scarlatti
regia Luca De Bei
con Antonella Fattori, Giusy Frallonardo, Daniela Scarlatti, Lia Zinno
musiche Marco Biscarini
luci Maurizio Fabretti – Progettinaria
scene Francesco Ghisu
costumi Lucia Mariani
aiuto regista Fabio Maffei
con il patrocinio e il sostegno di Garante dei detenuti della Regione Lazio, Ministero della Giustizia D.A.P.
Napoli, Teatro Galleria Toledo, 5 febbraio 2013
in scena dal 5 al 10 Febbraio 2013

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